“Aria Nuova per Firenze” invita le istituzioni a valutare percorsi di
integrazione attiva per la cura dei giardini cittadini
“Questa è la situazione in cui versa il giardino del Cannocchiale a Quinto Basso, Sesto Fiorentino. Osservate, è davvero vergognoso vedere che dei giardini pubblici siano ridotti praticamente a una giungla di sterpaglie secche ammonticchiate.” È l’inizio del duro sfogo sui social pubblicato da Alberto Martini, portavoce del comitato civico Aria Nuova per Firenze, che denuncia il degrado delle aree verdi nei quartieri periferici e non solo: “Il problema non solo è il giardino di Quinto Basso. Il problema è che tutti i giardini della città di Firenze sono ridotti in questo modo.”
Nel post, Martini lancia una proposta tanto diretta quanto destabilizzante, in una città paralizzata dal buonismo di facciata, in cui l'”inclusione” è rimasta per anni solo uno slogan: impiegare i giovani migranti ospitati nei centri d’accoglienza per la pulizia e la manutenzione dei giardini pubblici. “La città di Firenze ha decine, centinaia di giovani che sono arrivati da altri Paesi e che in questo momento vivono in centri d’accoglienza senza fare assolutamente niente. A spese, oltretutto, dei contribuenti. Perché non usarli per pulire tutti i giardini del Comune di Firenze e dei comuni della fascia intorno al Comune di Firenze? Perché se a questi giovani diamo la possibilità di fare un qualcosa di utile per la società con la quale si devono integrare, sicuramente sarebbe di stimolo, prima di tutto per loro per avere comportamenti positivi invece che negativi.”
Questi ragazzi potrebbero rendersi utili, sentirsi coinvolti, cominciare un processo concreto di integrazione, invece di restare isolati, inoperosi e oggetto di pregiudizi. Martini tocca anche un nervo scoperto della narrazione pubblica: “le persone, i cittadini, se vedessero questi ragazzi lavorare e a fare qualcosa di utile per la comunità, probabilmente cambierebbero la percezione che hanno in questo momento su questi giovani, dei quali sentono parlare esclusivamente per le baby gang, le bande di maranza che vanno nei centri commerciali fiorentini a fare razzia, che scippano, che aggrediscono, che rubano.” Il messaggio è chiaro: restare inerti non è solo costoso, è pericoloso. “Se li lasciamo senza fare niente, questi sono bombe a orologeria che esplodono senza possibilità di essere contenute.”
Il post di Martini solleva una domanda che molti cittadini condividono: perché non valorizzare queste energie disponibili, proprio mentre la città soffre per l’incuria e la tensione sociale continnua a crescere? L’appello è rivolto alle istituzioni locali: “Comune di Firenze e comuni limitrofi devono impegnarsi per cercare di dare a questi ragazzi la possibilità di fare qualcosa di utile per la società, ma che prima di tutto sia utile per loro.”
In Toscana esistono già leggi regionali che consentono ai Comuni di attivare progetti di volontariato civico, anche coinvolgendo i richiedenti asilo in attività di interesse collettivo, come la cura degli spazi verdi. Il tutto con tutele assicurative e percorsi formativi. In passato la Regione ha finanziato bandi simili, e molte amministrazioni hanno già sperimentato con successo forme di “volontariato ambientale” partecipato. Dietro le parole dure di Martini c’è un’idea solida che chiede di essere presa sul serio: creare un patto civico nuovo, dove chi arriva ha la possibilità di rendersi utile, e con questo aiutare la città a ritrovare decoro e coesione.