Di Paolo Ermini
Rivolta tra i Cinquestelle in Toscana contro la possibile alleanza con il Pd alle regionali del prossimo autunno e contro il sostegno alla candidatura di Eugenio Giani, governatore uscente. Le cronache raccontano che la sollevazione sia partita da Livorno, da Carrara, dall‘Empolese Valdelsa e dal Chianti. In un comunicato, rivolto innanzitutto a Giuseppe Conte e a tutto il vertice nazionale del Movimento, si leggono accuse feroci al Pd, colpevole di essere il pilastro di un sistema di potere che il M5S combatte da sempre perché basato su valori e criteri opposti ai loro.
Sono i frutti pieni di veleno che ha generato l‘idea di un campo largo per battere il centrodestra. Un‘idea nata da un calcolo numerico, e cioè quella somma di voti tra quelli ottenuti dal Pd, dal M5S e da AVS che sulla carta secondo i sondaggi sarebbe superiore ai voti della coalizione che regge il governo nazionale. La politica però non è aritmetica, ma la capacità di trovare risposte credibili a problemi reali insieme a forze con le quali sia possibile mettere a punto un serio programma comune, dando garanzie sul suo rispetto.
Elly Schlein e Giuseppe Conti guidano i due maggiori partiti di opposizione ma non sono due veri leader, autorevoli e forti, in grado di convincere anche gli scettici. E sono talmente inconsapevoli della loro inconsistenza politica da non capire che nella costruzione del campo largo la prima cosa che avrebbero dovuto mettere in chiaro era l’autonomia dei territori nelle loro scelte.
Ho sempre scritto che secondo me la strategia del campo largo sarebbe stata fallimentare. Ora aggiungo che potrebbe segnare la fine anche di Schlein e di Conte. Ma per l‘Italia, e per chi aspetta un’alternativa percorribile all‘attuale maggioranza, non sarebbe un gran danno. E neppure per Giani che per convincere la segretaria del suo partito a dirgli di sì ha sposato tutte le cause considerate di sinistra appannando il suo profilo di riformista coerente.
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Foto: Copyright Fotocronache Germogli