Costa San Giorgio, il caso degli ex conventi: dopo anni di scontro si apre uno spiraglio di dialogo con Palazzo Vecchio

Foto: Francesco Bini su Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0

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Un progetto controverso nel cuore dell’Oltrarno: La lettera pubblica e il confronto alle Murate

 

Una targa in via de’ Bardi ricorda un editto di Cosimo I de’ Medici del 1565, con cui il duca proibì di ricostruire gli edifici di un colle più volte crollato per l’instabilità del terreno. Cinque secoli dopo, quella stessa fragilità torna al centro di una controversia che da anni divide la città: la trasformazione degli ex conventi medievali di Costa San Giorgio, affacciati su Palazzo Pitti, il Giardino di Boboli e Forte Belvedere, in un grande albergo di lusso con parcheggi, viabilità e servizi sotterranei scavati nella collina.

L’intervento, autorizzato nel dicembre 2021 dall’amministrazione guidata da Dario Nardella, insiste su un’area storicamente delicata, il cosiddetto “Poggio delle Rovinate”, teatro di frane già in età rinascimentale. Fin dall’approvazione, il progetto è stato duramente contestato da studiosi, architetti, accademici e cittadini, che hanno dato vita a una maratona oratoria civile in piazza e a un manifesto sottoscritto da centinaia di persone. Le loro posizioni sono confluite in un dossier diffuso online e in un progetto di urbanistica partecipata, il “Laboratorio Belvedere”, ammesso a finanziamento dalla Regione Toscana ma rimasto, secondo i promotori, lettera morta a Palazzo Vecchio.

Negli anni, Idra e altre realtà civiche hanno depositato osservazioni tecniche dettagliate, presentate anche in Commissione Urbanistica, che segnalavano criticità sul piano del carico urbanistico, della sicurezza e della sostenibilità idrogeologica – rilievi condivisi anche dal direttore delle Gallerie degli Uffizi – oltre a problemi di mobilità, accessibilità e tutela paesaggistica in piena area Unesco. Nonostante ciò, lamentano i comitati, l’amministrazione comunale avrebbe rifiutato qualsiasi confronto diretto.

A quattro anni dalla delibera del Consiglio comunale, i lavori risultano però fermi. Un arresto che, secondo Idra, potrebbe essere legato proprio alle difficoltà emerse in fase di progetto esecutivo, in particolare per quanto riguarda gli scavi e il drenaggio delle acque in prossimità di Boboli. Da qui la richiesta, avanzata nei mesi scorsi, di un incontro informativo con la Direzione Urbanistica per chiarire lo stato dell’arte e le prospettive dell’intervento. La risposta dell’assessora all’Urbanistica Caterina Biti, arrivata ad agosto, si è limitata all’invio dei link a tre Permessi di Costruire, rinviando ogni informazione sull’avanzamento dei lavori al soggetto privato. Una modalità giudicata insufficiente dai promotori, che il 10 dicembre hanno reso pubblica una lettera indirizzata all’assessora, sollevando il tema del diritto dei cittadini alla trasparenza su un bene considerato “tesoro della storia, della cultura e dell’umanità”.

Il giorno successivo, però, qualcosa sembra muoversi. Alle Murate, durante il Festival internazionale di Architettura in video, l’assessora Biti ha ricevuto pubblicamente la lettera e il dossier “Laboratorio Belvedere, o della partecipazione negata”, consegnati dal presidente di Idra davanti a studenti e docenti. E proprio in quel contesto, rispondendo indirettamente alle critiche, l’assessora ha aperto a un possibile cambio di passo.

«Le cose complesse sono anche le più interessanti – ha dichiarato –. Problemi complessi portano a scelte difficili, che spesso creano malumori. La lettera la leggerò con assoluta attenzione. Quello che chiedo è di non portare soltanto problemi, ma anche soluzioni». E ha aggiunto: «In questa cosa io ci sono, mi metto a confrontarmi con chi solleva questioni ma porta anche soluzioni. Abbiamo un patrimonio inestimabile da conservare, ma anche da gestire e far vivere: lasciarlo crollare non è gestione né conservazione».

Parole accolte con favore dai rappresentanti di Idra e di Italia Nostra Firenze, presenti all’incontro, che hanno subito formalizzato la richiesta di calendarizzare un confronto con una delegazione congiunta. Nella comunicazione inviata all’assessora, l’associazione ha ricordato che l’intero percorso di mobilitazione e proposta sviluppato dal 2020 in poi rappresenta proprio quell’esempio di “urbanistica partecipata” invocato da Biti, e che all’epoca dell’approvazione del progetto l’attuale assessora non sedeva in giunta.

Resta ora da capire se alle dichiarazioni seguiranno atti concreti. Dopo anni di scontro e silenzi, il caso Costa San Giorgio potrebbe entrare in una nuova fase. Per una città come Firenze, stretta tra tutela del patrimonio, pressioni turistiche e diritto alla residenza, l’esito di questo confronto potrebbe diventare un precedente emblematico.

Foto: Francesco Bini su Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0