Videochiamate, serrature smart e PMS integrati: il sistema che funziona da anni fuori Italia e che ora diventa legittimo anche a Firenze
Di Roberto Vedovi
Per mesi il Comune di Firenze ha presentato la battaglia contro le «keybox» come la grande svolta nella lotta al turismo mordi-e-fuggi e agli affitti brevi irregolari. Vietate con ordinanza, multate, sequestrate, demonizzate: «Una giungla da regolare», tuonava Palazzo Vecchio. La sindaca Sara Funaro aveva parlato di «divieto alle keybox come giusta strada», l’assessore al turismo Jacopo Vicini celebrava la «tutela della città storica» e quello alla sicurezza urbana Andrea Giorgio ordinava i blitz dei vigili con le tronchesi in mano. Peccato che il Consiglio di Stato, con sentenza depositata il 21 novembre (che sospende e annulla gli effetti della pronuncia del Tar Lazio del 27 maggio), abbia confermato sì l’obbligo di riconoscimento «de visu», ma abbia contemporaneamente legittimato esplicitamente i sistemi di verifica video in tempo reale – cioè esattamente la pratica che da anni è diventata lo standard in tutta Europa, non solo per gli host privati ma anche per hotel, boutique hotel, ostelli e alberghi diffusi senza reception 24 ore su 24.
A Parigi, Amsterdam, Lisbona, Praga, Edimburgo e in centinaia di destinazioni turistiche europee, il check-in da remoto con videochiamata o app di riconoscimento facciale è routine: catene come Locke, Native o Zoku (hotel di sole camere con cucina) funzionano così da anni; migliaia di piccoli alberghi senza portiere notturno usano esattamente WhatsApp o FaceTime per identificare gli ospiti dopo le 22; piattaforme come Keycafe, Igloohome e Nuki sono integrate nei gestionali di Property Management System usati da strutture ricettive regolari, non solo da privati. Il Consiglio di Stato ha semplicemente detto: sì, si può fare anche in Italia, purché il volto e il documento siano visti in diretta dall’host o dal responsabile della struttura. Traduzione: Firenze ha fatto una guerra ideologica a un oggetto (la keybox) mentre il resto d’Europa aveva già voltato pagina da un lustro.
Come si aggira (legalmente) qualsiasi divieto comunale in 30 secondi – metodo 2025, già usato da mezza Europa? L’ospite arriva sotto casa (o in hotel senza reception); l’host o il receptionist avvia una videochiamata (WhatsApp, FaceTime, Google Meet, Zoom…); l’ospite mostra passaporto/carta d’identità e contemporaneamente il proprio volto; l’host fa screenshot o registra 5 secondi di video (obbligo di conservazione per eventuali controlli); inserisce i dati sul portale Alloggiati Web; apre la porta con serratura smart o codice temporaneo. Fine. Nessuna keybox, nessuna violazione, nessun controllo fisico richiesto. È lo stesso identico sistema usato da hotel 3 e 4 stelle a Londra, Vienna o Barcellona quando la reception chiude alle 23.
Per mesi Firenze ha fatto rimuovere migliaia di cassette (con tanto di foto-ricordo dei vigili), ha speso soldi pubblici in ricorsi, ha riempito i giornali di proclami.
Risultato? Ha vietato uno strumento che era già in via di estinzione e che in Europa nessuno usa più da anni, sostituito da sistemi molto più evoluti e – ora lo dice anche il Consiglio di Stato – perfettamente legali.
Risultato? Ha vietato uno strumento che era già in via di estinzione e che in Europa nessuno usa più da anni, sostituito da sistemi molto più evoluti e – ora lo dice anche il Consiglio di Stato – perfettamente legali.
La sindaca Funaro esulta: «Avevamo ragione noi». L’assessore Vicini: «La sentenza rafforza il nostro regolamento». Peccato che la sentenza non rafforzi un bel niente: conferma il divieto delle cassette (che nessuno difendeva più) ma legittima la pratica che tutto il continente usa da tempo – hotel compresi – rendendo la crociata fiorentina un costoso esercizio di retroguardia.Risultato pratico: domani a Firenze gli affitti brevi (e molti piccoli alberghi) continueranno esattamente come a Parigi o a Monaco di Baviera: con una videochiamata di 10 secondi.
La città ha dichiarato guerra al passato mentre l’Europa era già nel futuro. Il turismo «mordi-e-fuggi» ringrazia. E le keybox possono tranquillamente finire al museo, accanto ai gettoni del telefono e ai floppy disk: oggetti che Firenze ha demonizzato con anni di ritardo.
Foto: Copyright Fotocronache Germogli
