Si accende lo scontro politico sul tema dell’immigrazione, dopo le dichiarazioni del capogruppo PD Luca Milani durante l’audizione dell’assessore Serena Spinelli in merito al rapporto sull’immigrazione in Toscana nel 2024.
A criticare duramente l’intervento è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi: “Stamani abbiamo audito nelle commissioni congiunte 4 e 7 l’assessore regionale Serena Spinelli in merito al rapporto regionale sull’immigrazione nel 2024. Nel corso del dibattito è intervenuto il capogruppo PD Luca Milani per lanciare un messaggio che ritengo sbagliato e anche pericoloso. Secondo Milani, i reati compiuti dagli immigrati nel nostro paese sarebbero anche, se non soprattutto, frutto della non conoscenza di lingua e leggi. Secondo l’esponente PD di area Schlein ci sarebbe questo “problema politico” alla base del dilagare di reati compiuti da chi arriva in Toscana da altri paesi, in modo regolare o meno. Così dicendo Milani ignora, immaginiamo consapevolmente, un principio giuridico fondamentale, alla base di ogni ordinamento legislativo delle democrazie occidentali: “Ignorantia legis non excusat”, ovvero “l’ignoranza della legge non scusa”. In altre parole, non è possibile sottrarsi alla responsabilità per aver violato una legge adducendo come scusa il non sapere che quella legge esisteva o che non la si è compresa per la non conoscenza della lingua.”
Draghi aggiunge: “Principio che, ovviamente, vale per gli italiani come per gli stranieri. Quando noi andiamo all’estero, che sia un paese UE, che so, Germania, Spagna o Francia, o fuori dall’Europa, in Tailandia, ad esempio, e non comprendiamo la lingua e la cultura locali, se compiamo un reato o violiamo un regolamento ce la fanno pagare. Un concetto talmente banale che sembra quasi pleonastico ricordarlo. Ma, a quanto pare, non per la nuova sinistra di cui Milani, e buona parte dei consiglieri di maggioranza, fanno parte in questa, per molti versi ahinoi, disgraziata consiliatura. Ci viene da concludere con un altro motto latino: “o tempora, o mores!”.
Le parole del capogruppo PD Luca Milani sollevano più di un interrogativo, soprattutto quando sembrano suggerire che l’ignoranza delle leggi o della lingua possa in qualche modo attenuare i reati quando questi siano commessi da cittadini stranieri. Una posizione che rischia di scivolare verso una giustificazione culturale del reato, mettendo in discussione un principio giuridico basilare e universalmente riconosciuto.
In un momento in cui i temi dell’immigrazione e della sicurezza nelle città Italiane richiedono chiarezza, coerenza e rigore istituzionale, simili affermazioni non solo alimentano confusione, ma rischiano anche di indebolire la fiducia dei cittadini nello Stato di diritto. Di fronte a fenomeni complessi, minimizzare il peso della responsabilità individuale non è solo una scorciatoia politica, ma un segnale ambiguo che la politica farebbe bene a evitare.
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