Vien da chiedersi dove siano, adesso, i “democratici e progressisti” del PD nel momento in cui si registrano pestaggi ai danni di scioperanti immigrati a Montemurlo, su cui ha preso nettamente posizione persino il vescovo di Pistoia, alla vista delle immagini della titolare e dei suoi assistiti della ditta che hanno assalito gli operai, una quindicina principalmente bengalese, e i loro gazebo, picchiando i primi e distruggendo i secondi, in una vicenda riportata da Repubblica Firenze e Corriere Fiorentino. Su quest’ultimo e su La Nazione Firenze apprendiamo tuttavia che hanno scioperato anche i precari del Tribunale della Giustizia, assunti col PNRR, per la stabilizzazione di tutti i posti di lavoro, sotto le bandiere della FP CGIL; la sezione FLC della stessa insorge a sua volta contro i progetti di visita dei militari nelle scuole, propedeutici, a detta sua, a «propaganda militare», «militarizzazione degli spazi educativi» e «promozione della carriera militare in un ambito laico quale la scuola», nelle motivazioni riportate su Repubblica Firenze. Tracima decisamente la situazione a Pisa, dove un’irruzione di manifestanti filopalestinesi in aula all’università è degenerata in uno scontro in cui, per difendere uno studente che aveva tentato di strappare una bandiera palestinese a un manifestante, il professor Rino Casella, anch’egli filo-israeliano, è stato colpito da un pugno e ricoverato in ospedale con una prognosi di sette giorni. La notizia, riportata anch’essa da Repubblica Firenze e Corriere Fiorentino, si è accompagnata alla solidarietà unanime del mondo politico: più sfumata la posizione del rettore, Riccardo Zucchi, intervistato dalla prima, dove non dimentica i motivi alla radice del gesto, mentre il secondo ha sentito il diretto interessato, ovvero il prof. Casella, chiaramente più netto nelle sue valutazioni. Difficile comunque non pensare, se vi si giustappone la contemporanea notizia (dalla copertura mediatica ben maggiore: ne hanno parlato Repubblica Firenze, La Nazione Firenze, Il Tirreno Firenze e il Corriere Fiorentino) di un 63enne siriano arrestato all’Isolotto per aver inneggiato ad Hamas su Instagram, a un’azione voluta e coordinata, probabilmente per dare il pretesto per un giro di vite generale sul movimento filopalestinese, giudicato forse, adesso, “troppo radicale”. Stessa copertura, comunque, ma con l’eccezione del Tirreno, l’ha avuta lo “scandalo” generato dal soprannome scelto dalla candidata di FdI Stefania Vivoli, per un complemento di specificazione che fa gridare il PD all’allarme Medioevo, non trovando evidentemente il bottone di quello al fascismo: la candidata, tuttavia, rivendica spontaneamente il suo «del Marcheschi» per il soprannome con cui da sempre, scherzosamente, è conosciuta. Giani, invece, si giustifica della figuraccia del ritardo di due ore al dibattito organizzato dalla CISL coi candidati Tomasi e Bundu dicendo che «aveva avvisato» (chi e quando?) e improvvisando un breve monologo mentre gli astanti se ne stavano già andando: sono le stesse tre testate ad aver riportato la tragicomica scena. Dalle stesse, e soprattutto da La Nazione Firenze, possiamo farci però un’idea di quanto sia decisamente tragico e per nulla comico il contesto di vita fuori da questi teatrini: le scuole cadono a pezzi, sia letteralmente come nel caso del plesso A della scuola primaria De Filippo (La Repubblica Firenze, Corriere Fiorentino) da cui si sono staccati due pannelli, sia figurativamente come nel caso del comprensivo Piero della Francesca, obbligato a rimandare a casa i bambini due ore prima fino al 28, con gran disturbo per gli orari lavorativi dei genitori, a causa della mancanza di docenti, supplenti e custodi. Il tutto mentre da Palazzo Vecchio pensano a iniziative di propaganda come la costruzione del nuovo Meucci-Galilei, probabilmente anche per mettere una pezza alle discordie interne sulla ripubblicizzazione dell’acqua (Perini possibilista, Bettarini privatista): ma chi vi lavorerà? E a proposito di lavori, partono male quelli dell’ex cinema Eolo, informa il Corriere Fiorentino: mancano cartelli e segnaletiche, sono già arrivati i vigili, accompagnati dalla rabbia dei residenti. Mentre, poi, anche il centro sociale Santa Monica dovrà essere trasferito in viale Fanti per il cantiere nella via che gli dà il nome, mezz’ora parte anche per andare in bicicletta da viale Europa a piazza della Libertà, mettendoci addirittura quattro minuti in più che ad andare in macchina; supera invece il test, per il rotto della cuffia, l’autobus 6 da Coverciano a Torregalli, come emerge da due rispettive inchieste sempre della sezione fiorentina della Nazione. (JCM)
In copertina: Copyright Fotocronache Germogli