Dal 18 settembre, un esercito di telecamere vigilerà ogni sosta, ogni corsia, ogni errore. Mentre la criminalità cresce, l’unica ossessione è colpire chi fatica a parcheggiare
La Nazione ci annuncia che dal 18 settembre scatterà a pieno regime il sistema Cerbero, il famigerato esercito di telecamere montate su veicoli della Polizia Municipale che scansioneranno tutte le ZCS (Zone a Controllo Sosta), le corsie preferenziali, gli stalli per residenti, in un incrocio digitale continuo con SAS e centrali operative, pronte a sanzionare in tempo reale ogni mancato disco orario, rinnovo, abbonamento o autorizzazione valida: ogni violazione sarà colta sul fatto, ogni auto fuori regola incastrata da un sistema digitale inflessibile: “Cerbero – ci dice la Nazione – potrà incrociare in tempo reale i dati di autorizzazione alla sosta e segnalare immediatamente le violazioni. Addio ai controlli sporadici o a multe solo su segnalazione: le verifiche saranno continue, automatizzate e capillari. E l’obiettivo, chiarisce il comandante della Polizia Municipale Francesco Passaretti, è uno solo: tolleranza zero verso chi invade gli spazi riservati ai cittadini in regola.”
Se le dichiarazioni ufficiali lo descrivono come uno strumento pensato per “tutelare i cittadini in regola”, l’entrata in funzione di Cerbero rappresenta l’ennesimo passo in una direzione già tracciata da tempo: quella di una città sempre più ostile verso gli automobilisti, trattati da potenziali trasgressori, vessati da regolamenti in continua evoluzione e sempre più minuziosamente sanzionabili.
Nel frattempo, Firenze resta paralizzata da cantieri infiniti, congestione cronica e un’offerta di parcheggi semplicemente inadeguata, con la mobilità che si fa ogni giorno più infernale. E mentre l’amministrazione perfeziona strumenti per sanzionare in modo capillare e automatizzato chi commette anche la più minima infrazione legata alla sosta o alla circolazione, lo scenario urbano presenta ben altre urgenze: il degrado avanza, il senso di insicurezza è diffuso, i reati sono in aumento. Secondo il Rapporto Univ-Censis 2024, Firenze è la seconda città d’Italia per reati denunciati in rapporto alla popolazione, con 65,3 crimini ogni 1.000 abitanti, dietro solo a Milano. L’Indice della Criminalità del Sole 24 Ore colloca Firenze al terzo posto nazionale per delittuosità generale. Ma mentre queste cifre disegnano un quadro allarmante, gli interventi della Polizia Municipale si concentrano ossessivamente su telecamere, controlli incrociati e multe istantanee.
La “tolleranza zero” viene invocata contro chi parcheggia male, ma non si applica con simile rigore a chi con la delinquenza distrugge la qualità del vivere civile della città. Firenze ormai colpisce chi arriva in ritardo alla revisione o chi sosta in modo irregolare per necessità, ma glissa sulle aggressioni, sullo spaccio, sulle bande che dilagano in tutti i quartieri. È in atto un capovolgimento pericoloso: a Firenze si equipara il cittadino comune, che magari lotta con mille difficoltà logistiche nella sua vita quotidiana (lavorare, spostarsi, portare i bambini a scuola, andare a una visita medica, visitare familiari o amici – in poche parole: sopravvivere) a un trasgressore sistematico da punire con inflessibilità. Si insegue il mito della città “intelligente”, governata da sensori e algoritmi, ma si dimentica che sicurezza e civiltà si costruiscono con la presenza umana, con il presidio reale del territorio, con la garanzia di un’occhio che si occupi di garantire vivibilità e sicurezza.
E non finisce qui: dietro l’apparente neutralità tecnologica di strumenti come Cerbero, si profila un modello di controllo sempre più pervasivo, dove il cittadino viene tracciato, verificato, giudicato. Oggi si tratta della sosta, del bollo, dell’assicurazione, della revisione. Dopodomani, chi sa, delle tasse, delle utenze, dei comportamenti “virtuosi” o meno secondo parametri imposti dall’alto. Si disegna lentamente uno scenario in cui la città, da spazio di libertà e di relazione, diventa una gabbia digitale, in cui il cittadino non è più protagonista ma soggetto monitorato.
La storia recente ci insegna che la libertà non si perde tutta in una volta: si sgretola un pezzo alla volta, mentre ce la presentano come efficienza, come modernità, come tutela dell’ordine. Se davvero tolleranza zero dev’essere, che sia per i criminali, per chi rende la città invivibile, per chi devasta spazi pubblici, per chi mina la sicurezza. Non per chi ogni giorno cerca solo di vivere, lavorare, spostarsi, e sopravvivere in una città sempre più chiusa, controllata e distante dai suoi cittadini.
Foto: Copyright Fotocronache Germogli