Diventa un po’ meno duro l’addio e le serene geometrie della Basilica gremita preparano al riposo dagli affanni del mondo e alla Vita non ancora vissuta. Il colpo del lutto è a lento rilascio e i giorni più duri di vuoto e di silenzio devono ancora arrivare. C’è più sgomento attonito che pianto inconsolabile. Si cita l’enigmatico San Giovanni, la “Sora nostra morte” torna a essere solo un momento per volare verso la vita vera. Si vedono i colori della Rondine, un ragazzo con le stampelle insieme ai compagni di squadra va a rendere omaggio al defunto, che con la sua passione l’ha rilanciata. Defilato c’è Giancarlo Antognoni, dignitosissimo. Anche Funaro si affaccia. Son tempi “nuovi” e, quindi, qualche squillo di cellulare non manca nemmeno in Chiesa, nemmeno durante le esequie, ma si perdona, come le scarpe “comode”. I ricordi sono tutti concisi, quindi sentiti, quindi veri. Alessandro Tomasi, commosso, prende un impegno serio. Poi file di abbracci. E, alla fine, il bel San Lorenzo scarno, che non ha bisogno del trucco della facciata, si apre, resta solo qualche pozza della tempesta passata ed è una giornata di sole.
LS

