Città d’arte o bancomat? Firenze fa cassa con la tassa di soggiorno, ma continua a spremere i cittadini
A Firenze il Comune ha in cassa 76,9 milioni di euro derivanti dalla tassa di soggiorno incassata nel 2024, un’imposta che grava sui turisti che pernottano in città e che, negli ultimi anni, ha trasformato Firenze nella capitale italiana di questa forma di incasso fiscale. Nessun’altra città in Italia registra infatti un gettito tanto elevato da questa voce di bilancio. Un “tesoro” che, secondo il senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi, dovrebbe rappresentare una straordinaria occasione per investimenti strutturali, miglioramento dei servizi e rilancio della qualità urbana.
Ma il senatore accusa il PD, da decenni al governo della città, di non saper cogliere questa opportunità: “Invece di valorizzare lo straordinario potenziale che Firenze offre al mondo, continua a spremere i cittadini con nuove gabelle: parcheggi, ‘scudi green’ e ogni sorta di tassa inventata”, afferma Marcheschi.
L’elemento più controverso è che, nonostante queste entrate straordinarie garantite dai flussi turistici, l’amministrazione avrebbe inserito in bilancio oltre 100 milioni di euro solo in multe, una cifra che, secondo l’esponente di Fratelli d’Italia, dimostra una gestione finanziaria orientata più alla riscossione che al servizio pubblico. “Altro che buona amministrazione: sono incapaci di valorizzare le risorse della città, preferiscono trasformare Firenze in un bancomat per le proprie casse.”
Per Marcheschi, si tratta dell’ennesima dimostrazione di un governo cittadino “senza visione”, che pur disponendo di mezzi economici rilevanti – garantiti soprattutto dai turisti – continua a “mettere le mani nelle tasche dei fiorentini”, con nuove tasse e politiche punitive.