Ormai ci stiamo abituando, è uno spettacolo che si ripete ogni giorno: in mezzo ai marciapiedi, sulle strisce pedonali, davanti ai portoni delle case. Buttate dove capita, lanciate in fondo al Mugnone o al Terzolle, a volte accatastate alla rinfusa in grotteschi accrocchi come quello in foto.
E non è solo una questione di decoro. Decoro che, tra l’altro, sembra interessare quest’amministrazione solo a targhe alterne, perché ci sarebbe da chiedersi come mai lo si invochi a gran voce contro le odiate keyboxes, mentre si cala una mannaia di silenzio sulla condizione di giardini urbani ridotti a dormitori pubblici, siringhe nelle aree gioco per i bimbi, panchine divelte per il divertimento delle gangs, defecazioni in pubblico e altre amenità che ormai nella Firenze plurale sono diventate la norma.
Ma il caos delle e-bikes e dei monopattini buttati alla rinfusa a giro per la città non danneggia soltanto la circolazione pedonale e il traffico dei fiorentini. Spesso rende impossibile la vita ai disabili e agli anziani, che già faticano a districarsi nel labirinto delle strade del centro, dove adesso, oltre a schivare buche, devono cimentarsi in gare a ostacoli con queste biciclette usa-e-getta lasciate davanti ai portoni o sui marciapiedi.
Quello del parcheggio selvaggio delle e-bikes e dei monopattini elettrici è un problema irrisolto a Firenze. E’ un problema che ha a che vedere non solo con il decoro, ma anche con l’accessibilità e la fruibilità degli spazi urbani. E’ un problema legato a una gestione mal regolamentata della sosta di questi mezzi. E’ un problema che la maggioranza che governa Firenze ancora non ha ancora mostrato di saper risolvere.
A Settembre 2024, Lista Schmidt aveva presentato una mozione per provare a dare finalmente un po’ di ordine a questo caos. La soluzione era ispirata a un sistema che la stessa società di sharing che opera a Firenze (Ridemovi) aveva introdotto a Barcellona: ovvero l’introduzione di un obbligo di allucchettamento delle e-bikes a rastrelliera, tramite un lucchetto elettronico che comunica direttamente con la app. Va bene qualsiasi rastrelliera cittadina. Dopo l’uso della bicicletta, l’utente è tenuto a inviare una foto per dimostrare che il mezzo è stato correttamente allucchettato a una delle tante rastrelliere sparse per la città. Nel caso in cui l’utente non invii la foto, o se la foto mostra che il mezzo non è stato adeguatamente allucchettato, viene applicata una multa direttamente tramite l’app, e l’utente è costretto a pagare; in alternativa, all’utilizzo successivo, si trova impossibilitato a usare il mezzo.
Questo sistema fa sì che il problema della sosta selvaggia a Barcellona sia diventato virtualmente inesistente: tutti parcheggiano alle rastrelliere, che sono ubicate ovunque a giro per la città, e che accolgono sia le e-bikes che le biciclette private dei cittadini. E ricordiamoci che Barcellona non è Zurigo: non è necessariamente un tratto culturale di una qualche buona creanza nordica quello che spinge il pubblico a parcheggiare correttamente, ma la certezza della sanzione. Il sistema di blocco fisico nelle rastrelliere riduce a zero il rischio di parcheggio disordinato e il vandalismo.
Ma a Firenze, al momento della stipula della concessione a RideMovi e alle altre società, l’amministrazione non ha pensato a pianificare la realizzazione di rastrelliere o di spazi appositi per ebikes o monopattini.
Si sarebbe potuto per esempio negoziare che la società di sharing partecipasse al co-finanziamento di rastrelliere dedicate per parcheggiare tali mezzi, cosa che avrebbe potuto portare benefici alla città in termini di decoro, e alla società stessa in termini di incassi dalle multe. Insomma, un win-win.
Probabilmente però era un’idea talmente valida da non avere alcuna chance. Infatti, la mozione è stata bocciata prima il 5 settembre in commissione Ambiente, Vivibilità Urbana e Mobilità, con la motivazione portata dall’assessore Giorgio che un sistema “station based” danneggerebbe il servizio capillare che le e-bikes offrono a Firenze.
E poi è stata definitivamente respinta in consiglio comunale il 23 settembre 2024, nonostante la volontà espressa da alcuni consiglieri di fare ulteriori approfondimenti sul tema. Le motivazioni? Graziani (AVS Ecolò), sottolineava che, “sebbene ci sia una percezione del problema” le multe sono “in diminuizione”, a dimostrazione che il problema è in via di miglioramento. Milani (PD), pur ammettendo che il problema sussitse, sottolineava la volontà di incoraggiare comunque il “flusso libero” di questi mezzi.
Peccato bocciare una best practice che ha dimostrato di funzionare perfettamente in una città come Barcellona – città tra l’altro il cui centro storico medievale (Il Barrio Gotico) assomiglia molto a quello fiorentino. Peccato anche perché, al di là delle parole, i fatti sono sotto gli occhi di tutti: la città continua a non trovare la quadra in questo caos.
Nel 2024, i 2.000 mezzi in bike sharing a Firenze contavano oltre 1.500.000 viaggi, con una media di 6.000 spostamenti al giorno. Lo stesso anno la Giunta ha esteso la concessione a RideMovi, stabilendo di corrispondere 800.000,00 euro per il triennio 2024-2026. La durata della concessione è ora estesa fino al 2027. Ma il Comune non ha stabilito alcuna previsione riguardo alla realizzazione di nuove rastrelliere alle quali allucchettare questa enorme quantità di e-bikes, né ha messo in moto con RideMovi una qualche convenzione per co-finanziarne la realizzazione, cosa che avrebbe aiutato a mettere un po’ di ordine a questo caos.
La corsa alla mobilità leggera avanza spedita, ma l’amministrazione arranca. Tutte le città mirano a incentivare il trasporto attivo e lo sharing. Ma se la mobilità attiva è una priorità, allora anche i parcheggi ordinati e sicuri devono esserlo.
Le soluzioni sono a portata di mano.
Foto Cover: LFCV
Foto in testo: Ridemovi