Il referendum ha “spaccato i sindacati sul lavoro”, ma anche in Toscana il “campo larghissimo” ha fatto flop.
Se per la sinistra sarà motivo di riflessione, il flop del referendum dà manforte alla destra che ha spinto fin da subito per l’astensione; non solo, nemmeno la Toscana, dove pure si registrano percentuali superiori alla media nazionale, supera il quorum. Non tardano ad arrivare le reazioni dal partito della premier Giorgia Meloni.
“Nonostante le abbiano provate tutte, dall’appello al voto in pieno silenzio elettorale all’utilizzo improprio dell’alert system in alcuni Comuni, alla mobilitazione di tutto il mondo variegato della sinistra, i registri elettronici di classe, anche in Toscana il campo larghissimo, ben più largo della coalizione che appoggia Eugenio Giani, non arriva neppure al 40%, e resta bene al disotto del quorum. E questo nonostante la discesa in gioco di un campo larghissimo con 5Stelle e sinistra in prima linea con CGIL e associazioni varie della galassia dell’ultra sinistra mobilitate per portare i cittadini al voto. I dati del referendum, su cui Giani & Co si sono spesi senza tregua, sono il miglior sondaggio del clima regionale: la Toscana è contendibile”.
Così Diego Petrucci, consigliere regionale e vicecoordinatore regionale di Fratelli d’Italia commentando i dati dell’affluenza alle urne ai referendum dell’8 e 9 giugno, che poi passa ad analizzare il voto in Toscana.
“I toscani non credono più a questa sinistra che ha voluto spaccare i sindacati sul tema del lavoro e non è riuscita nell’intento di far quantomeno sussultare per un secondo il Governo Meloni – conclude – . Adesso è il momento di correre a più non posso fino alla data del voto, ma bisogna sciogliere quanto prima la riserva sul nostro candidato Alessandro Tomasi”.