Riflessioni sulla tragedia di Campi Bisenzio: un corpo in un baule, e il silenzio che accusa una intera comunità

GERMOGLI PH 13 DICEMBRE 2025 CAMPI BISENZIO VIA IPPOLITO NIEVO 38 TROVATO IL CADAVERE DI UN GIOVANE CHIUSO IN UN BAULE

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La scoperta choc in via Ippolito Nievo riapre il tema della solitudine invisibile

 

Campi Bisenzio è sotto choc. In una casa apparentemente normale di Sant’Angelo a Lecore, in via Ippolito Nievo, è stato trovato il corpo mummificato di un uomo morto da oltre due anni. Una tragedia dell’abbandono che squarcia il silenzio di una comunità e solleva interrogativi profondi su solitudine, fragilità e responsabilità collettive.

La macabra scoperta, ricordiamo, risale alla sera del 12 dicembre scorso quando dopo una segnalazione di soccorso (non è chiaro ancora fatta da chi) per un’anziana trovata denutrita e portata in ospedale, è emerso cosa c’era all’interno di un baule verde conservato nel vano caldaia esterno all’abitazione dell’orrore.

Lì dentro da ben due anni in stato di mummificazione su un corpo su cui non sono stati rinvenuti segni di morte violenta era Lorenzo Paolieri.
Era nato nel 1993 ed era il più piccolo dei tre figli della donna portata in ospedale che, dopo la morte del padre era rimasta l’unica fonte di reddito della famiglia con la sua pensione minima. A scoprire il corpo del Paolieri è stato il comandante della Polizia di Campi Bisenzio intervenuto sul posto dopo i sanitari poiché in casa mancava all’appello il più piccolo dei tre fratelli.

Un terratetto dignitoso quello di via Nievo, ma chiuso da anni al mondo esterno; una famiglia, quella dei Paolieri giudicata particolare e “nascosta” a tutti, hanno raccontato i vicini subito dopo la macabra scoperta, dove nessuno usciva mai di casa se non la sorella per fare la spesa e dove le finestre serrate di giorno si aprivano solo la notte come se li dentro là vita si svolgesse solo con il calar delle tenebre.

Una realtà quantomeno curiosa di un disagio evidente ai molti residenti della zona della Madonnina, che raccontano oggi di aver provato anche a chiedere se avessero bisogno di qualcosa, ma ricevendo solo risposte vaghe. Una casa che nascondeva imbarazzi, disagi e silenzi che andavano avanti da anni e che nessuno davvero poteva immaginare che fosse culminata in una tragedia così incredibile da lasciare senza fiato. Una tragedia ancora più stridente dato che giunge proprio nei giorni che precedono il Natale e che squarcia il velo impietoso di una società che non è stata capace a nessun livello né di comprendere né di intervenire.

Una società egoista che si deve interrogare sulla sua reale capacità di fare comunità. E non bastano le parole di circostanza del sindaco Andrea Tagliaferri sui social, per lenire il fallimento: “Come Sindaco, sento il dovere di esprimere il cordoglio e la vicinanza dell’intera comunità davanti a un dolore che ci riguarda tutti.
Quanto accaduto a Sant’Angelo non può lasciarci indifferenti. È una vicenda che parla di una solitudine estrema, silenziosa, invisibile. Ci interpella come persone e come comunità. Viviamo in una società che ci spinge a correre, a chiuderci, a distogliere lo sguardo. Ma il valore più autentico di una comunità si misura proprio nella capacità di restare attenta, di tendere una mano, di costruire una rete che non lasci nessuno solo. Di fronte a questa ferita non servono giudizi né clamore. Serve, invece, una responsabilità collettiva: rafforzare i legami, sostenere chi è più fragile, accrescere la nostra capacità di ascolto e di presenza. Perché distanza, indifferenza e isolamento possono essere devastanti quanto la povertà materiale.”

Non dissimili le parole che arrivano dalle opposizioni comunali: Un evento drammatico e tragico allo stesso tempo testimonianza del fallimento del sistema di protezione sociale della nostra città e della nostra civiltà” sottolinea Paolo Gandola, capogruppo delle liste di centrodestra a Campi Bisenzio. “Interrogarci e sentirci tutti in colpa è necessità assoluta per chi ha un ruolo pubblico, politico e amministrativo a Campi Bisenzio. Di fronte a una tragedia di questa portata non è tempo di polemiche, ma di riflessione profonda e responsabile. Episodi come questo impongono a tutti, istituzioni, politica e società civile, di interrogarsi sullo stato di fragilità e solitudine che attraversa la nostra comunità e sulle risposte che il sistema pubblico è stato finora in grado – o non in grado – di offrire. Come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere morale di non voltare lo sguardo altrove, di analizzare con onestà le criticità esistenti e di lavorare affinché simili tragedie non si ripetano. La sicurezza sociale, l’assistenza alle persone più fragili e il presidio del territorio devono tornare a essere una priorità assoluta dell’agenda politica locale”.

E invece dobbiamo interrogarci profondamente tutti, lasciando fuori le schermaglie politiche davanti alla tragedia umana. Le parole di circostanza sia della maggioranza che delle opposizione sono solo tali. La realtà manifesta, drammaticamente davanti agli occhi di tutti è che a Campi Bisenzio abbiamo fallito.
Ha fallito la comunità tutta, la rete sociale, il buon vicinato. La nostra società. Ha fallito facendo mancare alla famiglia Paolieri anche le basi minime di una umanità degna di essere chiamata tale. E tutto ciò, sotto le lucine festanti del Natale, fa male ancora di più.

Foto Copertina: Copyright Fotocronache Germogli