Dai coltelli alle pistole: Firenze, l’escalation di violenza non ha fine

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Non si ferma l’escalation di violenza nella provincia fiorentina, ormai all’ultimo posto in Italia nelle classifiche sulla sicurezza secondo dati Istat del 2024 riportati dal Sole 24 Ore.

Alle  1.30 di stanotte, due giovani sono stati aggrediti da una gang in piazza dell’Isolotto. Uno dei due, ferito da colpi d’arma da fuoco, è ora ricoverato a Careggi.  E’ solo la punta dell’iceberg di una settimana segnata da una violenza fuori controllo, l’ennesima in una lunga serie che sta trasformando la quotidianità fiorentina in un incubo.
Solo di ieri pomeriggio era la notizia del ritrovamento, sotto un cavalcavia a Barberino, del corpo di una guardia giurata fiorentina uccisa da un senegalese 41 enne, probabilmente per una lite. Di domenica la notizia di un egiziano 45enne già noto alle forze dell’ordine che ha puntato una pistola carica contro i carabinieri nel parcheggio del centro commerciale di San Bartolo a Cintoia.  Di 4 giorni fa la notizia di un regolamento di conti tra clan di cittadini cinesi finito a coltellate e spari a Prato, con un uomo ridotto in fin di vita.  

Questi episodi non sono isolati e non possono più essere derubricati a semplici fatti di cronaca: rappresentano invece l’ennesima conferma di come il problema della violenza a Firenze e nella sua provincia si stia diffondendo in maniera capillare, e continui ad allargarsi giorno dopo giorno. La sensazione crescente è quella di un territorio lasciato solo, in balia di un’escalation incontrollata, mentre le istituzioni sembrano incapaci – o peggio, disinteressate – a mettere in campo risposte efficaci e strutturate.

A rendere il quadro ancora più inquietante è il salto di livello che questa violenza sta compiendo: si passa sempre più frequentemente dai coltelli alle armi da fuoco. Un segnale chiaro che il clima si sta facendo più pericoloso e che le dinamiche criminali si stanno radicalizzando, trasformando la percezione stessa della sicurezza urbana.

In questo contesto, suonano quasi surreali – se non grottesche – le parole del presidente Giani, che continua a ribadire la sua opposizione alla creazione di un CPR in Toscana. Una posizione ideologica che stride sempre di più con la realtà dei fatti, e che lascia senza strumenti concreti chi è chiamato ogni giorno a garantire sicurezza sul territorio.