Lettera aperta al Comune di Firenze: 24 firme da tutta Italia per difendere il paesaggio come bene comune e denunciare il vuoto informativo
PerUnaltracittà e Salviamo Firenze hanno promosso la stesura e la diffusione di una lettera aperta indirizzata al Comune di Firenze per chiedere piena trasparenza sull’operato della Commissione per il Paesaggio. L’iniziativa arriva in un momento particolarmente significativo, dato che la composizione della Commissione è attualmente in fase di rinnovamento. Alla luce del recente avviso pubblico per la selezione dei nuovi componenti, le due realtà promotrici hanno raccolto le firme di 24 urbanisti, architetti, docenti universitari e studiosi da tutta Italia per rilanciare un principio semplice e imprescindibile: la trasparenza è una condizione necessaria per garantire l’interesse pubblico nelle trasformazioni urbane.
Ripubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera e una sintesi del comunicato stampa che l’accompagna:
Occorre trasparenza sull’operato della Commissione per il Paesaggio. Lettera al Comune di Firenze di urbanisti, architetti e docenti universitari
[Firenze, 31 luglio 2025] Le inchieste sull’urbanistica di Milano hanno fatto emergere il ruolo nodale della Commissione per il paesaggio nell’iter concessorio dei progetti edilizi. Sulla composizione e sui lavori di tale struttura si rende dunque quantomai necessaria la massima trasparenza. Eppure, il Comune di Firenze, sul suo sito istituzionale, non rende fruibili né i nominativi dei membri, né i verbali delle sedute, tanto meno dedica una pagina alla Commissione per il paesaggio.
In questi giorni, proprio mentre il Comune sta procedendo al rinnovo dei componenti della Commissione per il Paesaggio, urge rivolgere l’attenzione pubblica sulla sua composizione e sulle sue competenze.
La Commissione, prevista dal Codice dei beni culturali (DM 42/2004, art. 148) e, localmente, normata dalla LRT 65/2014 (art. 153), è un organo tecnico-consultivo comunale composto da esperti in materia paesaggistica ed ambientale: tre, nel caso toscano (a Milano sono 11). Essa esprime parere obbligatorio, non vincolante, sull’impatto paesaggistico di progetti edilizi, urbanistici (piani di dettaglio) e opere stradali nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico o per le quali il PRG prevede espressamente il parere della commissione.
Il giudizio, non vincolante, in merito alle proposte di trasformazione è quindi trasmesso alla Soprintendenza che può confermare o disattendere l’opinione della commissione comunale.
Tuttavia, il parere della commissione paesaggistica, benché non sia vincolante di diritto, lo diventa nei fatti: l’eventuale rilascio dell’autorizzazione di Soprintendenza non coerente con il parere della commissione va fortemente motivato, risultando la valutazione di carattere tecnico-scientifico difficilmente sindacabile.
A fronte della generale deregolamentazione dell’urbanistica comunale, la Commissione per il paesaggio può rappresentare ancora – quando non ecceda le competenze paesaggistiche (come invece accade a Milano) e sia composta da membri indipendenti dal potere politico – un baluardo nel controllo democratico delle trasformazioni urbane e territoriali. Il caso milanese ha mostrato tuttavia che tale commissione è suscettibile di pressioni indebite di poteri economici e costruttori: per questo la trasparenza è una precondizione indispensabile per garantire l’interesse pubblico nello svolgimento dei lavori.
Noi, architetti, urbanisti, docenti universitari, professionisti e tecnici, denunciamo dunque il difetto di trasparenza in merito alla Commissione per il Paesaggio del Comune di Firenze. Chiediamo pertanto che il Comune renda facilmente fruibili sul sito istituzionale:
– i criteri di selezione;
– i nominativi dei membri della commissione;
– i curriculum vitae dei commissari;
– i rispettivi titoli di esperienza e professionalità in materia.
Si chiede infine che vengano resi fruibili i verbali completi delle sedute, come avviene ad esempio per alcuni comuni dell’area fiorentina come Lastra a Signa o San Casciano in Val di Pesa.
Tra i firmatari vi sono personalità impegnate da anni nello studio e nella difesa dei territori, come i giornalisti Gianni Barbacetto e Lucia Tozzi, tra i primi a denunciare le distorsioni del cosiddetto “Modello Milano” nelle scelte urbanistiche. In un videomessaggio, Barbacetto ha sottolineato l’urgenza di garantire strumenti di controllo pubblico anche a Firenze, dove le grandi operazioni immobiliari si moltiplicano con modalità spesso poco trasparenti.
Ilaria Agostini, urbanista e prima redattrice della lettera, ha dichiarato: “La Commissione per il paesaggio svolge un rilevante ruolo di controllo pubblico nel processo di trasformazione delle città e dei territori – sempre più equiparati a prodotti finanziari – mentre l’originario carattere democratico del processo pianificatorio viene eroso dall’indebolimento degli strumenti urbanistici, dalla deregolamentazione, nonché dal generale ricorso alla deroga per quanto attiene alle grandi operazioni edilizie, non di rado insistenti su proprietà già pubbliche: le operazioni, cioè, più redditizie per i grandi player, ma sulle quali viceversa si potrebbe riconfigurare una città più sociale, vivibile e desiderabile. Rendere trasparenti i lavori della Commissione paesaggio, e la sua composizione, si dimostra perciò quantomai urgente e necessario.”
Un giudizio severo anche da parte di Fulvio Cervini, storico dell’arte, che punta il dito contro una gestione urbanistica slegata dalla memoria storica della città: “La Firenze di oggi è traumatizzata da scelte che non hanno rispettato né le sue stratificazioni storiche, né un rapporto bilanciato fra città e ambiente. Forse perché alla radice di queste scelte non c’è la coscienza storica della città, né una visione prospettica. Di conseguenza la città viene letteralmente consumata da un turismo fuori controllo e da un’imprenditoria rapace. Se vogliamo che ci sia ancora una Firenze nel futuro, ogni decisione in tema di paesaggio deve essere sostenuta da tre condizioni: la competenza di chi valuta, decide e controlla; un sistema di contrappesi tra Comune e Soprintendenza, per cui tutto quel che si decide viene controllato e motivato; e ancora trasparenza e condivisione dei processi. Il paesaggio è troppo importante per la vita di tutti i cittadini perché essi rimangano all’oscuro di cosa è stato deciso, da chi e perché.”
Anche Anna Marson, urbanista dell’Università Iuav di Venezia ed ex assessora regionale, evidenzia il paradosso fiorentino rispetto a quanto previsto dalla normativa: “L’operato della Commissione per il paesaggio, nei Comuni con estesa presenza di beni tutelati, è fondamentale per indirizzare le trasformazioni edilizie verso esiti soddisfacenti per la collettività. L’art. 153 della LR 65/2014 ha previsto una commissione composta da tre sole componenti, puntando su competenze e assenze di interessi particolari. Le delibere di nomina devono essere corredate dai curricula e dagli esiti motivati della valutazione comparativa che attesti l’idoneità; nelle sedute, è previsto che ciascun componente abbia diritto a far verbalizzare le motivazioni del proprio voto. Stupisce pertanto che il Comune di Firenze, per dimensioni, rilevanza dei beni tutelati e numero dei procedimenti il più rappresentativo della Toscana, non renda accessibile alla cittadinanza la documentazione relativa al funzionamento di quest’organo pubblico, come previsto peraltro dalla Convenzione di Aahrus, entrata in vigore nel 2001. Auspico che l’attuale Sindaca, visto anche il recente avviso pubblico per il rinnovo dei componenti della Commissione, intenda porvi rimedio.”
Infine, la voce della cittadinanza attiva è affidata a Massimo Torelli della campagna Salviamo Firenze X Viverci, che descrive le difficoltà quotidiane nel cercare risposte su interventi visibili e controversi nel paesaggio urbano: “Il paesaggio e la bellezza sono un bene comune gratuito. Per questo quando vediamo alcuni interventi ci domandiamo come è stato possibile autorizzarlo? Certamente una ragione ci sarà ma non è comunicata. E da lì parte la ricerca ai documenti, davvero sfinente. Salendo al Forte Belvedere, uno vede la collina di Costa Scarpuccia sbancata e se lo chiede, arriva al Forte Belvedere e vede la piscina sotto le mura e se lo chiede, guarda dal forte la città e vede sbucare sopra i lungarni la copertura dell’ex Teatro Comunale e se lo chiede. Poi legge le cronache dell’indagine milanese e vede nomi di gruppi di investimento speculativi attivi anche a Firenze come Hines alla Manifattura e all’Ex Comunale. Ci vuole trasparenza e informazione alla cittadinanza.”
La lettera, già sottoscritta da numerosi professionisti e sostenuta da voci autorevoli nel campo della cultura, dell’università e del giornalismo investigativo, si inserisce in un dibattito sempre più urgente: quello su chi decide il futuro della città e con quali garanzie per la collettività.
Foto: Copyright Fotocronache Germogli