Dino Campana, 140 anni dopo: ritrovati documenti inediti

Inedito Dino Campana

Tempo di ritrovamenti e divulgazioni di documenti inediti su Dino Campana: veri tesori per gli appassionati del genio di Marradi, a 140 anni dalla nascita.

 

Cresce l’interesse per gli autografi: documenti scritti, note e postille poco conosciute e utili non solo a tracciare il percorso di vita ma anche ad approfondire il senso più profondo della poesia di Dino Campana.

 

di Rodolfo Ridolfi (già sindaco di Marradi)

Leggo con piacere che l’ultimo ritrovamento, presso privati, dell’edizione Opere di François Villon con prefazione, glossario e note di Paul Lacroix, pubblicata nel 1910 da Ernest Flammarion e annotazioni autografe di Campana potrà essere visionato a Marradi entro l’estate 2025. Del libro appartenuto a Dino Campana si erano perse le tracce.

François Villon Dino Campana inedito

Franco Mattacotta nel 1941 nell’articolo Dino Campana ed alcuni suoi inediti su Prospettive la rivista diretta da Curzio Malaparte scrive: “Quanto al Villon, ho qui l’esemplare che Dino portava con sé nell’estate del 1916, per le contrade del Mugello, esemplare tutto gualcito e postillatissimo: e mi pare esso dia la prova sicura della predilezione che Dino nutrì per il cantore della Ballade des Pendus. (Cacho Millet nel suo libro Souvenir d’un Pendù dal villoniano titolo preso da una dedica dello stesso Campana al poeta triestino Dario De Tuoni riporta nella prima pagina in alto a destra l’Epitaffio di Villon: Non siate dunque del branco nostro)”. “…Se un nome si volesse fare, sarebbe se mai quello di un poeta francese quasi contemporaneo di Dino: Jean Rictus, il poeta dei Soliloques des pauvres, libro ch’io ebbi fra le mani or è un anno e che mi suggerì la possibilità di un parallelo tra il suo autore e quello dei Canti Orfici. Ma il nome di Villon mi risalta agli occhi sfogliando il taccuino di Campana, dove figura in un foglietto nel mezzo d’una singolare lista d’altri poeti: Mistral Elskamp, De Vigny, Eschilo, Shakespeare, Prudhomme, Ronsard, Jean Lorrain, Daudet, Rostand, Wilde, Jammes. Singolare miscuglio: forse prodigo d’altri indizi rivelatori? Mancano ad ogni modo i nomi dei due che invece parrebbe dovessero figurare fra i primi: Francois Villon e Arthur Rimbaud”.

Nella Nuova Antologia il 1 ottobre 1941 il pittore poeta e scrittore Luigi Bartolini (Ancona 1892- Roma 1963) che fra il 1913 ed il 1914 a Firenze frequenta e fa amicizia con Dino Campana, nell’articolo Memorie su Dino Campana scriveva:

“…È Iddio che manda sopra la terra creature come Campana, e ve le manda un poco in pellegrinaggio, un poco a spasso, in missione. Bisogna credere alla missione che si riceve da Dio io vi credo. Quantunque Io dica e sostenga di essermi infilisteato e di saper fare, oggi, i miei barbari conti, nondimeno credo nella missione che Iddio affida ai poeti. Egli in fondo, fa come il fornaio; sala la massa. Sparge un pizzico di sale, ogni tanto, sulla farina impastata con il lievito umano. Questo sale siamo noi, i poeti. Questo sale fu Dino Campana. Il sale è Jacopone, è Villon, è Campana”.

“Sappiamo, che in casa Campana si parlava il francese, come usava nella borghesia del tempo. Dunque la sua era una conoscenza pratica, esercitata anche nelle letture dei poeti e nel vagabondaggio da emigrante in Francia e in Svizzera. Campana vive e scrive all’inizio del ’900 in cui la cultura letteraria francese, è fortemente permeata dalla attenzione non solo per le nuove proposte delle avanguardie ma anche dal fascino dell’antico (Villon e la poesia cinquecentesca della Pléiade) Sappiamo come in Campana siano variamente presenti contaminazione di Nerval, di Laforgue, di Huysmans, di Verhaeren come anche quella ben più antica di Villon”.

Nel 2017 alla Biblioteca Medicea Laurenziana si mostrarono i manoscritti delle prove che Dino Campana sostenne, senza successo, nel concorso indetto nel 1911 dall’Istituto di Studi Superiori, per l’abilitazione all’insegnamento del francese, esperienza a lungo ignota alle biografie contenuti nell’archivio degli Affari Risoluti, Biblioteca Umanistica, sede di Lettere che raccoglie le pratiche emesse e ricevute dalla Sezione di Filosofia e Filologia dal 1859 al 1930, immenso giacimento che offre molte notizie inedite. I quattro manoscritti: un tema in italiano (A zonzo per Firenze), uno in francese (Le repentir), un dettato e una traduzione dall’italiano al francese costituiscono le prove che Dino Campana sostenne in occasione del concorso indetto nel 1911 dall’Istituto di Studi Superiori di Firenze per l’abilitazione all’insegnamento delle lingue straniere nei ginnasi del Regno. Campana vi partecipò per il francese, ma a causa dei risultati negativi ottenuti negli scritti, purtroppo la sua conoscenza del francese aveva gravi carenze grammaticali e, soprattutto nel dettato, prese una grave insufficienza, arrivò decimo su undici candidati e venne bocciato.

Nel saggio in francese Le repentir (Il pentimento) Campana inizia: “Mi devo pentire di molte cose nella mia vita non ho mai conosciuto niente di più inebriante del fracasso di un treno che mi porta lontano dal passato o dell’ondeggiamento maestoso e pieno di sussulti di un battello che in silenzio annega le vecchie coste in lontananza. È vero, anche allora il pentimento ci prende, ma l’ignoto ha delle seduzioni così forti!”

Prosegue poi citando Werther, Baudelaire, il poeta del rimpianto sorridente Verlaine che non ha eguali in nessuna letteratura del mondo e ancora Racine, La Fontane, Hugo, non fu autore da pentirsi troppo della sua vita passata De Vigny, perdutamente nostalgico, de Musset, cervello senza equilibrio. I poeti che Campana ama non sono quelli della tradizione: hanno fatto del pentimento la cifra esistenziale della loro versificazione più riuscita. Lo stesso Campana, tuttavia, afferma di non credere al pentimento degli artisti così come a quello degli uomini in generale e al suo in particolare.

Il componimento in italiano A zonzo per Firenze è molto interessante perché contiene concetti, immagini e sintassi che verranno riprese ne Il Più Lungo Giorno e nei Canti Orfici:

“Firenze si delinea nettamente nei miei ricordi ancora giovinetto il puro cielo spirituale lontano dalla terra come in nessun altro paese si risveglia in una nostalgia acuta verso le sorgenti più attive, più pure della vita e mi parvero un paradiso i suoi colli che sembrano cesellati da un Dio artista, pittore, orafo e scultore come gli artisti fiorentini del cinquecento e da cui guardai risplendere nella pianura felice la sua bellezza misteriosa, il miracolo finissimo del suo duomo di marmo. Nessuna anima sensibile può sottrarsi a questa atmosfera spirituale che avvolge Firenze, ed ogni volta che più tardi io vi sono tornato ho provato una commozione profonda a l’apparire del suo duomo. Stabilito qui da qualche tempo dapprima urtato dall’ambiente mi sono lasciato conquistare dalla fresca poesia delle sue tradizioni, dagli schietti costumi del sua popolo e ho trovato un’eco della poesia di Poliziano e delle maggiolate nel tenace errore di questa Gente Bocca baciata non perde ventura che sapore quattrocentesco ha questo verso di una canzonetta d’oggi. (Mario Bejor ricordava come nel periodo bolognese Dino amasse cantare quest’aria spesso estasiato) Visito spesso i musei in questi giorni di languida primavera e sono i quadri del Botticelli e l’adorabile semplicità dei Primitivi quello che istintivamente ricerco. Nessuno come loro seppe esprimere l’estasi devota e l’umiltà”.

Scrivevo nell’aprile 2012:

“I contatti e le relazioni faentine di Dino Campana sono essenziali per comprendere meglio la sua poetica, la sua immensa cultura e la sua straordinaria personalità. Oggi con il ritrovamento, grazie a Davide Servadei della Ceramica Gatti, che ne conserva l’ originale, del certificato di identità personale del Comune di Faenza N.132 del 31 maggio 1900 rilasciato a Dino Campana per uso scolastico in occasione dell’esame di licenza ginnasiale, offriamo agli studiosi campaniani un inedito documento che traccia le caratteristiche somatiche del quattordicenne Dino”.

Regno d’Italia-Provincia di Ravenna-Comune di Faenza

 

Il sindaco certifica che Campana Dino dei viventi Giovanni e Lutti (Luti) Fanny, di anni 14, studente nato a Marradi e qui residente, il quale dichiara di volersi presentare agli esami di licenza presso il locale Regio Ginnasio, è fornito dei seguenti connotati:

Statura: mt. 1.62

Corporatura: giusta

Colorito: naturale

Capelli: biondi

Occhi: chiari

Ciglia: bionde

Barba

Naso: schiacciato

Bocca: media

Fronte: regolare

Mento: ovale

Segni:

Attesta inoltre che lo stesso Sig.Campana Dino ha firmato in sua presenza il presente Certificato d’identità personale.

Dino Campana

Faenza 31 maggio 1900

Il Sindaco T. Cicognani”.

Insieme a questo documento segnaliamo la copia dei Canti Orfici, edizione Ravagli Marradi (1914), con dedica al pittore futurista faentino Giovanni (Giannetto) Malmerendi, dove possiamo leggere all’amico Malmerendi in segno di stima Dino Campana. La copia autografata è stata esposta al Museo San Francesco di San Marino nel 2006, insieme ad alcune lettere di Boccioni e Marinetti a Malmerendi. In quegli anni la bottega di Riccardo Gatti era punto d’incontro di molti futuristi.

Giannetto Malmerendi (Faenza 1893-Cesena1968), di otto anni più giovane di Campana, che nel 1908 entra a far parte del Cenacolo Baccarini, quando il poeta pubblicherà i Canti Orfici, nel 1914, si avvicinerà al movimento futurista in occasione della famosa conferenza tenuta da Marinetti all’Università di Bologna il 19 gennaio. Dino Campana, si sa, ebbe molti contatti con i futuristi scrisse anche la poesia, Traguardo (Giro d’Italia-Primo arrivato al traguardo di Marradi), dedicata a Marinetti e la spedì a Milano alla sede del movimento in corso Venezia. Sulla spinta di tali suggestioni e, in particolare, della ricerca plastico-dinamica di Umberto Boccioni, romagnolo nato a Reggio Calabria nel 1882, eseguì dipinti e disegni fra i quali:

Energie elettriche, Moto+luce+rumore (Tunnel Umberto I, Roma) e Ritmo d’oggetti, ispirati ai temi che caratterizzano il movimento: dinamismo e velocità che espose all’inizio del 1915, periodo al quale risale il suo sodalizio col gruppo fiorentino, nella sua prima personale all’albergo Corona di Faenza. All’inaugurazione era presente anche Filippo Tommaso Marinetti che declamò delle poesie. Giannetto Malmerendi è anche l’autore del ritratto di Lamberto Caffarelli (1880-1963), musicista poeta pensatore, come recita l’epigrafe che campeggia sulla sua casa, che a Padre Albino Varotti confidò di avere conosciuto Dino Campana e anche Sibilla Aleramo. Anche Caffarelli, maestro di cappella ed organista nella cattedrale di Faenza, ebbe rapporti anche con il cosiddetto Cenacolo Baccarini e qui probabilmente conobbe Campana con il quale è immortalato nelle foto (riproposte dalla ricerca di Stefano Drei) di Achille Cattani del 1912 all’Acquacheta con Giacomo Mazzotti e i fratelli Bosi.

Il documento d’identità che pubblichiamo aggiunge un importante tassello al Campana giovinetto che dopo aver frequentato le elementari a Marradi si trasferisce a Faenza, in Via Bondiolo all’attuale numero civico 16, non lontano dai Salesiani dove nel 1897 è iscritto alla terza ginnasio mentre il suo parente di Modigliana Michele Campana frequenta la seconda.

La copia dei Canti con dedica a Malmerendi aggiunge il futurista faentino a Mazzotti, Caffarelli, i fratelli Bosi e Achille Cattani, gli amici del Viaggio della Montagna verso La Verna, al novero degli amici di Dino Campana.