Firenze ha sempre avuto un debole per l’arte nelle sue forme più pure: quella che attraversa i secoli, i linguaggi e le frontiere. Oggi, nel cuore della città rinascimentale, questa vocazione si rinnova con un omaggio a uno dei più grandi interpreti della danza mondiale. Roberto Bolle, simbolo di grazia, disciplina e comunicazione attraverso il corpo, riceve dall’Università degli Studi di Firenze la laurea magistrale honoris causa in “Pratiche, linguaggi e culture della comunicazione”.
La cerimonia si è svolta nell’Aula Magna del Rettorato, in piazza San Marco, alla presenza della rettrice Alessandra Petrucci, dei docenti e di numerose personalità del mondo accademico e culturale. Un momento solenne ma vibrante, trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube dell’ateneo, che ha saputo unire istituzione e spettacolo, studio e ispirazione.
Dopo il conferimento, Bolle ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “Il corpo come linguaggio: esperienze, valori e visione di una vita plasmata dalla danza”, in cui ha riflettuto sul potere comunicativo del gesto e sulla dedizione assoluta che la danza richiede. Un dialogo autentico tra arte e pensiero, tra il movimento e la parola, che ha reso evidente perché Firenze abbia scelto di premiarlo: per aver trasformato la danza in un mezzo di comunicazione universale, capace di unire discipline, culture e generazioni.
Le motivazioni del riconoscimento parlano chiaro. Bolle è definito «interprete di una concezione dell’arte come veicolo di cultura, emozioni e socialità», una figura centrale nel processo di crescita culturale del Paese. Non solo per la sua tecnica impeccabile o la sua carriera internazionale — che lo ha visto calcare i palcoscenici più prestigiosi del mondo, dal Teatro alla Scala all’Opéra di Parigi, dal Royal Ballet di Londra al Bol’šoj di Mosca — ma per la sua capacità di rendere la danza un linguaggio contemporaneo, vivo, accessibile.
Fin dagli esordi, quando a vent’anni debuttò nel ruolo di Romeo accanto a una giovane Giulietta, Bolle ha incarnato l’idea di un’arte che sa dialogare con il presente. Nominato étoile della Scala nel 2004, è diventato il primo ballerino italiano a entrare nell’American Ballet Theatre di New York, portando il suo nome e quello dell’Italia nei teatri più amati dal pubblico internazionale.
Ma la grandezza di Roberto Bolle non si misura solo in passi e riconoscimenti. Dal 1999, infatti, è Ambasciatore di buona volontà dell’UNICEF, impegnato in progetti sociali che portano la danza tra i giovani, nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi pubblici. Con il progetto “OnDance”, ha restituito all’arte del movimento la sua dimensione più autentica e democratica, liberandola dai palcoscenici elitari per farne una festa collettiva, una pratica condivisa.
In questo senso, la laurea fiorentina non è solo un tributo a un artista, ma a un comunicatore, a un intellettuale del corpo. Bolle ha saputo far dialogare la danza con la televisione e i media digitali, costruendo un ponte tra il mondo accademico e quello dello spettacolo, tra la classicità e la cultura pop. La sua immagine è divenuta un simbolo di rigore e passione, ma anche di apertura e innovazione.
Durante la cerimonia, la laudatio accademica è stata affidata a Benedetta Baldi, docente di Didattica delle lingue moderne, che ha sottolineato come Bolle rappresenti “una figura capace di tradurre la disciplina fisica in una narrazione culturale universale”. Presenti anche il direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia Simone Magherini e il presidente della Scuola di Studi Umanistici e della Formazione Giovanni Zago.
Quella di oggi non è solo una celebrazione, ma un riconoscimento del potere trasformativo della danza. Un’arte che, nelle mani — o meglio, nei passi — di Roberto Bolle, diventa linguaggio, pensiero, emozione condivisa. Firenze, che da secoli custodisce la bellezza come forma di sapere, oggi lo ribadisce con un messaggio chiaro: la cultura non si limita ai libri, ma vive nei corpi, nei gesti, nella dedizione di chi fa dell’arte un modo di essere nel mondo.
E Roberto Bolle, con il suo corpo che parla la lingua universale del movimento, ne è l’interprete perfetto.

