La sicurezza che manca: c’è chi la chiama percezione, ma chi abita queste strade la chiama paura

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Di Massimo Mattei

Firenze, 25 Settembre 2025.

Ieri un mio amico è stato aggredito in pieno centro a Firenze. Di pomeriggio, in via Martelli, non di notte alla Stazione – il che non dovrebbe succedere ugualmente, ma lì si sa da anni che la situazione è fuori controllo. È stato sindaco di una cittadina importante della cintura fiorentina e ha fatto un post su questa piattaforma. Un post civile, non urlato, argomentato. È stato un politico importante e probabilmente il fatto oggi finirà sui giornali, avrà una eco maggiore dei tanti che ogni giorno accadono in questa città. Lui aggredito da un balordo. Lui che finisce con prognosi al pronto soccorso, il balordo che viene portato via dalle Forze dell’Ordine e due ore dopo (testimonianza e foto del proprietario di un locale dove è successo il fatto, non la diceria comune) è di nuovo fuori, libero di fare danni e paura alle persone. Il solito discorso da sempre, che ormai viene anche a noia a ripeterlo.

Io con la mia famiglia ho fatto la scelta più di dieci anni fa di venire in centro ad abitare. Per riappropriarmi della città che amo e per provare a far crescere una allora bambina tra le strade che le nonne vivevano settant’anni fa, con quei nomi importanti e con quella Storia che è parte di ogni fiorentino o di ogni innamorato di questa incredibile città. Me lo potevo permettere certo, perché abitare in centro è un lusso. Ma ci volevo credere. È stata una sconfitta.

Perché è sempre più difficile vivere dentro le mura di Firenze, e te ne rendi conto quando la bambina che adesso è diventata ragazza esce la sera e aspetti alzato che torni oppure la aspetti sul portone in strada perché c’è di tutto. Dalle americane ubriache che ti vomitano sui muri, ai giovani fiorentini strafatti che escono dai locali, a delinquenti di ogni razza che fanno paura e vivono nella più completa illegalità. A chi parcheggia in ogni dove impedendoti di uscire di casa o dal lavoro (ho una RSA in centro con le ambulanze che almeno tre volte al giorno entrano ed escono dalla struttura. Ho un passo carrabile e stalli per la ambulanze, ma è inutile, tutti senza rispetto ci parcheggiano davanti). Poi magari provi a favorire il trasporto alternativo delle persone che lavorano con te ed è un continuo furto di biciclette che nemmeno nei film neorealisti.

Insomma si vive male. E ieri ne ha fatto le spese un ragazzo perbene, un amico che come me ha fatto anni fa la scelta di viverla Firenze. Non solo quella di utilizzarla.

In tre anni chi ci governa a Roma e aveva vinto le elezioni parlando anche di una severità diversa con chi delinque non ha fatto niente. Ci sono leggi imbarazzanti che permettono ai piccoli delinquenti di farla franca sempre. Siamo invasi da borseggiatori sugli autobus e sulle tramvie ma sembra un tema minore per la politica impegnata sempre su problemi più grandi. Quando si vuole, le leggi nuove si fanno e si fanno velocemente. In questo caso no.

Dall’altra parte la Sinistra si è resa conto tardi del problema sicurezza e parlava e forse parla ancora di “percezione”. Una cavolata incredibile, andate a dirlo stamattina ad Alessio Calamandrei che è una percezione l’insicurezza che si prova in certe zone di Firenze. Ecco, provate stamattina ad andare da lui con le solite frasi di circostanza.

Viaggio molto per fortuna. Quello che ho visto a Roma, Padova, Milano, Mestre non l’ho visto da nessuna altra parte in Europa. Forse soltanto in alcune città francesi. Ho visto città spagnole ordinate e sicure piene di giovani e di vita. Città dell’est Europa dove potevi tornare con i mezzi pubblici in piena notte in totale tranquillità. Città tedesche con parchi fruibili e puliti. Non lo schifo della stazione centrale di Milano. Di tante zone di Roma e – mi fa tanto dolore dirlo – delle nostre Cascine.

Non so trovare i responsabili di tutto questo. Forse lo siamo tutti che già dirlo è il miglior sistema per non fare niente. Qualcosa però andrà fatto e veloce. Perché così non è più possibile. Per intanto mando un abbraccio forte ad Alessio. E spero che qualcuno ascolti anche questo ennesimo grido di dolore. Perché fino a quando qualcuno avrà voglia e modo di lamentarsi civilmente e magari verrà ascoltato ci sarà forse speranza. Ed è quella che ancora oggi voglio continuare ad avere.