Abbiamo intervistato Francesca Papi, guida turistica fiorentina che ci ha parlato di come i lavoratori e le lavoratrici del settore vivono la città e i problemi che devono affrontare tutti i giorni.
Francesca, ci racconti un po’ di te, della tua passione per il tuo lavoro? Penso siate i primi ambasciatori della nostra cultura per chi viene da fuori Firenze.
Sono guida turistica abilitata di Firenze dal 2008 e da circa 15 anni faccio parte di AGT Firenze (Associazione Guide Turistiche). Faccio parte del consiglio direttivo di AGT da un anno, anche se sono al mio secondo mandato. Tanti anni fa decisi di voler fare la guida, per trasmettere l’amore per la mia città a tutti quei visitatori che vengono da lontano per ammirare le nostre bellezze. In fondo, già Anna Maria Luisa de’ Medici, l’ultima della dinastia, nel suo famoso “Patto di famiglia” del 1737 espresse la volontà di lasciare le collezioni medicee alla città “per attirare la curiosità dei Forestieri”. Il mio primo ricordo di Firenze da bambina risale ad una gita agli Uffizi in terza elementare, della quale ho ancora il riassunto sui miei quaderni dell’epoca, dove nella mia bella scrittura corsiva raccontavo della Maestà di Giotto e della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Quindi era proprio un destino il mio! Il messaggio che cerco sempre di passare ai miei clienti è che provino ad essere dei viaggiatori e non dei semplici turisti… Ma non è facile nella Firenze attuale! Proprio oggi, durante il lavoro, mi sono imbattuta in molte file di turisti: davanti alla buchetta del vino per fare un selfie bevendo un bicchiere di costoso prosecco in mezzo alla strada, davanti alla gelateria Vivoli da poco specializzata nel fare l’affogato (o “affogado”, come dicono gli americani…), davanti alla celebre paninoteca di Via dei Neri per magiare una schiacciata alla finocchiona sullo strapuntino di un marciapiede unto, davanti alla Tribuna degli Uffizi per fare l’ennesima foto ricordo (magari senza nemmeno sapere il motivo dell’attesa). Credo di essermi disinnamorata un po’ della mia città, che diventa ogni giorno di più un parco tematico: bisogna mangiare la bistecca a tutti i costi, vedere il tramonto dal Piazzale, fotografare il David all’Accademia.
Il bagarinaggio è un problema diffuso per l’accesso alle principali attrazioni come l’Accademia e la Cupola del Duomo. Quanto incide questo sulla tua attività e sulla percezione dei turisti?
Purtroppo incide moltissimo. Se i miei clienti vogliono visitare la Galleria dell’Accademia, devo avvisarli di comprare i biglietti sul sito del museo almeno due mesi prima. Quindi le prenotazioni che mi arrivano un po’ all’ultimo minuto e che includono il David non posso accettarle, perché non si trovano i biglietti. E ciò chiaramente implica un danno economico. Idem per la Cupola, ci si deve muovere due mesi in anticipo. Il bagarinaggio è un problema in molti paesi e in molte città, penso al Colosseo come alla Reggia di Versailles. Io personalmente scoraggio i miei clienti dal comprare online i biglietti fuori dai canali ufficiali: spesso si incorre in prezzi triplicati e si va a favorire una pratica scorretta che avvantaggia solo i rivenditori e non certo i visitatori. E a volte questi siti di reselling non sono neppure affidabili.
Le lunghe file davanti ai musei e ai monumenti, spesso sotto il sole o la pioggia, non solo mettono a dura prova i turisti, ma possono anche creare problemi logistici alla viabilità e all’organizzazione dei tour guidati. Mi parli di questa importante problematica?
Se si passa davanti alla Galleria dell’Accademia in orario di apertura, si fa fatica a camminare. E’ uno slalom fra turisti in fila e venditori di poster posati in bella vista sull’asfalto. Questi venditori abusivi sono parte dell’arredo urbano di Via Ricasoli e se per caso un visitatore distratto poggia un piede sulle stampe, allora se ne vedono delle belle, a volte ci sono degli alterchi, a volte il turista si sente in colpa e compra la stampa al venditore per farlo contento. A volte ci sono furgoni per fare delle consegne e allora diventa il caos. Dimenticavo la fila per la paninoteca in fondo alla strada. Via Ricasoli è stretta e spesso è del tutto invasa dalle persone in strada. L’entrata dell’Accademia dà proprio sulla via, la coda la si fa su uno stretto marciapiede, sotto 40 gradi in estate alle 2 di pomeriggio o sotto la pioggia torrenziale. Gli stessi lavoratori del museo sono esposti alle intemperie tutto l’anno. Purtroppo, per l’affluenza che registra ogni giorno il museo, questa situazione non mi pare ideale, né tanto meno sicura. Pensiamo se dovesse passare un’ambulanza, non so come potrebbe fare…
Mi accennavi precedentemente anche del problema, non solo per le guide ma per tutti i cittadini aggiungerei, dei bagni pubblici insufficienti. E dell’inadeguatezza dei collegamenti della tranvia, presa d’assalto dai turisti e resa così di difficile fruizione per i cittadini.
La scarsità dei bagni pubblici è un tasto dolente; recentemente sono stati chiusi i bagni di Borgo Santa Croce, essenziali per i gruppi che scendono dai bus sul Lungarno della Zecca Vecchia. Rimangono quelli di Via Filippina, della stazione, del Duomo, di Piazza Santa Maria Novella e di Santo Spirito, per citare quelli più centrali. Presso il giardino davanti al punto di carico-scarico del Lungarno della Zecca ci sono un paio di wc chimici a pagamento, ma ritengo siano insufficienti per tutte le persone che transitano da lì e davvero indecorosi come primo stop nella Culla del Rinascimento. Anche i punti di salita e discesa dei turisti dai pullman sono stati drasticamente ridotti negli ultimi anni. Giustamente, molte agenzie preferiscono far arrivare i loro gruppi con i mezzi pubblici in città, invece che con i pullman. Solo che la tranvia, sia da Villa Costanza che dall’aeroporto, oramai è diventata un incubo per i residenti che la usano per andare a lavoro in centro (guide incluse). La situazione è difficile soprattutto la domenica, quando c’è una tranvia ogni 11 minuti a differenza della settimana, quando passa molto più di frequente. Il risultato è che a volte al fiorentino (o “local”, come va di moda dire adesso) tocca prendere la successiva dato che quella in arrivo è strapiena… Quindi un sistema che funziona, perché la tranvia funziona benissimo, diventa però zoppo se non si implementano le corse.
Veniamo al degrado urbano, tema sempre più presente nel dibattito cittadino. Episodi come il furto delle monetine dalla fontana del Porcellino, la vendita abusiva di oggetti sui marciapiedi o la presenza di venditori non autorizzati su Ponte Vecchio influiscono sulla qualità dell’esperienza turistica.
Beh, il furto delle monetine alla Fontana del Porcellino è francamente imbarazzante! Io non dico più nemmeno ai miei clienti di lanciare la moneta perché mi vergogno troppo a dover poi spiegare che vengono sistematicamente rubate (senza alcun ritegno, di fronte agli occhi di tutti, a volte addirittura con un’ingegnosa pinza per entrare nella grata). E no, non è folclore alla Totò che si vende la Fontana di Trevi, è un furto vero proprio che si perpetua ogni giorno ai danni della Madonnina del Grappa, ente a cui sono destinati i soldi raccolti. A certe ore del pomeriggio su Ponte Vecchio non si passa fra venditori illegali di stampe e quelli che vendono palline splash e selfie sticks. Poi ci sono quelli che ti appioppano il braccialetto o ti domandano l’ora e poi ti chiedono i soldi. Senza nominare i famigerati bari del gioco delle tre carte (in realtà è una pallina che viene fatta passare sotto tre scatoline), che sistematicamente si spostano e fanno affari d’oro con lo sprovveduto di turno. Io stessa un paio di anni fa fui aggredita verbalmente e fisicamente da uno di questi venditori di braccialetti in Piazza della Signoria. Stava importunando il figlio adolescente dei miei clienti, che non sapeva come fare ad uscire da quella spiacevole situazione, e allora intervenni, con il risultato di essere insultata e spintonata. La cosa veramente spiacevole è che la scena si svolse davanti a un vigile urbano di pattuglia nella piazza, che però si disse impossibilitato a fare alcunché per difenderci. La situazione fu poi chiarita con l’allora assessore al turismo, ma resta un fatto molto indicativo della situazione di degrado in cui versa da anni la nostra città.
L’overtourism ha generato, in alcuni casi, reazioni negative da parte dei residenti, con cartelli come “Yankee go home” che testimoniano una crescente tensione tra abitanti e visitatori. Questo cambiamento nell’atteggiamento della città può incidere anche sull’esperienza delle guide turistiche. Come affrontate questo malessere nei confronti dei turisti e soprattutto come lo spiegate ai turisti stessi?
Firenze, dopo la pandemia, è letteralmente esplosa. Sono stati anni concitati dal punto di vista del turismo. Noi guide abbiamo lavorato tanto, come tutti nel settore del resto. Credo anche però che tutto questo turismo ci abbia dato un po’ alla testa: per esempio, i prezzi degli alberghi sono arrivati alle stelle. Quest’anno stiamo pagando il prezzo di tanta abbondanza: chi, come me, lavora principalmente con il mercato americano ha visto indubbiamente una flessione, complice il giubileo che spaventa per via delle folle e sicuramente l’orribile situazione globale, aggravata dal recente crollo delle borse. Sicuramente il turismo di massa ha il duplice effetto di far muovere l’economia della città, ma va anche a sfavorire chi la città la vorrebbe vivere, cioè i residenti e i lavoratori. Io, come cittadina, nella nota gelateria che fa l’affogato di cui sopra non ci posso più andare, perché non mi sobbarco la fila di mezz’ora. La schiacciata che mangiavo sempre anni fa fra un tour e l’altro, quando in via dei Neri si camminava ancora e si poteva pranzare in una delle tante gastronomie della via, oggi non la mangio più. Ogni giorno è un bollettino di guerra, chiudono trattorie storiche in favore di “offerte che non si possono rifiutare”, e ci scommetto che al loro posto aprirà l’ennesimo ristorante con le costate sanguinolente in vetrina o l’ennesima scuola di cucina che propone tagliatelle e tiramisù. E fra l’altro, io lo spiego sempre ai miei clienti che a Firenze non si mangia solo la bistecca! La cucina tradizionale è ricca di piatti poveri, come pane, olio, legumi e frattaglie. Noi guide, che mangiamo in centro ogni giorno, non sappiamo più dove pranzare a un prezzo onesto, ora che anche il nostro storico forno ha chiuso i battenti. Abbiamo un altro paio di posti, ma non te li dico, perché senno ci giochiamo anche quelli!
Per non parlare della crisi abitativa per gli studenti. Lontani sono i tempi di quando andavo all’università e passavo le serate a casa della mia amica fuori sede che viveva sopra Revoire… Oggi quel trilocale vale una fortuna ed è affittato ai turisti ovviamente! Quindi le scritte “Yankee go home” le spiego ai miei visitatori in questo modo e devo dire che tutti capiscono visto che anche loro hanno situazioni simili nelle loro città, soprattutto se sono newyorkesi.
Il sovraffollamento nei luoghi simbolo di Firenze complica poi la gestione dei gruppi turistici, rendendo difficile garantire un’esperienza di qualità ai visitatori e creando problemi logistici negli spazi più ristretti.
Beh, in effetti oggi avevo una famiglia di 4 persone di San Diego, in California, e arrivati in Piazza del Duomo è stato tutto una gincana! Abbiamo dovuto schivare due o tre fiaccherai parcheggiati all’ombra, due golf cart che ci sono quasi passate sui piedi, la cantante lirica davanti alla fila per entrare in cattedrale e svariate zingare che chiedevano l’elemosina! Meno male che da qualche mese è entrato in vigore l’obbligo di audio-sistemi (con auricolari) a partire dalle 8 persone, per lo meno non ci sono più i mega-gruppi con altoparlante a seguito, che rendevano le piazze davvero rumorose. Ma al rumore tanto ci pensano i percussionisti di padelle e secchielli vari che si posizionano negli angoli più strategici, e allora inutile anche avere le radio, bisogna spostarsi sennò non si capisce nulla! Per riuscire ad avere un po’ di tranquillità, io mi rifugio spesso nella Basilica di Santo Spirito o nel Convento di San Marco. Ma qualsiasi turista che viene dall’altro capo del mondo e ha magari un solo giorno a disposizione per vedere Firenze, ovviamente vuole vedere il Duomo e il David, quindi non sempre mi è possibile convincere i miei visitatori a cambiare un po’ la rotta…
La sicurezza è un tema importante per chi lavora nel turismo. La presenza di borseggiatori, venditori abusivi e guide abusive penalizza chi opera legalmente e rischia di compromettere l’immagine della città. Come si affronta tutto questo quotidianamente?
Purtroppo oramai inizio ogni tour facendo le raccomandazioni del caso ai miei clienti: occhio ai portafogli! Certo, non è un bel modo per rompere il ghiaccio! Ma, come si dice a Firenze, meglio aver paura che buscarne… I borseggiatori sono volti a noi super noti, nel nostro mondo si sa chi sono e nelle nostre chat ci rimbalziamo i messaggi di avvistamento per mettere in guardia i nostri turisti. Cerchiamo di difenderli il più possibile: che ricordo avrà di Firenze una signora canadese se viene borseggiata sul Ponte Vecchio? Noi guide ci teniamo moltissimo a far tornare a casa i nostri visitatori con ricordi meravigliosi di Firenze, ci mettiamo davvero il cuore e quando capita che rubino il portafoglio a uno dei tuoi, ci restiamo davvero male!
Per quanto riguarda le guide abusive, anche questo è un tasto dolente. La legislazione è cambiata negli ultimi anni ed ora la figura della guida locale è stata sostituita dalla guida nazionale. Dunque se si è conseguita l’abilitazione a Firenze, come me, si può svolgere la professione di guida turistica in tutto il territorio nazionale. Come se fosse possibile avere la stessa preparazione su Firenze anche su Roma, Venezia e Napoli! Questo ha allargato molto le maglie e in tanti si sono improvvisati guide in barba a ogni legge ed esame. Onestamente, a volte si ha la sensazione che sia un po’ il far west. Da qualche tempo è stata istituita una lista nazionale ministeriale che ci ha rilasciato un QR code che ci identifica come guide ufficiali, siamo in attesa dei nuovi patentini. Mi ha fatto molto piacere che agli Uffizi abbiano voluto vedere il QR code, significa che anche i musei hanno a cuore la qualità del nostro servizio.
C’è poi il tasto dolente dei biglietti dei musei: acquisti complessi e lunghe attese. Regole in continuo cambiamento… come si pianifica in modo attento nel mondo di voi guide per evitare disagi ai visitatori?
Francamente a volte penso che se fossi un turista che viene a Firenze per la prima volta e volessi vederne le bellezze, probabilmente dovrei mettermi a studiare due mesi prima per capirci qualcosa. Perché Firenze non è una città a portata di turista! I sistemi di bigliettazione online sono spesso farraginosi, i biglietti dei maggiori musei sono sistematicamente sold out, anche con le prenotazioni i tempi di attesa possono essere lunghi. Penso al Duomo, dove con un pass da 15 euro si ha l’accesso prioritario alla cripta, salvo poi aspettare 45 minuti sotto al sole cocente. Visitare gli Uffizi ultimamente è sempre più una corsa ad ostacoli. Gli ascensori regolari sono chiusi perché devono essere rinnovati (e ne avevano bisogno) e chi deve prende l’ascensore, per risparmiarsi 126 scalini belli ripidi, si ritrova ad iniziare la visita in senso opposto, dovendo fare tutta la galleria a ritroso. Il museo sta vivendo un generale riallestimento e noi guide siamo in costante aggiornamento per sapere dove vengono spostate le opere. Spesso i miei clienti mi dicono che se non avessero avuto me a guidarli non avrebbero saputo neppure da dove iniziare. Per non parlare del biglietto del Corridoio Vasariano: l’altro giorno un mio cliente americano ha dovuto ricomprare due ingressi per gli Uffizi quando gli ho spiegato che con il biglietto del Vasariano ci sarebbe stato poco tempo per visitare approfonditamente la galleria, poiché si può entrare nel museo solo a partire da due ore prima dell’orario del Corridoio. Risultato: per due persone ha speso ben 152 euro di biglietti per Uffizi e Vasariano, una svista che gli è costata cara!
Ti pongo un’ultima domanda. Avete vinto qualche battaglia negli ultimi anni?
Sicuramente la nostra più grande battaglia come categoria e come associazione negli ultimi 12 anni è stata quella contro la guida nazionale. Purtroppo non siamo riusciti a ottenere il risultato sperato quindi, se fino a qualche anno fa la guida turistica era una figura professionale locale, abilitata su una provincia o su una regione, oggi siamo tutte guide nazionali. A breve ci sarà un concorso al quale hanno presentato domanda circa 26.000 aspiranti guide. Al momento le guide ufficiali in Italia sono circa 13.000. Io sono favorevole alle nuove guide, visto che anche io sono stata una “nuova” guida 15 anni fa, ma ho paura che questa nuova figura nazionale non potrà garantire la qualità. Come AGT noi ci battiamo regolarmente per la qualità e la professionalità delle nostre guide e promuoviamo molti corsi di aggiornamento. Quest’anno ad esempio abbiamo approfondito il tema della Storia della Medicina a Firenze. Il nostro motto infatti è “Guide di qualità dal 1986”, anno in cui è stata fondata AGT. L’anno prossimo compiamo 40 anni e prevediamo grandi festeggiamenti! Di vittorie negli anni ce ne sono state tante per fortuna! L’ultima in ordine di tempo è stata convincere la nostra amministrazione comunale a proibire l’uso di microfoni e altoparlanti per condurre le visite guidate nel centro storico. Una bella vittoria ottenuta grazie al lavoro congiunto di tutte le associazioni delle guide turistiche.
Un successo di cui siamo molto fiere è la Giornata Internazionale della Guida Turistica (GIG), che si celebra in tutto il mondo il 21 Febbraio, ed è diventato oramai un appuntamento fisso. Noi di AGT offriamo visite guidate gratuite alla cittadinanza in luoghi meno noti, come il Cenacolo del Fuligno quest’anno. Raccogliamo sempre moltissime adesioni ed è fonte di grande soddisfazione per l’associazione.
Per concludere, spero che Firenze cambi un po’ la rotta e che si capisca che il centro non può essere solo ad uso e consumo del turista straniero, magari ricco, ma che deve conciliare la vocazione turistica con la vita di residenti e lavoratori. Spero di non vedere altre gelaterie storiche chiudere in favore dell’ennesima catena di franchising che si trova ovunque, anche a New York. Spero di poter portare i miei clienti in un forno per fargli assaggiare la cecina. Spero che continueranno ad esistere i budini di riso e le sfoglie alla crema. Io nel mio piccolo continuo a fare il mio lavoro con dedizione e passione, emozionandomi ogni volta che parlo delle Arti in Orsanmichele e di Galileo in Santa Croce, con il cuore gonfio di amore per la mia meravigliosa Firenze.
Grazie di questa lunga intervista che ci hai concesso Francesca e ti auguro davvero buon lavoro.
Abbiamo parlato davvero di molti temi: bagarinaggio diffuso, lunghe file sotto il sole, bagni pubblici insufficienti, trasporto pubblico da migliorare, degrado urbano con venditori abusivi e furti continui, over-tourism che genera tensioni con i residenti, sovraffollamento che rende difficoltosa la gestione dei gruppi, restrizioni locali, problemi di sicurezza.
Firenze è una città straordinaria, ma il turismo di massa impone sfide sempre più grandi. Serve un equilibrio tra accoglienza e vivibilità per tutelare il patrimonio e garantire un’esperienza sostenibile sia per i turisti che per chi lavora e vive in città.
Stefano Chianucci