Firenze, il passato che non passa mai: la cerchia arnolfiana scoperta in piazza Beccaria congela il cantiere della tramvia

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Quattro mesi di stop al cantiere per deviare le condotte idriche senza intaccare le mura duecentesche

 

La storia riemerge dal sottosuolo e ferma il tram, ancora una volta, a Firenze, dove il passato riesce sempre a sorprendere solo chi finge di non conoscerlo: in piazza Beccaria, durante gli scavi per la linea tramviaria 3.2.1 verso Bagno a Ripoli, sono tornati alla luce i resti della terza cerchia muraria medievale, quella arnolfiana costruita tra Duecento e Trecento, vista crescere anche dal giovane Dante Alighieri, proprio nel punto in cui il cantiere doveva ospitare il passaggio dei sottoservizi; una scoperta che sulla carta non ha nulla di eccezionale in una città stratificata come Firenze, ma che nella pratica comporta uno stop stimato tra i tre e i quattro mesi, tempo necessario a rivedere il progetto e a deviare le condotte idriche di Publiacqua, con tubazioni speciali che dovranno essere prodotte persino in Polonia.

Il blocco pesa su un’opera contestata e molto cara all’amministrazione Funaro, ma soprattutto su un’infrastruttura finanziata dal Pnrr, il che impone il completamento entro il 2026 senza possibilità di sforare. La Soprintendenza ha già chiarito che le mura non verranno rimosse né musealizzate: saranno studiate, documentate e poi ricoperte, scelta tecnicamente comprensibile ma capace di alimentare il paradosso fiorentino di cantieri fermi per mesi per salvare reperti destinati a tornare invisibili.

Palazzo Vecchio, con la sindaca Sara Funaro e l’assessore Andrea Giorgio, cerca soluzioni rapide e “snelle”, ribadendo che i lavori non possono permettersi lunghe interruzioni, mentre in città monta un sarcasmo diffuso: chiunque conosca la storia urbanistica sa che i viali di circonvallazione sorgono proprio sull’antica cerchia abbattuta nell’Ottocento dal Poggi, e che scavare lì senza incontrare mura medievali era l’unica vera ipotesi improbabile. Così, tra indignazione, ironia e rassegnazione, Firenze si scopre ancora una volta impreparata a ciò che era ampiamente prevedibile.

Foto Copertina: Copyright Jacopo Bianchi

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