Donzelli annuncia due centri “anche senza il via libera della Regione”, Fossi (Pd) pronto a una battaglia politica: “Scelte autoritarie e inefficaci”
In Toscana la sicurezza è ormai al centro dello scontro politico, alimentato da dati sempre più preoccupanti sulla criminalità e da posizioni inconciliabili tra Governo e Regione. Oggi, intervenendo a un incontro in piazza Dalmazia per la presentazione dei candidati FdI per le prossime regionali nel collegio Firenze1, Giovanni Donzelli, parlamentare di Fratelli d’Italia e responsabile nazionale dell’organizzazione del partito, ha ribadito con chiarezza la linea del centrodestra: “Ho chiesto al ministro degli Interni personalmente di proseguire come avevamo promesso, cioè il Cpr in Toscana si fa anche senza l’ok della Regione Toscana e così andrà”.
Donzelli ha anche spiegato che non sarà sufficiente un solo Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr), ma ne serviranno due: uno per i migranti irregolari, l’altro per contrastare lo spaccio, fenomeno sempre più diffuso nei centri urbani della regione. “In queste ultime giornate è emersa anche una proposta importante del Governo sui Cpr per gli spacciatori, c’è la volontà di allontanare lo spaccio dalle strade, la criminalità diffusa che c’è sui nostri territori. C’è anche il problema che quando un poliziotto o un carabiniere arresta uno spacciatore, dopo poche ore, lo ritrova per strada e quindi serve un Cpr anche per gli spacciatori. In Toscana ne servono due di Cpr” ha aggiunto. Dello stesso avviso anche il senatore fiorentino di FdI Paolo Marcheschi, che ha parlato di una situazione ormai insostenibile: “La necessità di due Cpr in Toscana, uno destinato ai clandestini e uno per gli spacciatori, è dettata non solo dal buon senso, ma dall’evidenza dei fatti. Penso a Firenze, capoluogo nel quale gli eventi criminali sono ormai costanti. Siamo colpiti dal fatto che la Toscana sia una delle poche regioni che persevera a fare ostruzionismo insensato sulla realizzazione del Cpr”.
Parole dure che trovano terreno fertile in una realtà sempre più segnata da insicurezza e degrado urbano. Secondo l’ultima classifica del Sole 24 Ore sull’indice di criminalità, Firenze è la seconda città più pericolosa d’Italia per numero di reati denunciati in rapporto alla popolazione. Solo Milano la supera. A Prato e Livorno la situazione non è migliore: entrambe si collocano tra le prime dieci città italiane per incidenza di crimini, mentre in tutta la regione crescono furti, rapine, aggressioni, reati legati alla droga e violenze sessuali. Le rapine a Firenze, in particolare, sono aumentate del 56% in un solo anno. In parallelo, l’economia illegale e sommersa toscana ha raggiunto cifre da capogiro, sfiorando l’11% del PIL regionale, con una componente criminale valutata in almeno 1,2 miliardi di euro.
Eppure, di fronte a questa realtà, la risposta della Regione è di segno opposto. Emiliano Fossi, segretario toscano del Partito Democratico, ha risposto duramente alle dichiarazioni di Donzelli, difendendo l’approccio della giunta e promettendo battaglia: “Le dichiarazioni dell’onorevole Donzelli di voler procedere ‘anche senza l’ok della Regione’ sui centri per il rimpatrio in Toscana, dimostrano ancora una volta l’atteggiamento autoritario di questo governo, che preferisce l’imposizione al confronto democratico”. Fossi non solo rigetta il modello dei Cpr, ma ne denuncia anche l’inefficacia strutturale: “I Cpr non sono la soluzione ai problemi della sicurezza e dello spaccio: l’esperienza dimostra che questi centri non affrontano le cause strutturali dei fenomeni migratori e della criminalità, ma rappresentano veri e propri centri di detenzione dove vengono negati i diritti umani”.
Secondo Fossi, “La Regione Toscana non fa ‘ostruzionismo senza senso’ ai Cpr: porta avanti una politica seria e responsabile basata sulla legalità e l’integrazione attraverso un modello di accoglienza diffusa che il governo tenta di distruggere con ogni mezzo”.
Tuttavia, mentre il dibattito politico si accende, i cittadini toscani affrontano ogni giorno le conseguenze concrete del degrado urbano e dell’insicurezza. Il contrasto fra l’urgenza percepita sul territorio e la linea ideologica del PD alla guida della regione rischia di diventare una frattura sempre più profonda.
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