Gli economisti lanciano l’allarme: deindustrializzazione strutturale e crescita lenta mettono a rischio il futuro della regione
È stato presentato ieri, presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze, il “Manifesto per la reindustrializzazione della Toscana”, un documento che punta a rilanciare l’economia regionale attraverso una nuova visione industriale. Il testo porta la firma di Marco Buti, economista e titolare della cattedra Tommaso Padoa Schioppa presso il Robert Schuman Centre, insieme a Stefano Casini Benvenuti e Alessandro Petretto, anch’essi economisti di primo piano.
L’obiettivo del manifesto è quello di affrontare il declino industriale della Toscana con strumenti concreti e politiche innovative, superando l’approccio difensivo che ha caratterizzato gli ultimi anni. Lo studio lancia un allarme sullo stato dell’economia toscana, evidenziando il processo di deindustrializzazione in atto che rischia di compromettere lo sviluppo futuro della regione.
La produzione industriale in Toscana è in calo da tempo, con performance peggiori rispetto alla media nazionale. Certo, a peggiorare il quadro sono intervenuti fattori esterni come l’instabilità geopolitica internazionale e la politica dei dazi degli Stati Uniti. Tuttavia, sottolinea l’articolo, la crisi non è solo congiunturale ma strutturale: da anni la regione vive una crescita economica lenta, accompagnata da un marcato spostamento dell’occupazione verso settori a basso contenuto di conoscenza e salari ridotti, in particolare turismo e servizi. La Toscana, più di altre regioni italiane, sta subendo una trasformazione che comporta la perdita di attività manifatturiere ad alto valore aggiunto.
Di fronte a questo scenario, gli autori sostengono che una politica industriale puramente difensiva non è più sufficiente: serve invece promuovere un processo di “distruzione creativa”, favorendo l’innovazione tecnologica, la formazione avanzata, la nascita di nuovi settori produttivi e la riconversione di quelli in crisi.
Tra le misure proposte:
- politiche attive del lavoro,
- sostegno agli investimenti, anche orientando il risparmio dei cittadini toscani,
- maggiore autonomia tributaria regionale, attraverso strumenti come l’Iva regionalizzata o un’Irap settoriale,
- utilizzo strategico dei fondi europei,
- miglioramento della gestione dei servizi pubblici locali, come il sistema dei rifiuti, per rendere più competitivi i distretti industriali.
Il manifesto evidenzia come le due grandi vocazioni economiche della Toscana – manifattura e turismo – debbano essere governate in modo complementare, per evitare che il turismo a basso valore aggiunto finisca per soffocare le attività produttive più strategiche. E richiama la necessità di un coordinamento tra livelli istituzionali – regionale, nazionale ed europeo – per garantire uno sviluppo duraturo e sostenibile.
In vista delle prossime elezioni regionali, il dibattito dovrebbe concentrarsi proprio su questi temi, mettendo al centro una visione di lungo periodo per il futuro dell’economia toscana.