Separazione delle carriere e sorteggio al CSM al centro della battaglia referendaria in vista del voto di marzo
All’indomani della nascita ufficiale del Comitato per il Sì “Palazzo Vecchio”, il consigliere comunale Paolo Bambagioni è tornato sul tema con un video diffuso ieri, 16 dicembre, per chiarire le ragioni della propria adesione e rilanciare la sfida referendaria sulla riforma della giustizia. Dopo il primo evento pubblico del 15 dicembre promosso insieme al consigliere Luca Santarelli, che ha segnato l’avvio del fronte civico a sostegno della separazione delle carriere e del sorteggio dei membri del CSM, Bambagioni ha scelto di parlare direttamente ai cittadini spiegando perché il referendum rappresenti, a suo giudizio, un passaggio decisivo per rafforzare lo Stato di diritto e ricostruire fiducia nelle istituzioni.
Bambagioni riconosce che la riforma non sarà risolutiva di tutti i problemi della giustizia italiana, ma la definisce «un inizio» necessario dopo anni di dibattiti inconcludenti, capace di intervenire su due nodi centrali in modo «molto significativo e semplice». Il primo riguarda la separazione delle carriere tra giudice giudicante e pubblico ministero: «Nessuno mette in discussione l’indipendenza della magistratura», precisa Bambagioni, sottolineando che la Costituzione non viene modificata e resta quella voluta dai padri fondatori, ma che la distinzione dei ruoli riduce potenziali conflitti di interesse e offre maggiori garanzie dal punto di vista di chi viene giudicato.
Il secondo punto, secondo il consigliere, è quello che incontra le maggiori resistenze all’interno della magistratura ed è legato al sorteggio per la nomina dei vertici dell’organo di autogoverno, il Consiglio Superiore della Magistratura, e di altri incarichi apicali. Un meccanismo che, a suo avviso, indebolisce il potere delle correnti, oggi in grado di condizionare carriere e nomine future, e restituisce una rappresentanza più autorevole e imparziale, affidata a magistrati sorteggiati e non scelti per appartenenza. Questo sistema, spiega Bambagioni, renderebbe anche più libero e sereno il lavoro dei magistrati stessi, evitando penalizzazioni o corsie preferenziali legate all’allineamento interno, e rimetterebbe tutti «sullo stesso livello» nel rispetto delle regole.
Nel suo intervento il consigliere denuncia inoltre un clima di cautela e timore che circonda il dibattito sulla riforma, sia sui media sia tra gli operatori della giustizia, pur ricordando che «ci sono tanti magistrati che vogliono che questa riforma vada avanti». Bambagioni affida quindi al giudizio popolare la possibilità di superare resistenze e silenzi, sostenendo che il buonsenso porterà a riconoscere come il Sì significhi migliorare l’erogazione della giustizia e smontare strutture consolidate che rischiano di trasformare uno dei poteri fondamentali dello Stato «in una specie di casta intoccabile e ingovernabile». Richiamando il dettato costituzionale, il consigliere ribadisce la necessità di tenere insieme autonomia, rispetto e indipendenza della magistratura con un equilibrio tra i poteri dello Stato, equilibrio che deve essere ricercato anche attraverso strumenti di partecipazione popolare come il referendum. Da qui l’appello finale a promuovere il confronto e l’informazione nei luoghi di lavoro, nelle famiglie e nella vita quotidiana, per arrivare al voto consapevoli.
