Dal distretto tessile. I dubbi di Corertex sul nuovo decreto Epr: “È penalizzante”. Dubbi sul “recupero energetico” dei rifiuti tessili

corertex assemblea aprile 2025
Il Consorzio per il riuso e il riciclo tessile non nasconde i timori dopo l’ultima revisione ministeriale. “Obiettivi di recupero deludenti, conflitto di interessi sulla possibilità di recupero energetico, non equa distribuzione dell’eco-contributo e rischio introduzione regolamento Reach: ecco tutti i nodi per il distretto”.

 

“Torniamo a chiedere alle istituzioni locali di sostenere il distretto nella richiesta di un’equa stesura del testo sulla responsabilità estesa del produttore. Anche alla luce dell’ultima bozza ministeriale appare evidente la necessità di una modifica sostanziale del contenuto dell’Epr. Perché oggi c’è la netta preoccupazione che si possa penalizzare o addirittura mettere a rischio l’esistenza stessa del distretto”. L’assemblea per l’approvazione, giunta all’unanimità, del bilancio 2024 ha rappresentato l’occasione per il Corertex, Consorzio per il riuso e il riciclo tessile, di fare il punto sulle normative che modificheranno sensibilmente la gestione dei rifiuti tessili nel prossimo futuro. Non ultima quella legata alla responsabilità estesa del produttore, dove l’ultima bozza ministeriale ha sollevato non poche perplessità e preoccupazioni sia nel settore del riuso che in quello del riciclo.

“Una prima analisi da fare sul testo è relativa agli obiettivi di recupero dei rifiuti tessili – spiegano il presidente Raffaello De Salvo e il vicepresidente Fabio Marseo -. Parlare di recuperare entro il 2026 il 15% in peso sull’immesso nel mercato dai produttori e importatori è un obiettivo molto deludente. Perché oggi fra riuso e riciclo si recupera già l’80%. In una prima bozza si parlava di recuperare recuperare il 25%, ora si butta giù sensibilmente questo obiettivo, perché? Non solo. Nella prima bozza si diceva che il recupero energetico di questi rifiuti non poteva essere superiore al 10%. Adesso questa previsione sparisce. Un duplice dato estremamente penalizzante per il distretto”.

A proposito di recupero energetico, cioè della possibilità di bruciare i rifiuti tessili per trasformarli in energia, il Corertex fa notare un evidente conflitto di interessi presente nella bozza ministeriale. “Si dice che il ministero, con il supporto di Ispra, su indicazione dei produttori, definirà le percentuali di recupero energetico dei rifiuti tessili – proseguono a Corertex -. Questo crea un chiaro conflitto di interessi, perché bruciare questi rifiuti è la strada più facile ed economicamente vantaggiosa. Peccato però che abbia l’impatto peggiore sull’ambiente. Il rischio è quindi che si possa spingere per bruciare quanti più rifiuti possibili a discapito dell’ambiente. Ma dato che i cittadini versano un eco-contributo affinché i rifiuti tessili vengano inseriti in un circolo virtuoso di crescita economica e sostenibilità ambientale, allora perché dare la possibilità di spingere in favore dell’interesse economico? Questo equilibrio fra crescita economica e sostenibilità noi lo conosciamo bene nel distretto tessile pratese, dove da sempre viviamo un contesto di simbiosi industriale. Quindi è opportuno che il sistema Epr prenda questa simbiosi da esempio, dove si incentiva al massimo riuso e riciclo nell’ambito di un dialogo costante fra pubblico e privato”.

La terza critica riguarda il modello di ripartizione del valore economico derivante dall’Epr. “Il modello preso a riferimento è quello dei Raee, dove l’83% del valore economico va in capo ai produttori – continuano dal Corertex -. Viene quindi meno l’equa distribuzione di questo valore lungo la filiera. Ciò significa impedire di crescere e di effettuare investimenti ai produttori di materie prime e ai gestori dei rifiuti. Un simile modello significa limitare sensibilmente gli investimenti del nostro distretto”.

L’ultima preoccupazione riguarda l’applicazione del regolamento Reach al settore riuso, che andrebbe a imporre limiti insostenibili sull’uso delle sostanze chimiche. “Introdurre questo regolamento anche per il riuso significherebbe dovere effettuare analisi su ogni singolo capo da reimmettere sul mercato – concludono Marseo e De Salvo -. Di conseguenza si porrebbe fine alla stessa filiera per insostenibilità dei costi. E lo stesso concetto vale per il settore del riciclo. L’ultima bozza di Epr è quindi decisamente peggiorativa delle precedenti. E a proposito di decreti in via di stesura non nascondiamo lo scetticismo sull’End of Waste e sull’indirizzo dei tecnici di portare la fine della qualifica di rifiuto alla fibra tessile. Di fatto, tutto ciò che c’è a monte, come sfilacciature meccaniche e commercianti di materia prima seconda che ancora deve essere sfilacciata, si ritroverebbero a trattare rifiuti. Una scelta evidentemente deleteria e penalizzante per il distretto”.

Fonte: Ufficio Stampa