Tempo d’inchieste e di conti da fare per il Partito Democratico, nel momento in cui la Riforma Nordio ha dato la stura a un’ondata di indagini sui misfatti finanziari e burocratici del partito di Elly Schlein, anche se riguardanti principalmente gli esponenti della corrente rivale degli ex renziani. Prato, Milano, Bologna, Pesaro sono i casi più eclatanti, anche se a Messina l’effetto della riforma si è rivelato un boomerang per la sezione locale di Fratelli d’Italia.
E Firenze?
A Firenze tutto sembra tacere, nonostante l’esposto sui finanziamenti elettorali dell’attuale sindachessa Sara Funaro abbia sollevato un polverone mediatico unanime su tutte le principali testate e abbia costretto a un pietoso tentativo di difesa i diretti interessati. Sebbene l’effetto di quel piccolo tsunami sia sostanzialmente passato, molta è la carne che si potrebbe mettere sul fuoco anche da quel punto di vista, se si volesse. Anche perché i sistemi apparentemente più stabili ma problematici, quando si scatenano sommovimenti tutt’intorno, sono quelli che poi cadono con più violenza. La Storia ne offre tanti esempi.
Il mandato Funaro, seppur ancora “giovane” con solo un anno di esecutivo all’attivo, si sta tragicamente caratterizzando per una continuità già annunciata e mai messa in discussione rispetto alla prassi del decennio nardelliano, sfociata nell’ecocidio [1] che si sta verificando sotto i nostri occhi in tutti e cinque i quartieri della nostra città, con l’abbattimento di centinaia e centinaia di alberi in maggioranza sani e tutt’altro che pericolosi, e nella drastica e forzata accelerazione di tutte le varie “grandi opere” iniziate alcune addirittura ai tempi di Domenici; l’attuale assessore alla Mobilità Andrea Giorgio (PD) ha ammesso candidamente di aver voluto dare impulso in contemporanea a tutti i cantieri e i lavori pubblici «da fare», ufficialmente «per finire quanto prima», di fatto per arraffare quanti più possibili contributi e fondi sia da Roma che da Bruxelles sullo sfondo della crisi generale e strutturale del sistema piddino, su cui però si sono retti e continuano a reggersi sostanzialmente tutti. Un esempio? La CMB di Carpi, parte della Legacoop e “firma” di tutti i cantieri tranviari a Firenze, ha recentissimamente ricevuto un finanziamento di 20 milioni di euro da Mediocredito Centrale [2], un istituto bancario con sede a Roma di proprietà di Invitalia, a sua volta partecipata interamente dal Ministero delle Finanze al cui capo vi è Giancarlo Giorgetti, dirigente ormai di lunga data della Lega di Matteo Salvini.
Nello specifico, sappiamo che la nostra tranvia, per ammissione dell’assessore alla Mobilità omonimo del ministro ma di nome Stefano e tesserato PD, è venuta a costare 16.5 milioni di euro a chilometro soltanto sulle linee 2 e 3, senza contare «i costi relativi ai lavori accessori come quelli sui sottoservizi, le opere di sistemazioni urbanistiche delle aree interessate dai percorsi tranviari, le opere d’arte (ovvero i ponti, i sottopassi, il deposito, la stazione ipogea) e il costo del materiale rotabile, ovvero dei 29 tram acquistati per il servizio delle linee 2 e 3» [3], più eventuali penali da 30 milioni per le ditte coinvolte. Contando anche i 50 milioni a chilometro della linea tranviaria verso Bagno a Ripoli, otteniamo solo in quest’ultimo caso un costo totale di 367.259.000€ [4], che sale verso il miliardo se vi sommiamo i 570 milioni per la linea 4 (230 milioni per la linea 4.1 Leopolda-Piagge, 283 milioni per la 4.2 Piagge-Campi Bisenzio e circa 60 milioni per strade e parcheggi). Miliardo raggiunto in pieno, al contrario, per la realizzazione della Stazione Foster, i cui lavori si sono peraltro interrotti per poi ripartire in un secondo momento [5].
C’è però il caso ancor più eclatante dei costi “gonfiati” in corso d’opera: è il caso dei 60 milioni aggiuntisi ai 440 inizialmente previsti per l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola, che hanno portato la cifra totale a 600 milioni. In essa rientrano i 173 milioni del nuovo terminal e i 63 dei 2.200 metri di pista inclinata verso l’autostrada [6]. Ma è anche il caso del quasi-raddoppiamento dei costi per la Scuola Marescialli e Brigadieri: 450 milioni contro i 270 stimati all’inizio [7], secondo la Corte dei Conti, in cui solo nel Lotto B si è sforato il budget a disposizione di quasi un milione di euro, per una spesa esatta di 28.059.693€ rispetto ai 27.336.116 stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti [8].
Un altro capitolo della novella dello stento dei lavori riguarda lo Stadio Franchi. Appena un mese fa sono stati sbloccati 55 ulteriori milioni per la riqualificazione, che portano il costo complessivo dell’operazione a 200 milioni [9], in cui si comprendono 151 milioni messi dal Comune di cui 100 impiegati nel primo lotto, oltre 90 milioni della gara d’appalto [10], più di 23 milioni di costo della manodopera e 4 milioni in oneri per la sicurezza [11].
Più sfumate e generiche le cifre attinenti al progetto di costruzione delle nuove piste ciclabili in tutta la città, molte delle quali costruite in modo irrazionale per interrompersi a metà strada o di fronte a cantieri abbandonati: si va dai 30.000€ ai 250.000€ per chilometro [12], che ha portato a numeri come 450.000€ per la viale Gramsci-viale Mazzini [13], 587.511€ per un collegamento con la stazione di Rovezzano [14], 950.000€ per 2,6 km di piste sui lungarni e nel centro storico [15] a fronte di 400.000€ solo all’Isolotto [16] e addirittura 1.345.000€ per un mero collegamento tra via Gubbio e il parco [17], secondo dati forniti in questi ultimi due casi dallo stesso Comune di Firenze. Tutto coperto, a quanto si dice, da 3 milioni di euro in fondi dal PNRR. Con i 30 milioni della ristrutturazione del Mercafir [18] questi lavori, che già solo nel contesto della tranvia hanno generato un sensibile impatto sui prezzi degli immobiliari anche in periferia, come riconosce anche un’infografica del Comune [19], arriviamo a un quantitativo totale di 2.100.991.551€ che girano soltanto nelle mura del Comune di Firenze, con qualche piccolo, incidentale e recentissimo traboccamento a Bagno a Ripoli.
La domanda che ha aperto questo articolo non è retorica: l’amministrazione afferma che i fondi vengono presi dal PNRR, ma si tratta di un’evidente falsità dal momento che, se la matematica non è un’opinione, sappiamo che di esso i fondi destinati a Firenze sono “solo” 500 milioni di euro. Anche aggiungendovi le voci relative al Fondo per l’avvio delle Opere Indifferibili (174 milioni) e al Piano per gli Investimenti Complementari (98 milioni) [20], arriviamo a 772 milioni, ben lontani dai due miliardi e passa che abbiamo testé calcolato.
Chiediamo dunque all’assessore Giorgio, oltre a quali siano le sue effettive competenze per gestire un assessorato come quello alla tranvia (avendo quindi tra le mani, come abbiamo visto, quasi un miliardo di euro) dal momento che dal suo curriculum risulta tutt’altro [21], da dove arrivi questo abbondante miliardo di differenza e se vada poi restituito agli eventuali “benefattori”. In ciò, peraltro, non abbiamo contato altri folli progetti, come quello, da quasi due milioni di euro, per la tettoia del mercato di Sant’Ambrogio. Il tutto sempre, naturalmente, se non è intento ad aprire altri cantieri e iniziare nuovi lavori con le ditte dal recente passato tutt’altro che limpido a cui il Comune con tanto zelo si affida [22]. Altrimenti, c’è sempre l’esempio pratese da poter seguire e superare lasciando il posto a personale più competente e desideroso di fare gli interessi dei fiorentini. Il genius loci non manca.
In copertina: Copyright Fotocronache Germogli