Di Antonio Mereu
A Firenze in piena area UNESCO, di fronte alla storica residenza dei Medici, sorgerà l’ennesimo ristorante extralusso: Le Ménagère, al piano terra del palazzo Temple Leader, dove fino a sei anni fa c’era una banca. Un luogo che avrebbe dovuto restare protetto, svenduto invece al lusso più pomposo. Non un’eccezione, ma un tassello in più nella lenta e meticolosa trasformazione della città in una mangiatoia a cielo aperto, un luna park gastronomico dove l’unica legge è il listino prezzi.
Nessuno si illuda: questa amministrazione non è vittima del processo: assolutamente in linea con le precedenti, e con le lobby che neanche tanto occultamente governano il destino di questa città, è la sua esecutrice più zelante, orgogliosamente al servizio di chi vuole renderla nemica dei propri abitanti.
I residenti? Un fastidio, un intralcio al flusso di cassa. Meglio sostituirli con frotte di crapuloni d’importazione, pronti a rovesciare calici di Chianti da 200 euro a bottiglia e a lasciare selfie impiastricciate di fettunta. Questo lusso non è eleganza: è cafonaggine impacchettata, ostentazione da circo, il trionfo del “guardate quanto spendo”, che annulla qualsiasi senso di sobrietà o armonia.
Si caccia la gente e le attività non solo dal quadrilatero del centro, ma anche dalle vie intorno, quelle che un tempo erano il cuore pulsante della comunità. Al loro posto, ristoranti, locali di tendenza, appartamenti e attici di superlusso, arredati come showroom per “seguaci del luxury style” che possono vantarsi di vivere nella città di Dante… senza averci mai veramente messo radici.
Durante il COVID, i nostri amministratori ci parlavano di “nuovi stili di vita”, “sobrietà”, “rispetto dei luoghi”. Promesse di rinascita che oggi giacciono sotto tovaglie a quadrettoni. La rinascita è diventata una svendita: niente anima, solo consumismo vestito da eleganza. Così la città, invece di rinascere, marcisce sotto un trucco costoso. E ogni nuovo ristorante extralusso è un altro chiodo sulla bara di un luogo che non è più casa di nessuno, ma solo buffet aperto per chi passa, paga e se ne va.