“Le morti in cella? Una pena di morte strutturale. Questo carcere è una discarica sociale e preludio di recidiva”.
Una delegazione di Più Europa Firenze ha visitato il carcere di Sollicciano in occasione della Festa della Toscana, che commemora l’abolizione di tortura e pena di morte – primo Stato al mondo – nell’allora Granducato (1786). Le condizioni di detenzione riscontrate hanno confermato e superato le denunce preesistenti, tracciando un quadro di illegalità strutturale e sconfitta delle istituzioni che riporta indietro l’orologio della civiltà in Toscana.
“Nella giornata che celebra l’editto illuminato con cui il Granducato di Toscana fu il primo Stato al mondo ad abolire tortura e pena di morte, abbiamo trovato a Sollicciano la negazione di quei principi”, dichiara in una nota Francesco Merlo, coordinatore di Più Europa a Firenze. “Dal 1786 sono passati 250 anni: eppure oggi le morti in cella e l’autolesionismo non sono una fatalità, ma la drammatica conseguenza di un sistema che non rispetta la dignità umana. La fatiscenza delle strutture, il sovraffollamento e l’assenza di ogni prospettiva sono vera e propria tortura, psicologica e fisica, così come i morti in cella rappresentano una pena di morte strutturale imposta per indifferenza dello Stato”, aggiunge l’esponente.
La delegazione ha riscontrato specifiche e gravi criticità, che rendono la struttura inidonea alla funzione rieducativa richiesta dall’articolo 27 della Costituzione. Gli episodi di autolesionismo sono sistematici, e rappresentano uno dei rari strumenti a disposizione dei detenuti per ottenere ascolto e cure. Le celle presentano condizioni igienico-sanitarie degradate con muffa e infiltrazioni d’acqua diffuse ovunque. L’acqua calda è assente in molte sezioni del carcere e il riscaldamento funziona solo in alcune aree. Nessun ascensore è funzionante e rende difficile lo spostamento di farmaci, vitto e detenuti infermi.
La capienza dell’istituto è superata. Gli stessi agenti di Polizia Penitenziaria sperimentano condizioni di disagio, con sovraffollamento e fatiscenza degli alloggi della caserma annessa.
“L’avevamo rilevato questa estate, lo abbiamo rilevato oggi: la situazione a Sollicciano resta d’illegalità strutturale. Questo carcere è una discarica sociale e preludio di recidiva, non un luogo di riabilitazione. Certifica la sconfitta dello Stato nel far rispettare la sua stessa legge”, conclude Merlo.


