“Buildings. Costruire visioni”. La personale del fotografo Carlo Ciulli dal 7 maggio al 24 luglio a Konnubio

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Il 7 maggio nelle sale di Konnubio – ristorante e spazio espositivo nei pressi delle Cappelle Medicee, nel quartiere San Lorenzo in Firenze – prenderà avvio la seconda mostra del 2025 rientrante nel Progetto Gusto Visivo. Buildings. Costruire visioni” è il titolo della personale di Carlo Ciulli, fotografo con un passato da designer che vive e lavora a Sesto Fiorentino. A cura di Loredana Barillaro, l’esposizione presenta una selezione di venti lavori fotografici realizzati in tempi recenti – appartenenti al progetto “Urbepicta” – che consente all’osservatore di scoprire appieno quale sia l’approccio di Carlo Ciulli al mezzo fotografico e il processo creativo che lo conduce alla “costruzione” di ciascuna immagine. La mostra sarà visitabile fino al 24 luglio 2025.

Così scrive Loredana Barillaro:

Credo che Carlo Ciulli possa rientrare di diritto fra i narratori di storie, in fondo chi usa il mezzo fotografico fa questo, narra o ci aiuta a scoprire e immaginare storie. Ci fornisce uno strumento prezioso per esercitare non solo la nostra immaginazione, la nostra curiosità, ma anche per sviluppare la capacità di osservare ciò che talora ci sfugge.

Non sono soltanto facciate di edifici quelle che egli fotografa, c’è dell’altro, ci sono le storie di chi le abita, di chi, oltre quella soglia racchiusa nell’inquadratura fotografica vive lo spazio misurandolo con gesti e passi, rendendolo luogo del vissuto.

E riconoscersi al di qua dello spazio e al di là di esso, significa realizzare un’intersezione fra il dentro e il fuori, significa scoprire dettagli altrimenti anonimi per compiere una rinnovata lettura di luoghi e angoli “già visiti”, superfici che appaiono come specchi su cui la luce rifrange per modellare profili e anfratti.

Si tratta di opere fotografiche facenti parte del progetto “Urbepicta” in cui ad essere protagonista è l’architettura contemporanea, la cui trattazione mediante il mezzo fotografico determina un apparente annullamento della profondità e della prospettiva, le ombre tendono a divenire segno netto sulla superficie, una corposa ed estesa campitura.

Nel lavoro di Carlo Ciulli – in cui è evidente l’influenza del suo passato da designer – c’è una componente pittorica molto forte che si coglie nell’esigenza di far corrispondere ciò che si ha davanti ad una visione inedita, a ciò che egli ha bisogno di recepire e di restituire, e di cui enfatizza tutta la sincerità.

Allo stesso modo è impossibile non notare come un ulteriore elemento fondante sia l’attenzione alla luce, che diviene non solo elemento plastico ma suggerisce, essa stessa, l’approccio da attuare.

Se pensiamo all’astrattismo come ad una “forma-non forma” davanti alle fotografie di Carlo Ciulli capiamo subito che c’è, in fondo, un che di astratto, un fare “libero” che pian piano si compone e si ricompone in maniera ordinata, seguendo un certo rigore, una certa razionalità, quasi che di fronte avessimo opere appartenenti ad un rinnovato Neoplasticismo. Procedendo per sottrazione capiamo bene allora che “semplificazione” è la parola chiave che Carlo Ciulli ci consegna.

Le linee austere che egli cattura con il suo obiettivo sono cariche di bellezza, e di fronte ad esse ci poniamo con l’animo leggero di chi è in grado di vivere il paesaggio in modo differente, volgendo uno sguardo nuovo verso architetture e dettagli osservati mediante il filtro della creatività e di cui, altrimenti, faticheremmo ad accorgerci.

Carlo Ciulli sa introdurre lo straniamento laddove normalmente cogliamo “solo” quotidianità, allorché sempre più raramente alziamo lo sguardo per captare profili che ritraggono edifici e porzioni di cielo.

Rette orizzontali o verticali, parallele o perpendicolari sono dunque i codici che ci consentono di tradurre a parole gli elementi visuali di cui l’artista ci fa dono.