Durante il confronto organizzato da SaveTheCity, Tomasi propone un piano concreto per giovani, lavoratori e imprese. “Reddito di cittadinanza? Tra cinque anni rischiamo di parlare solo di fuga dei giovani dalla Toscana”
Ieri, all’edizione 2025 di Politica con Gusto – Il Confronto, il format ideato da SaveTheCity, il candidato alla Presidenza della Regione Toscana Alessandro Tomasi ha chiarito la propria visione sul futuro del territorio, ponendo al centro del dibattito il tema della formazione e del lavoro. Insieme a Antonella Bundu e al presidente uscente Eugenio Giani, Tomasi ha partecipato all’incontro pubblico alla Nana Bianca di Piazza del Cestello, davanti a una platea di giovani.
“Non ho trovato un imprenditore che mi abbia parlato di reddito e cittadinanza, ho trovato solo imprenditori che lamentavano che la formazione della Regione, in gran parte, non era indirizzata per le loro esigenze”, ha dichiarato, evidenziando uno scollamento tra la formazione professionale offerta e le reali richieste del mercato del lavoro. Ha citato le oltre 44.000 posizioni libere in interi settori e la situazione drammatica dei giovani precari: “Ho visto altri ragazzi al CNR, precari da 10 anni, che aspettano di essere stabilizzati”.
Secondo Tomasi, è necessario reindirizzare le risorse pubbliche: “Io avrei milioni di modi per impiegare questi 20 milioni (del reddito di cittadinanza voluto da Giani, N.dR.). Di sicuro non li impiegherei per il reddito di cittadinanza, di cui ho sentito 9 versioni differenti”. Il candidato propone invece di puntare sugli ITS, le borse di studio e il diritto alla formazione continua per chi ha perso il lavoro. Al centro del suo programma anche il diritto alla mobilità – “ci sono ragazzi che vengono da zone interne che non riescono nemmeno a raggiungere l’università” – e il diritto all’abitare: “I ragazzi vengono a fare i corsi qui a Firenze, ma non si possono permettere l’affitto”. La soluzione proposta è trattenere i giovani offrendo “lavori buoni, con contratti garantiti”.
Ha lanciato un monito: “Tra cinque anni, se continua come sta andando oggi, parleremo solo di fuga dalla Toscana. L’anno scorso 4.000 ragazzi giovani se ne sono andati dalla Toscana alla ricerca di altro, in cerca di opportunità migliori”. E ancora: “Quindi: no all’assistenzialismo, sì alla formazione. Un grande strumento sono gli ITS, dieci non bastano e bisogna puntarci di più”. Infine, ha ribadito la necessità di ascoltare le categorie produttive: “Ho parlato con i liberi professionisti che si devono pagare tutto da soli. Anche la formazione. Si può dare una piccola contribuzione a chi offre tirocinio o praticantato … io credo che ci siano altre strade per impiegare meglio questi soldi”.
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