Prima la stroncatura a caratteri cubitali (maggio 2020), poi il parere favorevole vincolante (agosto 2020). Cosa diceva la Soprintendenza e perché ha cambiato idea (in poco tempo) sul cubo nero? La ricostruzione di Nadia Fondelli, giornalista e direttrice di Ok! Firenze, che per La Firenze che vorrei ha visionato le carte.
Tanto si è detto e scritto negli ultimi giorni sull’orrendo cubo nero sorto al posto dell’ex Teatro Comunale di Firenze e fra chi non c’era e se c’era dormiva, chi non ricorda, chi nega, chi non ricorda cosa scrive o cosa firma la vicenda rischia di cadere nel ridicolo, se non fosse che ha destato già l’attenzione del Ministero della Cultura e della magistratura.
Noi non vogliamo aggiungere la nostra personale opinione, già lo hanno fatto anche in troppi, ma vogliamo solo fornire alla città alcuni documenti che servono per ricostruire la vicenda.
Un tassello in più, necessario magari anche per far tornare la memoria all’ex soprintendente fiorentino Andrea Pessina, che l’autorizzazione paesaggistica l’ha firmata insieme all’architetto Francesca Fabiani, responsabile del procedimento.
Il 24 maggio del 2020 la Soprintendenza comunica al Comune di Firenze i motivi ostativi parziali all’accoglimento dell’istanza relativa all’autorizzazione paesaggistica per l’esecuzione dei lavori.
La pratica è la n. 927/2020 ed è in risposta alla lettera n. 48152 del 13 febbraio 2020 protocollata agli atti col numero 3908 del 19 febbraio 2020 posizione BN18.
Vi si legge: “L’intervento proposto, limitatamente alla impaginazione dei fronti degli edifici, non sia compatibile paesaggisticamente con il contesto d’inserimento, con particolare riferimento al bene culturale contiguo, e non rispetti le prescrizioni della scheda di vincolo obiettivi per la tutela e la valorizzazione – disciplina d’uso contenuta nel piano paesaggistico della regione Toscana”.
Nel documento si dettagliano bene “gli elementi progettuali peggiorativi” rispetto a quanto presentato e approvato nella conferenza dei servizi.
Contestati quasi tutti gli edifici. Da quello principale con la facciata storica non solo per i materiali diversi ma per la prevalenza di elementi pieni rispetto ai vuoti. Contestazione, questa, che viene fatta per quasi tutti gli edifici.
Sull’edificio B la posizione è chiara: “Il più imponente a causa dell’elevata cubatura, evidenzia una minore articolazione volumetrica e una netta prevalenza di elementi pieni rispetto ai vuoti, che ribalta completamente la percezione visiva complessiva delle facciate”.
Per altri edifici si asserisce che devono “essere trattati con maggior sobrietà”.
Un giudizio molto netto e duro a tutela dell’area. “In considerazione del rilevante impatto, delle alterazioni non adeguate ai valori identitari dei luoghi, del non adeguato inserimento paesaggistico delle trasformazioni, segnato da contrasti con i valori morfologici dell’edificato preesistente all’interno dell’area tutelata, per disarmonia formale e sovrapposizioni incongrue, la realizzazione del progetto – si legge ancora – comporterebbe una sostanziale alterazione dei valori paesaggistici costituenti la ragion d’essere del provvedimento di tutela”.
L’architetto Fabiani conclude il suo durissimo documento che firma in solido con Pessina ricordando che per l’emanazione di un provvedimento favorevole devono essere predisposte modifiche che deve essere oggetto di opportuno preliminare riscontro da parte degli uffici dell’amministrazione comunale.
Passano alcuni mesi e il 7 agosto 2020 il dottor Pessina e l’architetto Fabiani tornano ad esaminare la pratica e in risposta alle osservazioni prot. n.10258 del 22 maggio 2020 integrate con prot. 14375 del 21 luglio 2020 e con prot.15712 del 4 agosto 2020 accolgono le osservazioni e danno parere favorevole vincolante con le condizioni:
- Che la scelta dei materiali, degli infissi e delle finiture esterne delle facciate sia concordata in corso d’opera sulla base di idonee campionature da valutare congiuntamente in cantiere;
- Che le soluzioni di dettaglio relative alla progettazione a livello del suolo, quali pavimentazioni, delle sistemazioni a verde, elementi di arredo, di illuminazione etc.. siano approvate in corso d’opera sulla base di opportune campionature da valutare congiuntamente in cantiere.
Se tutto quanto richiesto sia avvenuto noi non lo sappiamo, ma ciò che ci colpisce è come si sia passati in pochi mesi dalla durezza del primo documento alla concessione del via libera con riserva del secondo. Tutti e due firmati dallo smemorato Pessina.
La redazione di La Firenze che vorrei ringrazia sentitamente Nadia Fondelli ed è disponibile a ospitare eventuali posizioni delle persone citate o degli Enti coinvolti.