Il consigliere Palagi propone di chiudere Sollicciano in nome di un “cambio di paradigma”. Nel frattempo, Firenze è seconda in Italia per criminalità.
Mentre Firenze è alle prese con un’impennata di reati che la consacra al secondo posto in Italia per criminalità (65,3 reati ogni 1.000 abitanti nel 2024, dietro solo a Milano), tra rapine, scippi, furti in casa e aggressioni ormai all’ordine del giorno, il consigliere Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune) ha ieri lanciato, con invidiabile flemma, un ordine del giorno (respinto) per chiudere il carcere di Sollicciano.
“Non è una provocazione”, ha tenuto a precisare, ma un “cambio radicale di paradigma” – espressione che a dirla tutta sembra uscita fresca fresca da un seminario della Scuola di Francoforte più che da un’aula consiliare. L’idea è smettere di costruire carceri e iniziare a “svuotarle”, immaginando un futuro a base di giustizia riparativa, prevenzione e coinvolgimento delle istituzioni pubbliche. Nel frattempo, mentre quartieri come San Jacopino o Sant’Ambrogio diventano teatro quotidiano di furti, molestie e accoltellamenti, la politica cittadina trova il tempo per interrogarsi sulla filosofia riparativa e i suoi corollari: politiche preventive, percorsi di reinserimento, lotta all’emarginazione e al disagio psicologico, diritto alla casa, accesso ai servizi pubblici.
Sull’altro versante, Alessandro Draghi di Fratelli d’Italia non le manda a dire: “Per me il motto anarchico ‘fuoco alle galere’ rimane una mera provocazione: chiudiamo i carceri e lasciamo i criminali a zonzo? Suvvia!” La visione del consigliere, su questo punto, non potrebbe marcare una distanza più netta: “Al netto del fatto che anche le case circondariali devono garantire standard di vivibilità e dignità per tutti – ritengo che il penitenziario debba fungere da strumento di punizione e rieducazione, dissuadendo coloro che sono tentati dal compiere altri reati e “correggendo” coloro che hanno sbagliato, con severità e rigore. La maggior parte dei detenuti, oltretutto, è di origine straniera, rappresentando un costo enorme per le casse pubbliche. Costoro andrebbero rimpatriati senza se e senza ma. Oltre a danneggiarci fuori dal carcere siamo costretti a mantenerli anche dentro.”
Un dibattito, insomma, tra utopie accademiche e fiammate securitarie, ma intanto i cittadini continuano a domandarsi chi, nella realtà, si stia occupando di fermare scippi, furti e violenze nella nostra martoriata città. Draghi chiama Palagi “eversivo”, Palagi ricama su battaglie accademiche e giustizia riparativa. Ma dove sono le azioni concrete per dare sicurezza ai cittadini? Dov’è l’alternativa reale al dilagare delle rapine, alle violenze, ai furti?
C’è chi sogna la giustizia riparativa e chi invoca l’espulsione immediata, ma in mezzo rimane una comunità che ha bisogno di risposte immediate, non di esperimenti sociologici o crociate accademiche. E mentre i paradigmi vanno e vengono, Sollicciano resta quel che è, con tutti i suoi problemi strutturali.