Distese di rifiuti tessili spuntano dopo lo sfalcio dell’erba: plastica e degrado industriale si sommano all’incuria. Cresce la rabbia dei cittadini
Dopo le preoccupanti immagini delle rive del torrente Mugnone invase da microplastiche e rifiuti triturati, ora anche le sponde dell’Arno all’altezza del Parco delle Cascine mostrano un panorama altrettanto desolante. A lanciare l’allarme sono ancora una volta i cittadini: una utente facebook, tramite un post sui social documenta con numerose foto la presenza di quelli che sembrano veri e propri scarti di lavorazioni tessili lasciati allo scoperto in seguito al recente taglio dell’erba lungo l’argine sinistro dell’Arno nei pressi del ponte della tranvia: “Ma la ditta che ha eseguito lo sfalcio dell’erba non poteva fermarsi e chiedere un intervento di rimozione dei rifiuti nascosti, invece di andare a diritto pensando solo all’orario di fine lavoro?”, scrive indignata, sottolineando la totale assenza di un intervento preventivo di bonifica prima dello sfalcio.
Ancora una volta ci troviamo davanti a una scena che ricorda ormai troppo da vicino le celebri (e tristemente note) immagini del fiume Gange: insomma, è il “Varanasi Look” che tanto fa tendenza nella Firenze a guida PD.
Solo pochi giorni fa, una segnalazione riguardava le rive del Mugnone, in via XX Settembre, zona residenziale tra le più eleganti di Firenze. Qui, tra le piante ripariali cresciute indisturbate per mesi, sono emerse quantità impressionanti di microplastiche fuse al terreno, risultato dell’ennesima falciatura avvenuta senza la rimozione preventiva dei rifiuti. Una dinamica che sembra ormai sistemica: i detriti restano anni nascosti tra l’erba alta; poi, al momento dello sfalcio, vengono sminuzzati dai decespugliatori e dispersi nell’ambiente, contribuendo alla contaminazione del suolo e dei corsi d’acqua. Microplastiche e rifiuti organici si mescolano al terreno, penetrano nell’alveo e, nei periodi di piena, finiscono in mare.
Ma ora il nuovo caso sollevato all’altezza del ponte della tranvia sembra andare oltre il “normale” degrado urbano. Secondo alcuni cittadini, i rifiuti individuati non proverrebbero solo da inciviltà diffusa, ma da possibili scarichi abusivi di natura industriale. “Secondo me c’è lo zampino di una ditta del tessile”, ipotizza un utente nei commenti, riferendosi ai frammenti di tessuti e alla presenza di sacchi pieni di materiale di tipo tessile lasciati sulla riva del fiume. Un altro utente commenta: “Basterebbe che prima di passare con il trattore, passassero a piedi a vedere se ci sono rifiuti speciali. Invece si fa finta di nulla, salvo poi fare le multe a chi sbaglia a differenziare.”
Alcuni denunciano la presenza sistematica di rifiuti anche in altri corsi d’acqua cittadini, come il Terzolle, tra biciclette smontate, bottiglie rotte, carrelli della spesa e materassi gettati negli argini. Ma è soprattutto il meccanismo degli appalti e la gestione degli sfalci a finire nel mirino. Il Consorzio di Bonifica, responsabile della pulizia degli argini, affida il lavoro a ditte esterne che, secondo quanto affermato da alcuni utenti, non hanno il tempo, la voglia o la competenza, per bonificare preventivamente le aree.
Nel silenzio delle istituzioni, a muoversi sono ancora una volta i cittadini: post, foto, segnalazioni ai vigili, che però sembrano rimanere inascoltate. “Tutto come sempre”, scrive amaramente un altro utente. “Alle piene, il Terzolle porta via tutto: rifiuti, carrelli, materassi…”. Nel frattempo, le immagini continuano a circolare. Quelle del Mugnone come quelle dell’Arno, offrono una fotografia inquietante di un sistema che sembra incapace di prendersi cura dei propri fiumi. E il “Varanasi Look”rischia di diventare una tragica etichetta permanente per le acque di Firenze.