A 23 anni entra nella corsa per le regionali con un programma centrato su lavoro, casa e partecipazione. “Ho studiato crisi d’impresa e politiche pubbliche: la Toscana deve smettere di perdere i suoi talenti”
Lorenzo Nannini ha 23 anni, ma porta nel dibattito politico una preparazione che pochi candidati possono vantare. È rappresentante nella Commissione Paritetica Docenti-Studenti nel corso magistrale di Economia (Accounting) all’Università di Firenze, dove ha approfondito politiche economiche, risanamento d’impresa e strumenti fiscali per sostenere il lavoro e le imprese. Consapevole della crisi del comparto pelletteria, tessile e moda – cuore produttivo della Toscana – ha studiato la disciplina del risanamento delle imprese in difficoltà, sia dal punto di vista fiscale che attraverso gli strumenti previsti dal Codice della Crisi.
Candidato nella lista civica “È ora!” per la circoscrizione Firenze 4, nei dibattiti con candidati più grandi e “abituati a vivere di politica”, ha dimostrato di saper prevalere con il merito, nonostante la giovane età. In questa intervista a LFCV racconta perché crede che il futuro si costruisca con chi ha davvero qualcosa da dire — e non solo da promettere.
LFCV: Qual è, secondo te, l’errore politico più grande che è stato fatto finora in Toscana per i giovani? E cosa cambieresti subito?
LN: L’errore più grande è stato parlare dei giovani senza coinvolgerli davvero. Per anni si sono fatti bandi e bonus, ma non si è costruito un futuro concreto. Io cambierei subito il metodo: ogni scelta politica deve avere un “impatto generazionale” chiaro. Prima di spendere un euro bisogna chiedersi: questo progetto come impatterà la vita dei giovani?
E poi bisogna dare loro voce nei luoghi in cui si decide. Finché i giovani non siedono al tavolo, la Toscana continuerà a essere pensata da chi giovane non lo è più.
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LFCV: Lo scorso anno 4.000 giovani hanno lasciato la Toscana per lavorare altrove. Qual è la tua proposta concreta per invertire questa tendenza?
LN: I giovani non scappano per mancanza di coraggio, ma di prospettive. Serve un Patto per il lavoro giovanile con tre obiettivi chiari: contratti veri, non stage infiniti; un fondo per il rientro dei talenti; e la possibilità di lavorare anche nei piccoli centri grazie a coworking e connessioni digitali. Non basta dire “resta”, bisogna rendere la Toscana un posto dove valga la pena restare, intervenendo su: salari competitivi, acquisto della prima casa, affitti calmierati, prospettive di carriera lavorativa, creazione di un ecosistema in grado di valorizzarli e non che li trascuri come fa adesso.
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LFCV: La lista civica “È ora!” si propone come alternativa dopo 55 anni di governo di una sola parte politica. Qual è il vostro punto di forza?
LN: La nostra forza è la libertà di pensiero. Non abbiamo tessere in tasca né ordini di partito. Guardiamo la realtà con occhi puliti, i nostri. Siamo una lista di persone, non di apparati. Difendiamo le possibilità dei giovani, non le poltrone di chi le ha sempre avute. Il vantaggio della civica è che per essere votata, si deve stare tra la gente, perché non la conosce nessuno. Con una stretta di mano e una chiacchierata, capisci subito che persona hai davanti. “È ora!” non nasce per cambiare bandiera, ma per cambiare metodo.
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LFCV: Hai 23 anni: in cosa pensi che la tua generazione possa cambiare davvero il modo di fare politica?
LN: La mia generazione non crede più alle parole vuote. Vogliamo fatti, trasparenza e partecipazione vera. Possiamo cambiare la politica riportandola alla realtà: meno burocrazia, più dialogo. Non dobbiamo adattarci a un sistema vecchio, e che non ci appartiene più, dobbiamo riscriverlo. Voglio una politica che somigli a una piazza viva, non a una stanza chiusa.
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LFCV: Affitti alle stelle e stipendi bassi: come possono oggi i giovani pensare a una vita autonoma in Toscana?
LN: Serve un piano casa per i giovani: alloggi a canone calmierato, sgravi fiscali per chi affitta a giovani lavoratori o studenti, e mutui garantiti dalla Regione. Oggi troppi ragazzi sono costretti a restare con i genitori non per scelta, ma per necessità. Voglio una Toscana dove un giovane possa dire: posso costruire la mia vita qui. Dobbiamo capire che per costruire un futuro per la regione, si devono mettere i giovani nella condizione economica, per poter emanciparsi, acquistare casa e costruirsi una famiglia. Tutto si basa sul LAVORO. Se c’è il lavoro si può pensare anche al resto.
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LFCV: La Toscana è tra le regioni con più reati. Come rendere le città più sicure e vivibili, soprattutto per i giovani?
LN: La sicurezza non è di destra né di sinistra: è un diritto. Servono più forze dell’ordine nei quartieri, ma anche più vita nelle strade: illuminazione, eventi serali, rigenerazione degli spazi pubblici. Una città vissuta è una città sicura. Non voglio città sorvegliate, ma città vive.
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LFCV: La formazione professionale è spesso scollegata dal lavoro. Come colmare questo divario?
LN: Bisogna portare il lavoro dentro le scuole. Una vera riforma. Serve una rete tra scuole, ITS, università e imprese per creare percorsi formativi utili e concreti. Ogni corso deve prevedere esperienze retribuite e contatti diretti con il mondo produttivo. E basta considerare i percorsi tecnici come “serie B”: sono il motore dell’economia reale.
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LFCV: Fare impresa da giovani in Toscana è quasi un miraggio. Come rendere questo percorso più accessibile?
LN: È sicuramente molto complesso per tutti, soprattutto per i giovani. Possiamo però agevolarli, con un supporto tecnico. Ad esempio: creando sportelli unici per i giovani imprenditori, dove si trovano assistenza legale, fiscale e tecnica in un solo posto. Poi servono microcrediti a tasso “zero” e bandi semplici, con tempi certi e regole chiare. Infine, spazi di innovazione diffusi nei territori. Fare impresa non deve essere un privilegio, ma una possibilità per chi ha idee e coraggio. Se non investe la regione negli imprenditori, mi chiedo come possano investire loro nella regione.
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LFCV: Se potessi parlare a un giovane toscano che sta pensando di andarsene, cosa gli diresti per convincerlo a restare?
LN: Gli direi: capisco la tua voglia di scappare, la percepisco anche io. Ma questa è la nostra terra e ha ancora tanto da dare — solo che per rinascere ha bisogno di noi. Restare non vuol dire accontentarsi: vuol dire scegliere di cambiare le cose da dentro. Non ti prometto miracoli, ma ti prometto che non resteremo a guardare. È ora di prenderci il futuro che ci hanno detto di aspettare. La Toscana ha bisogno dei suoi giovani. E i giovani hanno bisogno di una Toscana che crede in loro.
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