Se ne è parlato a lungo in queste settimane dopo che è emerso un finanziamento “a titolo personale” a favore di Sara Funaro da parte dell’amministratore delegato di AVR, Claudio Nardecchia. Cerchiamo, adesso, di capirne di più di questa azienda calabrese ma molto attiva a Firenze e in Toscana.
Se la cerchi su internet, nel suo sito campeggia una foto con operai al lavoro nel salotto mediceo di piazza della Signoria – s’intravede il campanile della Badia –, sono intenti a smuovere pietre, circondati dalle sempre più familiari transenne. È solo uno dei tanti interventi firmati AVR sul territorio fiorentino. Ma cosa ne sappiamo di questa azienda che lavora così tanto a Firenze e dintorni?
Da quasi un quinquennio organi di stampa accreditati parlano periodicamente di scandali che travolgono l’azienda calabro-romana AVR, che a Firenze si occupa nello specifico della costruzione e della manutenzione delle strade. Un business non da poco, visto e considerato che l’azienda, oltre a gestire le strade del capoluogo, mantiene – o dovrebbe mantenere – la famigerata arteria regionale FI-PI-LI, la quale – si sa – non gode di ottima salute (di recente, oltre alle code chilometri, si registrano anche oggetti metallici volanti non identificati).
L’azienda, si legge sempre nel sito, assicura “incremento dei livelli di sicurezza stradale e diminuzione dei sinistri” e “incremento del decoro e del valore del patrimonio stradale”.
Questi fatti sono tornati all’ordine del giorno e riscoperti grazie a un articolo della Nazione, datato 12 aprile, che ha informato del versamento di 4.000€ per la campagna elettorale dell’attuale sindaco di Firenze ed ex assessore al sociale, Sara Funaro, da parte di Claudio Nardecchia, che di AVR è presidente e amministratore delegato, specificando tuttavia che si è trattato di «un contributo di natura squisitamente personale».
Azienda che, come accennato, non pochi guai ha avuto con la giustizia: la prima notizia che si ha di illeciti è datata addirittura 13 dicembre 2016 e firmata da Claudio Cordova per Il Dispaccio. Nell’articolo si parla di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria la cui inchiesta era partita già nel 2013, quando non pochi sospetti erano stati suscitati dal fatto che AVR fosse riuscita a guadagnarsi il sostanziale monopolio della raccolta rifiuti – altro importante business dell’azienda oltre a quello della manutenzione stradale – nei comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni grazie alle sole referenze fornite da Marco Minniti (reggino ed ex ministro degli Interni del governo Gentiloni) e Pinone Morabito (ex presidente della Provincia di Reggio Calabria).
Il vero scandalo, tuttavia, scoppia tra l’estate e l’autunno del 2020: il 9 giugno AVR finisce sotto i riflettori contemporaneamente a Firenze, Reggio Calabria, Guidonia e Pisa per legami con la ‘ndrangheta che le sono costati il sequestro delle rispettive sedi locali. Nella nostra città fu la Lega a lanciare l’allarme, nella persona dell’allora capogruppo Federico Bussolin e dell’allora presidente della Commissione di Controllo Antonio Montelatici, che chiesero all’amministrazione di prendere le distanze dalla ditta e di revocarle la concessione dell’appalto.
Fece lo stesso, era il giugno 2020, anche Sinistra Progetto Comune tramite i consiglieri Dmitrij Palagi (nuovamente intervenuto nei giorni scorsi, rilevando che i contributi “personali” derivano comunque “dal lavoro”) e Antonella Bundu, che si ricollegarono a quanto emerso a Pisa, dove furono USB e COBAS a chiedere l’allontanamento dell’azienda dalla città, dopo anni di denunce e lotte anche sulle condizioni di lavoro interne, non solo a Pisa ma anche, più recentemente, a Livorno.
Una mozione in merito, si legge su Firenze Today, presentata da Andrea Quartini, ai tempi consigliere del M5S fiorentino (oggi parlamentare), in Regione, fu però respinta, nonostante si limitasse a chiedere un monitoraggio delle sue attività.
Ben diverso è stato però l’atteggiamento non tanto della politica, quanto soprattutto della Procura e dei Carabinieri, nelle zone di origine e di maggiore attività di AVR: subito furono indagate 13 persone tra amministratori di Comune, Città metropolitana e Consiglio regionale, non solo di AVR ma anche di ASE – Autostrade Service – Servizi al Territorio SpA, anch’essa avente sede a Roma, e Hidro Geologic Line a Reggio Calabria.
Gli echi dell’inchiesta, tuttavia, si estesero anche a Guidonia, ove fu sequestrata «l’azienda all’avanguardia delle ripiantumazioni» che AVR gestiva per conto della fu giunta pentastellata. AVR aveva inoltre un appalto col Comune di Milano, il quale però sancì la possibilità per essa di continuare a operare nel suo settore, quello del verde.
Un’inchiesta de L’Espresso nel 2021 ha fatto luce sull’analogo modus operandi di AVR in Sicilia, ove l’azienda, che contava all’epoca 200 milioni di euro di fatturato e 1.700 dipendenti, rafforzava i legami con Cosa Nostra attraverso favoritismi nelle assunzioni, di pari passo con la Tech Service di Catania. Ciononostante, il 16 febbraio di quello stesso anno il Tribunale Penale di Reggio Calabria archiviò tutte le accuse formulate alla società dal giugno 2020.
Per completezza di informazione, La Firenze che vorrei ha contattato AVR stessa, in data odierna, ponendo alcune domande:
- Se ci sono stati altri finanziamenti, seppur a titolo “squisitamente personale” – si intende da parte dell’Ad – ad altri candidati e in altre tornate amministrative;
- Se, a fronte delle inchieste di cui abbiamo notizia, ci sono stati dei provvedimenti dell’azienda (ad esempio, la rimozione di chi abbia eventualmente sbagliato);
- In terzo luogo, se effettivamente sono stati rispettati gli obiettivi di “riduzione dei sinistri” e di “valorizzazione del patrimonio stradale”, come si legge nel sito aziendale, segnatamente nelle strade fiorentine e sulla Fi-Pi-Li; se, inoltre, ci sono dei dati che possano sorreggere il tutto (quanti interventi, quanti incidenti in meno e simili).
Daremo conto di risposte e chiarimenti da parte di AVR, appena perverranno (e se).
In copertina: copyright Fotocronache Germogli