Tra aree yoga e spazi fitness, la Terza Piazza sogna la rinascita: un progetto ambizioso in una città che fatica a gestire dignitosamente i suoi spazi pubblici
Un tempo concepita come spazio pubblico, si è trasformata negli anni in un’area marginale con evidenti segni di abbandono: un non-luogo di passaggio, anonimo e non di rado sede di bivacchi improvvisati. Ma dopo le promesse rimaste in sospeso durante la scorsa amministrazione, il Comune ha oggi approvato la delibera che dovrebbe dare ufficialmente il via alla riqualificazione della cosiddetta “Terza Piazza”, lo spazio antistante alla Coop di piazza Leopoldo. L’intervento, dal valore complessivo di 2.300.000 euro, sarà finanziato e realizzato da Unicoop Firenze, a seguito di un percorso di condivisione e progettazione con l’Amministrazione comunale. L’inizio dei lavori è previsto subito dopo il periodo estivo.
Secondo i progetti, la piazza sarà completamente ripensata con verde, aree ludiche, zone fitness, spazi di socialità, pavimentazioni rinnovate, nuova illuminazione a LED e alberature che dovrebbero trasformare l’area in un nuovo polo vivibile e vibrante. La nuova piazza avrà una disposizione aperta e senza barriere interne, con l’eliminazione dei vecchi setti murari che la separavano da Piazza Leopoldo e Via Tavanti. Sarà installata anche una pensilina d’ingresso per migliorare l’accessibilità. Tra le novità principali ci saranno un parco giochi per ospitare fino a 50 bambini, un’area fitness e addirittura una “zona yoga”, oltre a spazi di aggregazione e relax con nuove sedute, illuminazione a LED per una maggiore sicurezza notturna, e una nuova impermeabilizzazione del parcheggio interrato. L’obiettivo dichiarato è quello di creare uno spazio sicuro, attrattivo e multifunzionale, capace di rispondere alle esigenze di famiglie, bambini, anziani e giovani.
“La Terza Piazza, che con la sindaca Sara Funaro e con l’assessora alla toponomastica Caterina Biti vogliamo intitolare a Nelson Mandela, sarà un nuovo cuore verde del quartiere, uno spazio aperto, sicuro e inclusivo pensato per il benessere e la socialità di tutti e per restituirlo ai cittadini”, ha dichiarato la vicesindaca e assessora all’ambiente Paola Galgani. “Questo importante progetto di rigenerazione urbana è frutto di un lavoro congiunto tra pubblico e privato che risponde a un’esigenza concreta espressa dai cittadini: quella di riappropriarsi di uno spazio oggi sottoutilizzato, rendendolo bello, accessibile e vivo”.
Il progetto è stato costruito anche grazie a un percorso di partecipazione con cittadini, soci Coop e residenti, come ha spiegato Marco Pandinelli, Direttore Sviluppo, Patrimonio e Tecnico di Unicoop Firenze: “Accogliamo con soddisfazione l’approvazione da parte dell’amministrazione comunale del progetto sulla Terza Piazza che rappresenta un luogo di riferimento per il quartiere […] Confidiamo che l’intervento possa valorizzare questo spazio urbano rendendolo fruibile e attrezzato, pensato per chi vuole ritrovarsi, portare i bambini, fare sport o attività all’aperto: una nuova Terza Piazza, più accessibile, più verde, più sicura e più bella”.
Un progetto ambizioso, ma il vero interrogativo, come spesso accade in contesti urbani complessi come quello di Firenze, non sta tanto nella qualità dell’intervento, quanto nella sua tenuta nel tempo. I rendering, si sa, spesso promettono meraviglie: un parco giochi per 50 bambini, una zona yoga, un’area fitness, nuove sedute, alberature, LED ovunque. Ma se non cambiano le dinamiche di gestione e controllo del territorio, il rischio è che anche questo spazio finisca nel grande archivio delle buone intenzioni travolte dalla realtà (vedi le nostre inchieste su Parco Michelangelo o il giardino di Via Galliano). In una città dove troppi spazi pubblici finiscono regolarmente preda di bivacchi, vandalismo, e degrado sociale, ci si chiede se la nuova piazza saprà resistere alle derive che già affliggono praticamente ogni piazza e parco della città.
Firenze non è nuova a certi entusiasmi, né ai disincanti che seguono. E se la storia insegna qualcosa, è che senza una reale capacità di gestione e manutenzione degli spazi pubblici, il rischio concreto è di rimpiangere questi bei rendering già a pochi mesi dal taglio del nastro.