Lettera aperta (fradicia) al Presidente del Tribunale di Firenze

GERMOGLI PH: 2 FEBBRAIO 2017 FIRENZE PALAZZO DI GIUSTIZIA TRIBUNALE PROCESSO

Di Riccardo Catola

Avete presente a Firenze quella specie di immenso castello puntuto e tagliente che pare la dimora dei cattivi del Signore degli Anelli? Esatto, è il nuovo tribunale.

Oggi, quando alle 14 pioveva a dirotto, un amico è sceso dal taxi davanti al cancello principale, dovendo presenziare a un’udienza di lì a poco.
Disabile al 70 per cento, cammina appoggiandosi a un bastone. La distanza dal cancello all’ingresso è di circa 50 metri, ma con quella pioggia, non essendoci alcuna copertura, quei metri gli sono bastati per arrivare a destinazione gìà mezzo fradicio.

E però sorpresa: è stato accolto da una gentile signorina che lo ha rimandato indietro: lo scanner ė rotto, impossibile controllare gli ospiti, deve uscire dal cancello, girare intorno al palazzo ed entrare dalla parte opposta dove c’è uno scanner che funziona.

Il mio amico non aveva ombrello, perciò ha mostrato il bastone e si ė messo a ridere: “Non vede che sono zoppo? Non vede che diluvia? Ho quasi 80 anni, perquisitemi, mettetemi nudo, ma lasciatemi entrare. Non ho bombe né armi. E poi, quelli che fate entrare, chi sono?”. Gli avvocati, ecco chi erano. Giovani, aitanti, maschi e femmine. Loro avevano accesso. Noialtri disgraziati no.

Dunque niente da fare. Abbiamo queste disposizioni, dice lei, deve fare il giro, sono due minuti. Proprio così: due minuti, ha garantito. Non un secondo di più.
Ecco, gentile presidente del tribunale di Firenze. Non so se le è mai capitato di fare lo stesso tragitto zoppicando, sotto l’acqua, coi piedi tra le pozzanghere. E lasciamo pure stare l’età. Se non si tratta di un chilometro e più, sicuramente è poco meno.

Visto che è lei il responsabile dell’edificio, cosa intende fare per il futuro? Ebbene: erano le 14,05. Quando faticosamente l’amico è riuscito ad arrivare all’ingresso opposto, erano le 14,25. Anche lì nessuna tettoia tra cancello e porta a vetri. Perciò, una volta allo scanner, il poveretto era ormai zuppo dalla testa ai piedi.

Ha protestato? Certo che ha protestato. Era furibondo. Vergognatevi, ha gridato. Già: sarà o non sarà il caso di vergognarsi per la sua organizzazione, signor presidente del tribunale di Firenze?

 

Dalla pagina facebook di Riccardo Catola. Riccardo Catola è stato giornalista professionista fin dai primi anni Settanta, e ha lavorato in grandi quotidiani e periodici tra i quali «Paese Sera», «La Nazione» e «L’Europeo» come caporedattore centrale e inviato speciale in Italia e nel mondo.

Foto: Copyright Fotocronache Germogli