Nuove leve o vecchie logiche? Il paradosso giovanile del Pd toscano e nazionale

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La nuova politica ha il sapore della vecchia: dietro i selfie, un partito che continua a temere la democrazia interna

 

Di Lorenzo Sibilla

Due volti noti della Giovanile del Partito Democratico si presentano come capilista alle prossime elezioni regionali: Bernard Dika a Pistoia e Marta Logli a Prato. Due candidature che, più che entusiasmare, sollevano interrogativi e ironie sulla capacità della macchina giovanile del PD di proporre già in giovane età profili dalle traiettorie quanto meno “ambigue”.

Come già scritto in precedenza da La Firenze che Vorrei, Bernard Dika è diventato noto soprattutto per alcune iniziative che hanno suscitato non poco scalpore e critiche nel territorio pistoiese. Tra queste, la vicenda di Martina Strazzer, la partecipazione al Next Generation Fest da lui stesso ideato, e l’invio a imprese e cittadini di un resoconto delle sue attività, corredato di foto, biglietti e persino della bandiera della Regione Toscana, tutto a spese della Regione. L’insieme di queste operazioni, lungi dall’apparire neutrale, è stato percepito come una campagna istituzionale ritagliata sul suo futuro collegio elettorale, e ha contribuito a dare al giovane portavoce di Eugenio Giani una notorietà più negativa che positiva, trasformandolo in uno dei simboli del dibattito sulla propaganda politica mascherata da attività istituzionale.

Diversa ma non meno curiosa la situazione di Marta Logli, 25 anni, laureata in Lettere Moderne, membro della Direzione nazionale PD, ex presidente dell’assemblea regionale dei Giovani Democratici e portavoce della mozione Schlein a Prato nel 2023. Logli ama ricordare con enfasi: “A Prato abbiamo vinto al primo turno, eleggendo la prima sindaca donna della nostra città, Ilaria Bugetti. (E anche la prima commissariata, verrebbe da aggiungere con un sorriso amaro). Ci siamo riusciti rimettendo al centro la politica e costruendo un patto con le cittadine e i cittadini pratesi”. Peccato che la stessa Prato, oggi, sia passata alla storia non per la conquista “popolare”, ma per essere la per prima volta una città senza Sindaco…

E se l’alleanza del Campo Largo (PD, M5S, AVS, +Europa) aveva portato all’elezione della “prima sindaca donna”, le cronache odierne ricordano anche la presenza in giunta di Maria Logli, 29 anni, Assessora alle Politiche Giovanili nella Giunta Bugetti e sorella maggiore di Marta attuale Capolista del Pd nel Collegio Pratese. Una famiglia, una garanzia: la sorella maggiore è stata “rottamata” dal commissariamento, e ora, come da copione, tocca alla sorella minore prendersi la scena politica, tra proclami di cambiamento e retorica trionfale. Alla luce di questi fatti, è legittimo domandarsi se la stessa capacità politica che ha guidato Prato verso il commissariamento potrà essere esportata anche a livello regionale.

Marta Logli saprà fare per la Toscana ciò che ha fatto per la sua amata città? E Bernard Dika, già pronto per un possibile futuro da sottosegretario, sarà in grado di incarnare una nuova politica giovanile o rimarrà intrappolato tra volantini, selfie e bandiere da propaganda? Vale la pena ricordare anche l’intervento di Marta Logli alla Direzione Nazionale PD l’8 luglio 2024, quando celebrava con orgoglio il modello pratese come esempio di “visione chiara, giusta e coraggiosa del futuro”. Un futuro che, pochi mesi dopo, si è tradotto nel commissariamento della città.

La questione non riguarda soltanto la dimensione locale o regionale ma anche nazionale, siccome Bernard Dika e Marta Logli non sono volti del tutto nuovi nella scena politica toscana. Tuttavia, proprio il loro percorso mette in luce un problema più ampio: le cosiddette “nuove leve” della politica, spesso presentate come simboli di rinnovamento, in realtà attuano convintamente modalità tipiche della vecchia politica, allineandosi alle logiche di potere già consolidate e, al contempo, venendo utilizzati come marionette per scopi personalistici dei vertici. Non si tratta quindi solo di vittime del sistema, ma di protagonisti consapevoli che perpetuano pratiche consolidate, mentre il presunto rinnovamento resta più una facciata che una realtà.

Queste dinamiche di controllo, conformismo e sfruttamento delle giovani leve non si limitano ai singoli territori. I meccanismi osservati con Dika e Logli – esponenti apparentemente in rampa di lancio, ma già modellati da logiche di potere consolidate – si ripropongono anche a livello nazionale. Le stesse ambiguità, i giochi di potere e l’uso strumentale delle giovani figure osservati localmente trovano eco nelle organizzazioni giovanili nazionali, dove le promesse di rinnovamento spesso si scontrano con il controllo dall’alto e decisioni prese dai vertici a scapito di una reale partecipazione democratica. Questi strumenti di gestione e manipolazione delle nuove leve hanno trovato una delle manifestazioni più evidenti a livello nazionale nella gestione dei Giovani Democratici. La segretaria nazionale Elly Schlein, pur avendo promesso di valorizzare le politiche giovanili, ha scelto di intervenire direttamente dall’alto, nominando Lorenzo Innocenzi come commissario, congelando così la possibilità di una competizione interna libera e plurale.

In questo contesto, è stata indicata una candidatura unitaria per la segreteria dei Giovani Democratici: Virginia Libero, 27 anni, presentata come volto fresco e di rinnovamento, ma percepita da molti come fedelissima della segreteria nazionale, pronta a eseguire ordini e strategie già decise. Resta da capire cosa significhi davvero “unitario”, soprattutto in un contesto dove non è stato nemmeno permesso alle mozioni dei candidati Paolo Romano Consigliere Regionale della Lombardia (Generazione Prossima), Tommaso Sasso Membro del Gabinetto del Sindaco di Roma (Nuovi Orizzonti) e Claudio Mastrangelo Membro della Direzione Nazionale del Pd (Alziamo la Voce) di confrontarsi con un voto democratico, come imporrebbe il nome stesso dell’organizzazione: Giovani Democratici. Il paradosso è evidente: chi accusava il tesseramento falsato ha poi favorito la nomina dall’alto di una candidata unica, senza nemmeno provare a costruire una sintesi politica tra le mozioni. Viene quindi da chiedersi se Virginia Libero sarà davvero la voce nuova e indipendente dei giovani, o piuttosto una marionetta nelle mani della segreteria nazionale.

E qui il collegamento con la Toscana è inevitabile. Anche a livello regionale, il Partito Democratico sembra voler mettere in scena giovani candidature come simbolo del futuro, ma di fatto già controllate, precotte e inserite in un copione scritto dai vertici. Dika e Logli non rappresentano quindi tanto un cambio generazionale, quanto la replica di vecchie logiche travestite da rinnovamento. Giovani sì, ma marionette di una politica che continua a piegare le nuove leve alle esigenze della segreteria nazionale, ai giochi di potere e alle dinamiche del passato. Alla fine, la domanda resta aperta: se giovani come Dika e Logli operano seguendo logiche già decise dai vertici e vengono usati come marionette, davvero meritano di rappresentare la Regione Toscana? E noi continueremo a permettere che il futuro della nostra regione sia guidato più da strategie di controllo che da reale partecipazione e responsabilità politica?

Foto: Instagram Reel

Foto Cover: Copyright Fotocronache Germogli