EPISODIO 1: LA “TERZA TORRE” IN STAND-BY?
Con le sue dichiarazioni della settimana scorsa, Eugenio Giani sembra voler riscrivere il copione di una saga urbanistica che si trascina ormai da quasi tre anni. La mitologica “Terza Torre” (se si possono chiamare torri i due vecchi fabbriconi degli anni ’70 di neanche 25 m di altezza che occupano il lotto) tanto voluta per l’area della Regione Toscana lungo Via di Novoli, adesso è stata ribattezzata la “Terza Area” — un nome che suona piuttosto innocuo e anodino per un progetto urbanistico che dovrebbe andare a costare oltre 60 milioni di euro del bilancio regionale.
Dopo aver incassato il pressing di un coro crescente di malumori, e in vista delle Regionali d’autunno, pare che il presidente della Regione voglia mettere in stand-by il progetto del nuovo palazzone della Regione, impacchettando la questione con una buona dose di realismo politico: «Non la faremo in questa legislatura». E finalmente: «Vediamo cosa decide il consiglio comunale». Mentre il presidente dell’Ordine degli Architetti di Firenze avverte: il confronto istituzionale non diventi il solito pretesto per vanificare il lavoro svolto dai progettisti e rallentare o affossare il progetto; le manifestazioni di contrarietà da parte della politica, dei comitati e dei residenti meritano un approfondimento trasparente e partecipato.
In effetti bisogna dire che fin dal principio, il pet-project di Giani aveva entusiasmato ben pochi fiorentini. Tanti quelli che non l’hanno mai voluta questa Terza Torre, a partire dai comitati cittadini: Novoli Bene Comune e Italia Nostra, preoccupati per un’ulteriore cementificazione che penderebbe come una spada di Damocle sul quartiere più antropizzato della città, hanno più volte chiesto un passo indietro, condividendo la proposta di una sede alternativa per i nuovi uffici nel Palazzo Ex-Telecom di viale Guidoni, a tuttoggi vacante. Non è rimasto in silenzio neppure il comitato Salviamo Firenze, che ha inscenato una protesta davanti alla malconcia recinzione della sede di Via di Novoli, contestando il progetto e richiamando sindaca e governatore a rispondere delle loro promesse elettorali su verde e sostenibilità.
Ma anche la politica ha sparato a zero: da Sinistra Progetto Comune, che si chiede che fine abbia fatto la politica dei “volumi zero”, ai consiglieri di Fratelli d’Italia furiosi per l’inserimento, voluto e approvato dalla Giunta Regionale il Novembre scorso, della Terza Torre tra le opere di interesse pubblico regionale e rilevanza strategica – il che garantirebbe un iter semplificato esautorando il ruolo discrezionale del Comune. Ci sono poi quei gruppi politici che, pur non essendo contrari in linea di principio all’idea di una rigenerazione dell’area, contestano sia le modalità del concorso, sia il progetto vincitore selezionato, con lista Schmidt che dichiara “qui siamo indietro di 100 anni, in piena tecnocrazia novecentesca. Se si farà, la Terza Torre andrà fatta in modo aperto e dialogante con il quartiere”.
In questa inchiesta di LFCV cercheremo di ricostruire l’intera, annosa vicenda della Terza Torre, che per due anni si è trovata al centro di un tiro e molla silenzioso nel limbo delle competenze condivise tra Comune e Regione. Una vicenda che appassionerà chi a Novoli vive e lavora, ma anche chi, negli anni, ha imparato a trovare una certa poesia tra i volumi squadrati di quel suo spietato brutalismo di calcestruzzo.
E in effetti a Novoli è sempre stato il colore del cemento a farla da padrone. Persino in quei rendering che per due anni hanno appassionato la stampa locale fiorentina, quella che ci ha raccontato la forma che avrebbe finalmente avuto questa famosa Terza Torre: un monolite color cemento che s’innalza verticalmente fino a 64 metri fuori terra, composto di due blocchi trapezoidali affiancati e ruotati di 180° l’uno rispetto all’altro, con un dinamismo che spezza l’austerità della facciata in conglomerato cementizio con fibre di vetro – il tratto distintivo che ha probabilmente portato il progetto alla vittoria nel concorso indetto tre anni fa.
Piaccia o meno, il progetto ricalca perfettamente le ambiziose volontà politiche della Regione, quelle di uno “uno spazio moderno e rappresentativo, un simbolo che sia visibile e riconoscibile su tutto il territorio regionale.” E nelle parole degli architetti, questo design è stato concepito proprio per “assumere il carattere di segnale memorabile nello skyline fiorentino”. La torre è composta da due volumi principali, entrambi dalla pianta trapezoidale, una struttura di 14 piani fuori terra, oltre al piano terra e a due livelli interrati. Le facciate saranno rivestite da pannelli modulari studiati per calibrare l’illuminazione e la schermatura degli ambienti in base al corso del sole durante la giornata, Il progetto prevede un giardino pensile aperto al pubblico, ma schermato da un lungo muro sulla Via di Novoli, e un wintergarden sulla sommità dell’edificio. Schermato dal muro, il giardino si offre come una piccola oasi nascosta dalla trafficata Via di Novoli – il che potrebbe sembrare un vantaggio, considerati il caos e il degrado che regnano sulla strada. Ma al tempo stesso suona come un’ammissione amara: nella Firenze Plurale del vandalismo impunito e dell’inciviltà cronica, uno spazio verde realmente aperto sul quartiere è diventato un lusso probabilmente insostenibile, e paradossalmente “alzare muri” diventa l’unico antidoto agli effetti collaterali delle tanto sbandierate retoriche sull’inclusione che farciscono i discorsi sia del governatore che della sindaca.
Nei prossimi episodi, faremo un passo indietro per capire come è andata. Cercheremo di evidenziare i diversi motivi per cui l’operazione Terza Torre non ha suscitato l’entusiasmo dei fiorentini. Dopodiché, ci abbandoneremo a considerare e immaginare le possibili alternative per il futuro di quest’area.
Perché il vero punto su cui questa inchiesta vuole far riflettere è che, si desse inizio a un processo realmente partecipato e condiviso, ascoltando voci e bisogni del territorio, la realizzazione di una nuova sede della Regione Toscana – collocata in una posizione strategica nel centro di Novoli – potrebbe generare valore non solo funzionale, ma anche sociale e urbanistico, rappresentando una straordinaria occasione di rigenerazione urbana e sociale per il quartiere e per l’intera città.
Immagini: © Ipostudio architetti srl