Bonus Ti Porta Firenze: alla fine si risparmia veramente? Parla un genitore

GERMOGLI PH: FIRENZE PRESENTAZIONE NUOVI AUTOBUS AUTOLINEE TOSCANE NELLA FOTO L'AMMINISTRATORE DELEGATO DI AUTOLINEE TOSCANE JEAN-LUC LAUGAA

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di un genitore fiorentino a proposito del Bonus Ti Porta Firenze”.

 

Nel bel mezzo di giorni di acceso e condivisibile dibattito sul “cubo”, intorno al quale la maggioranza fa “quadrato” e le opposizioni sembrano ri-svegliarsi in modo quantomeno sospetto non certo nel merito, quanto piuttosto nelle tempistiche pre-elettorali, desidero provare a portare all’attenzione dei lettori una questione che riguarda la campagna “Bonus Ti Porta Firenze”, recentemente rilanciata con comprensibile soddisfazione da parte del Comune di Firenze.

L’iniziativa, che prevede agevolazioni per l’uso del trasporto pubblico, è certamente lodevole per il suo valore sociale e “innovativa” per il sistema di verifica tramite l’app IF, che consente di monitorare l’effettivo utilizzo dei mezzi da parte dei beneficiari. Tuttavia, come fatto presente già lo scorso anno ai rappresentanti di maggioranza, proprio questo sistema pone un serio problema di accessibilità per una fascia di cittadini: gli studenti delle scuole medie.

Parlo qui da genitore. Nella nostra famiglia, per scelta educativa, lo smartphone viene consegnato solo al termine della terza media, anche come simbolo di ingresso nell’adolescenza. Di conseguenza, nostro figlio – come molti altri ragazzi della sua età – non possiede ancora un cellulare, e non può quindi utilizzare l’app IF necessaria per registrare le corse e mantenere il bonus. Il risultato? L’esclusione dal programma.

Non intendo qui discutere le scelte educative delle famiglie, ma è evidente che il sistema adottato dal Comune e da Autolinee Toscane introduce una forma di discriminazione: chi non ha uno smartphone, anche se ha solo 12 anni, è tagliato fuori. È una parola forte, ma appropriata: discriminazione.

A ciò si aggiunge un ulteriore paradosso. L’Amministrazione, con questa modalità, finisce per incentivare l’uso precoce dello smartphone tra i minori, nonostante le preoccupazioni espresse da parte del mondo scolastico e le restrizioni previste dalla legge per l’accesso a molte piattaforme digitali.

Mi chiedo quindi se è davvero accettabile promuovere l’acquisto di un dispositivo e di una SIM dati per ottenere un’agevolazione economica?

Facciamo anche due conti: per uno studente con ISEE basso, il risparmio effettivo per i 9 mesi scolastici è di circa 141 euro; così calcolati: abbonamento studente ISEE annuale € 231 contro i 3 trimestri agevolati per un totale di € 90. Ma il costo di uno smartphone e di un abbonamento SIM supera facilmente questa cifra. Il beneficio si annulla, e rischia di trasformarsi anche in un onere economico. Oltre al danno, la beffa!

È davvero impossibile pensare a una modalità alternativa, che consenta anche a chi non possiede uno smartphone – per motivi educativi o economici – di accedere al bonus?

Infine, una riflessione più generale, seppur necessariamente sommaria. Mi colpisce e preoccupa l’atteggiamento sempre più diffidente della politica verso i cittadini, come se la presunzione d’innocenza fosse ormai un concetto superato. Ci viene chiesto di dimostrare costantemente la nostra buona fede. Cosa per me curiosa, specie da chi da sempre si proclama fieramente garantista. Pensando ai nostri amministratori, mi torna a mente il proverbio che ben qui si adatta “Il lupo di cattiva coscienza, come opera pensa”.

E osservo anche noi cittadini, che sempre più spesso, accettiamo passivamente questa deriva, arrivando persino ad attivo collaborazionismo (autotracciarsi dal cellulare), e così lasciarsi monitorare sempre più pervasivamente, sdoganando una volta di più il principio che cedere pezzi della nostra privacy sia accettabile, abbia un prezzo e in fondo sia persino auspicabile, rischiando così di contribuire a “tagliare il ramo su cui si sta seduti”.

Mi rivolgo a voi, redazione, per chiedere un riscontro e, se vorrete, cogliere l’occasione per aprire un dibattito pubblico sulla questione in oggetto ma anche più in generale sui temi più ambigui ma anche interessanti, che hanno a che fare certamente con i pari diritti e le politiche di welfare, ma anche con i rapporti tra cittadini e amministrazione, con l’educazione dei nostri bambini, con un uso appropriato e consapevole delle nuove tecnologie e con esse di una nuova, responsabile ed equilibrata collaborazione tra Politica e tecnica/scienza, capace cioè di essere a servizio dell’umano.

In copertina: copyright Fotocronache Germogli