Su Tomasi: “Vuole rassicurare i moderati di non essere fascista”. Poi attacca Giani: “Nostre città ostaggio della speculazione e dei grandi gruppi, cosa eredita dalla storia del PCI?”
A qualcuno non è andata giù la partecipazione di Alessandro Tomasi alla mostra su Berlinguer, insieme al governatore uscente Eugenio Giani. “Che ci fa il candidato sostenuto da Vannacci al Mandela?”, si domanda Antonella Bundu, candidata Presidente della Giunta Regionale per Toscana Rossa. “Lo sappiamo bene, vuole rassicurare l’elettorato moderato di non essere fascista”, sostiene. Poi rincara la dose: “C’è già il Governo Meloni, con La Russa e Fontana alla presidenza di Camera e Senato, non c’è da temere che l’identità di Fratelli d’Italia si disperda, anche nel provare a presentarsi come un Sindaco tra i sindaci. Tra il pubblico vediamo anche un esponente di Casaggì. Non ci sono più limiti?”
E l’ex consigliere comunale ne ha anche per l’attuale governatore: “La storia di Giani è quella di un socialista, non di chi ha vissuto direttamente il PCI, che pure ha avuto tante fasi diverse e che non è patrimonio esclusivo della nostra parte, né di una parte in particolare. Ma ci dica, cosa eredita da quella storia? Quale lezione per la futura Toscana? Quale ruolo per i lavoratori e le lavoratrici della Regione? Quale protagonismo di chi vive del proprio salario, rispetto ai grandi gruppi internazionali e alla speculazione finanziaria che si appropria delle nostre Città?”
“La memoria e la storia sono cose importanti, diverse tra loro – sottolinea Bundu -. Per noi servono per ricordare che la storia non è già scritta, che la politica può essere radicalità delle proposte e intransigenza morale”. “Se diventa solo apparenza e comunicazione, se Giani e Tomasi fanno a gara a chi si assomiglia di più, noi volentieri prenderemo il posto della reale alternativa – conclude – a un sistema che lascia sempre più le persone da sole, se non hanno reti personali a cui appoggiarsi”.