La giungla delle foresterie: la Calza non è la sola, anche San Salvatore e la Foresteria Valdese fanno discutere

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Come riporta Il Corriere, due strutture prenotabili online mostrano criticità simili a quelle contestate alla Calza. Codici identificativi irregolari e destinazioni d’uso non ricettive: le domande senza risposta

 

Come riporta Giulio Gori sul Corriere Fiorentino di oggi, il caso della foresteria in piazza dell Calza somiglia sempre meno a un episodio isolato e sempre più alla scintilla che illumina un intero sottobosco di ambiguità.

La proprietà dell’ex Convitto — contestata per aver operato come un B&B senza le necessarie autorizzazioni — invoca un incontro con Palazzo Vecchio per chiarire una volta per tutte cosa significhi davvero “foresteria” in un immobile a destinazione direzionale, aggiungendo «alla luce della prassi interpretativa finora seguita per casi analoghi nel Comune di Firenze». Un modo velato per dire che esistono situazioni simili, mai sanzionate? All’autore dell’articolo è bastato scorrere booking.com per capire come questa affermazione non suoni affatto campata in aria: almeno due strutture fiorentine prenotabili liberamente si presentano come foresterie pur trovandosi in edifici che, da piano urbanistico, non avrebbero nulla a che vedere con l’ospitalità tradizionale.

Da una parte c’è la Foresteria Valdese in via de’ Serragli, ospitata in uno stabile classificato come “servizi privati”: scuole, attività culturali, funzioni assistenziali. Eppure la struttura opera come casa per ferie in maniera impeccabile, con Cin e Cir corretti e tutte le registrazioni in ordine. La domanda però resta: com’è possibile che un edificio con destinazione direzionale diventi, di fatto, un luogo dove chiunque può pernottare?

Ancora più spiazzante il caso di Borgo Ognissanti: la foresteria del convento di San Salvatore, gestita da New Generation Hostel, si trova in un immobile inserito tra i “servizi pubblici”, eppure su Booking appare con il Cin dell’ostello milanese della stessa catena, esattamente il tipo di irregolarità contestata alla Calza e in contraddizione con la linea annunciata dalla sindaca Funaro, che vieta a due strutture l’uso dello stesso codice identificativo. Nonostante ciò, i novanta posti letto sono disponibili a chiunque, e l’attività produce utili divisi tra i soci, sebbene avvenga in spazi affittati ai frati minori.

Tutto questo riporta al nodo principale: in uno stabile direzionale è ammessa un’attività aperta al pubblico generalista oppure l’accoglienza è legittima solo per utenti legati a servizi interni, come sostiene la Calza per giustificare la propria foresteria? La città sembra vivere da anni in una zona grigia regolata da interpretazioni flessibili, le stesse che permettono agli hotel già esistenti di espandersi anche quando il regolamento parla di “blocco totale” per nuove strutture.

Lo dimostra il caso di Palazzo Morrocchi, destinato a diventare un cinque stelle della Stanley Collection e già raccontato dal Corriere Fiorentino prima che Forbes ne annunciasse l’apertura per il 2026. In questo contesto, il caso Calza appare più come il simbolo di un sistema pieno di eccezioni che come un incidente isolato, e la domanda lasciata sul tavolo — quanto si può spingere una foresteria dentro le pieghe della destinazione d’uso? — è ancora lontana dall’avere una risposta univoca.

Foto: Facebook

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