Accattonaggio con animali: la vergogna fiorentina che l’amministrazione ignora nonostante anni di segnalazioni

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Da anni sul territorio con segnalazioni e video, Simone Scavullo denuncia un fenomeno che umilia animali e città. Mentre Pisa prevede sequestri efficaci, Firenze respinge la petizione popolare: una scelta incomprensibile che alimenta lo sfruttamento

 

A Firenze persiste ormai da anni una pratica crudele e degradante che transforma i cani in meri strumenti di lucro, tollerata dalle istituzioni nonostante divieti formali e un regolamento comunale che, sulla carta, vieta l’utilizzo di animali per l’accattonaggio ma, nei fatti, si rivela del tutto inefficace viste le sanzioni amministrative mai applicate né riscosse e controlli sul territorio pressoché inesistenti. La denuncia ancora una volta viene da Simone Scavullo, presidente del Comitato Cittadini per Firenze, da anni impegnato in questa battaglia con segnalazioni quotidiane, documentazioni video, iniziative pubbliche, raccolte firme e sit-in per contrastare un fenomeno che indigna sempre più cittadini, quello dell’accattonaggio con animali.

Scavullo stima che siano una dozzina i cani impiegati continuativamente per mendicare nelle strade fiorentine. Non si tratta di animali rubati come comunemente si crede – denuncia Scavullo – ma di cani acquistati spesso tramite canali dall’Est Europa o passaggi informali, poi microchippati, vaccinati e dotati di passaporto europeo per apparire formalmente regolari, una regolarità di facciata che rende il problema ancor più grave poiché impedisce interventi decisivi.

Sempre secondo il presidente del comitato Cittadini per Firenze, la Polizia Municipale è priva di veterinari in grado di valutare il reale benessere degli animali e di fatto non effettua verifiche adeguate sul territorio; nello stesso tempo, in una commissione del Consiglio Comunale, un assessore ha dichiarato apertamente di non ritenere opportuno sottrarre i cani a chi li utilizza per l’accattonaggio, sostenendo che si tratterebbe di animali “tenuti bene”, spesso in compagnia di persone senza fissa dimora che, a suo giudizio, andrebbero aiutate – una posizione ufficiale mai supportata da accertamenti veterinari oggettivi.

Proprio contro questa inerzia istituzionale, Scavullo ha promosso una petizione popolare che ha raccolto quasi 6.000 firme, regolarmente depositata al Comune di Firenze e alla Regione Toscana, ottenendo però una risposta via PEC in cui l’amministrazione respinge qualsiasi modifica al regolamento, ritenendolo adeguato, una scelta che lo stesso Scavullo definisce incomprensibile se confrontata con altri Comuni toscani come Pisa, dove l’uso di animali per mendicare può portare al sequestro effettivo a tutela del loro benessere.

Intanto, denuncia Scavullo, i cani continuano a restare ore sull’asfalto bollente, sotto la pioggia o il freddo, esposti a stress continuo non come compagni ma come meri oggetti per profitto, una realtà sotto gli occhi di tutti che genera decine o centinaia di segnalazioni quotidiane da cittadini esasperati e dimostra un problema reale, diffuso ma privo di corretta informazione e di interventi concreti. Dare soldi, avverte chiaramente Scavullo, non salva gli animali ma alimenta il sistema, perché quel denaro viene spesso reinvestito nell’acquisto di nuovi cani, e lo stesso effetto controproducente lo producono le raccolte fondi finalizzate a “comprare” gli animali, pur mosse da buone intenzioni; per questo, sottolinea Scavullo, occorre dirlo senza giri di parole: basta soldi, basta elemosina, basta buonismo cieco, perché l’accattonaggio può essere combattuto solo con un cambio radicale del regolamento comunale, con controlli reali e strumenti efficaci – una battaglia per il benessere animale, la legalità e la responsabilità pubblica che a Firenze, nonostante anni di denunce, continua a essere colpevolmente ignorata.