L’intervento di Franco Banchi
La scelta di aumentare l’Irpef regionale non ha solo un valore fiscale, ma è il vero e proprio codice (neanche troppo segreto) che ci permette di decriptare l’intera politica del governatore Giani con focus specifico sulla sanità.
Al di là delle motivazioni addotte in aula e a favore di telecamere, questa scelta ha una sola motivazione, per giunta di mera sopravvivenza: coprirsi le spalle in vista delle elezioni regionali.
Infatti, a livello tecnico, come ricordato da alcuni consiglieri della sua stessa maggioranza, Giani, tecnicamente, poteva scrivere a bilancio come esigibili i circa 400 milioni previsti per il payback pluriennale (rimborso alle Regioni del surplus sugli acquisti dei dispositivi medici da parte delle aziende del settore). Ha preferito invece procedere con l’aumento dell’Irpef e stima di mettere in cassa dal ritocco delle aliquote 130 milioni.
In sostanza riassumiamo la motivazione principe di Giani: si tratta di una misura eccezionale adottata per garantire il corretto funzionamento e la sostenibilità del sistema sanitario regionale, l’importanza di garantire la qualità e l’efficienza dei servizi sanitari offerti alla comunità. Contestualmente il Presidente ha inoltre annunciato la messa in atto di misure di controllo e monitoraggio per garantire l’efficace utilizzo dei fondi e prevenire eventuali abusi.
Con enfasi ha inoltre affermato che c’è così la possibilità di mantenere la guida, il timone del nostro sistema.
Domanda legittima, anzi doverosa: questo introito straordinario sarà davvero il jolly che permette di salvare la sanità toscana? Il contesto, i fatti ed i numeri dicono l’opposto. Vediamo perché.
La Toscana ha ricevuto circa 30 miliardi di euro dal governo per la sanità tra il 2020 e il 2024, ma ha accumulato un deficit di 998 milioni.
Quindi i conti cronicamente in rosso non sono frutto di un’imprevedibile congiuntura, ma, come fatto rilevare dalla Sindaca di Montevarchi Silvia Chiassai, in un duro scambio con Giani: “I conti in rosso sono una responsabilità della Regione”.
Ci sono poi diversi altri aspetti da valutare in modo critico. Come, ad esempio, quanto fatto notare con forza dalla CISL (promotrice di varie iniziative di protesta), che ha sottolineato l’assoluta mancanza di concertazione su un atto che tocca le tasche dei cittadini.
Al riguardo emerge un dato che deve far riflettere. Da analisi tecniche fatte, dei 2.7 milioni di toscani che formano la popolazione fiscale, solo 600 mila saranno coinvolti nell’aumento dell’Irpef, che da 28 mila euro di reddito in poi porterà quasi ad un raddoppio di aliquota.
In pratica sarà solo il ceto medio a pagare il prezzo di questo “rattoppo”, mentre la sanità è diritto che riguarda tutta la cittadinanza.
Giani ha tentato di deviare l’attenzione su piani “nobili”, per esempio sostenendo che la politica sanitaria deve essere valutata come investimento e non solo con ottica economicistica.
Ma ascoltiamo quello che ha letto e rilanciato Irene Galletti, Presidente del gruppo regionale M5S (al momento all’opposizione, domani… ): “Il sistema sanitario toscano ha bisogno di una riorganizzazione profonda, che superi la logica della gestione emergenziale per puntare su una visione strategica e di lungo periodo. (…) Se non si interviene per tempo, il rischio è un indebitamento strutturale che comprometterebbe la tenuta del sistema”.
Concetti come pietre, ripetiamoli: superamento logica emergenziale; indebitamento strutturale atto a compromettere la tenuta del sistema. Ed è curioso che questo giudizio inappellabile sia stato emesso da chi potrebbe accettare il Giani bis, alla faccia della conclamata discontinuità.
Ma chiudiamo con la “sentenza” più severa, proveniente dalla sezione regionale della Corte dei Conti, che sottolinea la più grande criticità, riferibile “in particolare alla sostenibilità del programma degli investimenti regionali fondato quasi esclusivamente sul ricorso all’indebitamento e, ancor più, alla sostenibilità degli ingenti oneri di ripiano delle perdite del Servizio sanitario”.
Ed ecco la prospettiva secondo la Corte dei Conti: “In mancanza di un adeguamento del finanziamento istituzionale, le risorse aggiuntive regionali non saranno in grado di ripristinare l’equilibrio economico del Servizio sanitario e dell’esercizio di competenza, dovendo essere in massima parte destinate al ripiano delle perdite pregresse”, ed è quindi “indispensabile che la Regione garantisca una gestione trasparente del perimetro sanitario”.
E tutto questo mentre Giani continua il suo mantra: “Quello che viene chiamato disavanzo in realtà è un investimento”.
In copertina: copyright Fotocronache Germogli