Ex Gkn, il consorzio è “limitato” e “autoreferenziale”. E la Città Metropolitana di Firenze ci butta 15mila euro all’anno

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Cosa rimane delle funzioni e degli scopi del consorzio di sviluppo industriale della piana fiorentina?

 

La Città Metropolitana di Firenze “aderisce al Consorzio di sviluppo industriale cosiddetto ‘della piana fiorentina’, contribuendo alla costituzione di un soggetto puramente autoreferenziale senza ricadute a favore dei lavoratori dello stabilimento ex GKN”. Lo affermano, in una nota, i consiglieri del gruppo Per il Cambiamento Claudio Gemelli, Vittorio Picchianti, Alessandro Scipioni, Gianni Vinattieri.

“Partiamo dal nome ridondante di consorzio di sviluppo industriale ‘della piana fiorentina’ – proseguono -. Che, però, nasconde una dimensione diversa e più limitata. Infatti, l’ambito di riferimento del consorzio non è il territorio industriale della piana fiorentina ma quello dell’insediamento dell’area ex GKN. Da cui, ovviamente, discende, che fra i suoi soci fondatori non sono presenti tutti i comuni della piana ma quelli di Calenzano, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino. Va da sé che un ente con un respiro originario così circoscritto, difficilmente potrà attrarre soci come le associazioni di categoria e le Università, il cui mandato si orienta verso interessi di area vasta”. 

“Il nuovo soggetto viene costituito come consorzio: cioè come istituto giuridico a sé stante e autonomo con propri organi istituzionali. Per la semplice gestione di questo soggetto viene stabilito un fabbisogno annuale di 316.400,00 euro di cui 15.820,00 euro versati dalla Città Metropolitana – spiegano Gemelli, Picchianti, Scipioni e Vinattieri -. Vedremo che la logica autoreferenziale del consorzio implica che detti stanziamenti saranno distribuiti per funzioni interne ad esso”.

“Ma, al di là della mera retorica e della distribuzione di cariche, a cosa può servire questo strumento?”, si domandano.

“Nella legge regionale n. 5 del 2025 relativa alla costituzione dei consorzi di sviluppo industriale si fa riferimento al ‘sostegno all’ampliamento di infrastrutture urbanistiche in grado di potenziare la competitività delle aziende’. Ma la programmazione e la realizzazione infrastrutturale è competenza di Stato, Regione, Città Metropolitana e comuni. Fuori da questa filiera istituzionale, un consorzio industriale non può portare alcun contributo aggiuntivo”.

“Nello Statuto del consorzio, all’articolo 3 ‘scopi e funzioni’, si evidenzia che l’ente economico – ricordano i consiglieri metropolitani – ‘promuove azioni finalizzate alla reindustrializzazione’ anche ‘individuando e acquisendo la disponibilità di aree industriali da destinare alla produzione’ attraverso la dichiarazione di pubblica utilità e il conseguente esproprio da parte dei comuni territorialmente competenti. Cioè, una delle funzioni del consorzio sarebbe quella di indicare ai comuni quali espropri fare per poi assegnare aree e immobili ‘ad imprese che esercitano attività industriali, artigianali, commerciali che presentano un piano industriale in linea con le finalità espresse’. In realtà, nonostante una legge quadro regionale, espropriare terreni e immobili per pubblica utilità e riassegnarli ai privati confligge con la legislazione nazionale ed esporrebbe tali atti a contenziosi dagli esiti incerti, rendendo, di fatto, impossibile un tale percorso”.

“Ed allora cosa rimane delle funzioni e degli scopi del consorzio di sviluppo industriale della Piana fiorentina? Ad oggi – concludono – un ulteriore ente su cui distribuire 316.400 euro annui di denaro pubblico. Senza alcun vantaggio per i lavoratori e le loro famiglie”.