Di Vincenzo Freni
Sono un assiduo frequentatore del Parco delle Cascine, quel polmone verde che dovrebbe essere vanto della nostra città e che, invece, rischia di diventare un caso di studio.
L’occasione mi è data dall’aver ammirato due installazioni, i celeberrimi “Hotel per Insetti“. Due strutture alte circa due metri, riempite di materiali naturali e protetta da una rete metallica, posizionate lungo i vialetti interni del parco.
Desidero innanzitutto esprimere il mio sincero apprezzamento per la sensibilità verso la biodiversità urbana. È davvero confortante sapere che i nostri amici impollinatori possano contare su un alloggio a cinque stelle, mentre noi bipedi ci dobbiamo arrangiare cercando un cespuglio abbastanza folto.
Tuttavia, con più di un pizzico di perplessità, sono costretto a segnalare alcune… discrasie: l’Hotel degli Insetti, a un esame visivo anche superficiale, risulta da sempre (è una zona che frequento abitualmente estate e inverno posso testimoniare: nessun insetto ha mai fatto check-in) tristemente disabitato e, in alcuni punti, totalmente soffocato da rampicanti e incuria. In pratica, una costosa testimonianza di buone intenzioni, che i contribuenti hanno finanziato con (stimo) diverse migliaia di euro (che qualcuno ha ovviamente incassato).
Parallelamente a questo “hotel di lusso” per coleotteri e api solitarie, si registra una drammatica, e per molti versi imbarazzante, carenza di servizi igienici pubblici lungo l’intero asse che separa il Monumento a Washington dalla Palazzina dell’Indiano (circa 2 km di deserto sanitario).
E così, mentre l’Amministrazione si prodiga per offrire suite con vista a insetti che, evidentemente, hanno declinato l’invito, migliaia di cittadini, anziani, bambini, sportivi e persone con normali esigenze fisiologiche, si ritrovano costretti a improvvisare soluzioni di fortuna, trasformando gli angoli più appartati del parco in latrine a cielo aperto. Basta un semplice sopralluogo (anche solo olfattivo, se preferite risparmiare sforzi visivi) per confermare l’indecenza e l’insalubrità di queste aree ad iniziare proprio dal retro del monumento a Washington.
Il parco, nelle sue zone più “riservate”, è ormai una successione di deiezioni umane, fazzolettini e altre schifezze che poco hanno a che vedere con il decoro che ci si aspetterebbe da una città che aspira a definirsi civile. E non parliamo nemmeno di quanto accade durante i grandi raduni domenicali nel “pratone”, con musica, grigliate e partite di calcio: quando l’organismo decide, attraverso la sospirata minzione, di espellere i litri di birra bevuti, il parco diventa un esperimento sociologico sulla dignità umana sotto stress vescicale. Non parliamo neppure della prima parte delle Cascine, quella in prossimità della Tramvia, o addirittura dentro il parco giochi riservato ai bimbi, aree ormai perse, non “terre di nessuno” ma “terre di qualcun altro”.
Forse, prima di stanziare fondi per “residenze ecologiche” destinate a rimanere vuote, sarebbe più opportuno investire in strutture igieniche essenziali e dignitose per gli esseri umani. Parliamo di semplici cabine prefabbricate, in acciaio, totalmente gratuite come si conviene nei principali parchi del Nord Europa , che consentirebbero a tutti di frequentare le Cascine senza dover pianificare strategie di sopravvivenza vescicale.
In sintesi: si prega cortesemente di ripulire e rendere funzionale l’esistente Hotel per Insetti (evidentemente preferiscono Airbnb) e di destinare i fondi all’installazione di bagni pubblici e gratuiti. Ma si, diciamocelo francamente: tra un’ape senza casa e un cittadino senza bagno, forse quest’ultimo meriterebbe una piccola priorità.