Giani presenta la nuova giunta, ma il “diritto alla felicità” non esiste nè si impone per decreto: servono servizi, lavoro e opportunità reali
Di Francesco Gorini
Cristina Manetti (Casa Riformista) — quella che, secondo le cronache di pochi giorni fa, avrebbe usato indebitamente la corsia di emergenza in autostrada — è stata nominata assessora a cultura, università, parità di genere e “diritto alla felicità”.
Ma il “diritto alla felicità” non esiste. È uno slogan vuoto, un mantra buono solo a blandire l’elettorato. La formula che si cerca di imitare non appartiene alla tradizione europea, bensì alla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti del 4 luglio 1776. In quel testo si parlava di “life, liberty and the pursuit of happiness”: vita, libertà e possibilità di perseguire la felicità. Non un bene garantito dallo Stato, ma la libertà individuale di cercarla secondo le proprie scelte. Un principio fondato su responsabilità personale, iniziativa economica e libertà di scelta: una visione liberale e conservatrice, lontanissima dall’uso retorico che ne fa oggi una giunta di sinistra.
E vale la pena ricordarlo: nella tradizione giuridica europea non si trova alcun cenno esplicito al “diritto alla felicità”. Le costituzioni del continente hanno sempre preferito parlare di dignità, eguaglianza, benessere sociale e sviluppo della persona. Dietro la parola “felicità” declamata da Giani & Co. non c’è alcuna politica concreta, ma solo un concetto astratto, utile a mobilitare consenso.
Chi lavora, paga le bollette e affronta disuguaglianze quotidiane sa bene che la felicità non si decreta per legge. La si può costruire con opportunità reali, servizi efficienti, istruzione di qualità e lavoro dignitoso. La vera sfida non è proclamare il diritto alla felicità, ma creare le condizioni perché ciascuno possa perseguirla liberamente. È qui che si misura la serietà di una classe politica: non nelle parole altisonanti, ma nella capacità di incidere sulla realtà. Un governo credibile non promette felicità: garantisce libertà, sicurezza e opportunità. Il resto spetta all’iniziativa e alla responsabilità dei cittadini.
