Di Nadia Fondelli
A Firenze lo stadio si fa, anzi no. O forse sì, ma con calma. Tra varianti, conferenze dei servizi addormentate e assessori col cerino in mano, la storia del Franchi è diventata una tragicommedia lunga 15 anni. E il conto lo paga la città.
1931: Quando due anni bastavano
Lo scorso 30 maggio (data non casuale, poi capirete il perché) ho ripercorso la storia dello stadio comunale di Firenze, l’Artemio Franchi, dalla sua costruzione fino a oggi. E subito mi è saltato agli occhi un dettaglio: nel Novecento, quando si annunciava un’opera pubblica, poi si faceva davvero. E in tempi ragionevoli. Ricordo, per chi ha la memoria corta, che l’attuale stadio, nato per sostituire l’impianto di via Bellini (ormai inadeguato per una squadra proiettata verso la Serie A), venne progettato nel 1929 e inaugurato il 13 settembre 1931 con l’amichevole Fiorentina – Admira Vienna. Dalla carta alla realtà in soli due anni. E non due anni per un capanno, ma per una struttura avveniristica per l’epoca, tanto da essere oggi protetta come monumento dalla Soprintendenza.
Saltiamo avanti di sessant’anni. È il 1988: lo stadio deve chiudere per i lavori di adeguamento in vista dei Mondiali di Italia ’90. La Fiorentina si trasferisce a Perugia per due campionati, ma alla fine tutto si fa in tempo. Nonostante i vincoli architettonici, si riesce a eliminare la pista d’atletica abbassando il campo, guadagnando posti. I lavori sono complicati, criticati, ma si chiudono puntuali. Il 10 giugno 1990 inizia il mondiale di calcio a Firenze e Usa e Cecoslovacchia scendono in campo. Due anni. Ancora due. E missione compiuta.
2010: inizia la farsa
Poi arriva il nuovo millennio e il progetto dello stadio inizia a trasformarsi in una farsa che attraversa quattro giunte comunali: quella del rottamatore rottamato Matteo Renzi, le due dell’ex delfino Dario Nardella e oggi quella della sindachessa Sara Funaro. Dal 2010 si parla di stadio. Nuovo o restaurato, non importa: nel frattempo sono passati 15 anni. E così si arriva al 2020, anno orribile della pandemia. Ma anche l’anno che ha poi generato il Pnrr, per qualcuno un piatto ricco dove ficcarsi.
L’amministrazione Nardella escogita il colpo di genio: spacciare il rione di Campo di Marte per una zona disagiata per mettere le mani su 200 milioni di euro necessari del PNNR per il restauro dello stadio. Ma il 24 aprile 2023, l’Europa concede solo 95 milioni: mancano all’appello 55 milioni.
O forse no? E’ di oggi la notizia che il governo ha approvato un decreto che destina 55 milioni di euro alla città, un assist non da poco. Le risorse potranno essere impiegate per attuare i Piani Urbani Integrati (PUI), con interventi che includono la riqualificazione di edifici scolastici e strutture sportive. Resta da capire se si riusciranno a rispettare le tempistiche previste per la trance dei fondi Europei, cosa che al momento appare piuttosto improbabile, come dimostro sotto.
Dal 2024 a oggi: l’era dello “scusometro”
Nel terzo millennio, mentre l’intelligenza artificiale fa di tutto, alla giunta fiorentina servono due anni solo per far partire i lavori, che iniziano ufficialmente il 2 giugno 2024. E oggi? Oggi abbiamo un cronoprogramma che non esiste (o almeno nessuno ha mai visto) e una conferenza dei servizi che ha dormito da marzo a luglio.
Se non fosse stato per il fastidioso consigliere comunale Massimo Sabatini – che ogni mese suona la sveglia – forse sarebbero ancora lì a girarsi i pollici. Nel frattempo, l’assessora rampante Letizia Perini si ritrova con un cerino acceso in mano, più grande della sua esperienza. Poveretta, ha solo ereditato il pasticcio, ma ogni volta che Sabatini (che col Franchi ha una fissazione, diciamocelo) le chiede aggiornamenti, deve sfoderare lo “scusometro”.
Ecco la Top 5 dello “scusometro”:
· Dicembre 2024: Le trivellazioni in curva Ferrovia sono rallentate da rocce troppo dure.
· Febbraio 2025: Troppa pioggia (Effettivamente l’inverno non è noto per la sua siccità…).
· Marzo 2025: Serve una variante al progetto, le lavorazioni si devono spostare.
· Maggio 2025: La variante è sostanziosa. Molto sostanziosa, no, anzi poco.
· Giugno 2025: La conferenza dei servizi è ancora in corso… da Marzo.
Alla fine, la variante progettuale arriva davvero. Solo a luglio però, giusto in tempo per evitare la sesta scusa stagionale: “Troppo caldo per lavorare”. E rimangono alcune domande: cosa è cambiato nel progetto? I lavori sono fermi? E se sì, perché? Dov’è il cronoprogramma? Quando potremo leggerlo anche noi comuni mortali? E soprattutto: perché la sindachessa Funaro – che si è tenuta la delega alle grandi opere – non dice mai nulla e manda al massacro la giovane Perini?
2026: La Clessidra del PNNR
Lo sappiamo bene: i fondi PNRR impongono la fine dei lavori entro il 31 ottobre 2026. Ma il ritardo accumulato è ormai grave. La Curva Fiesole è ancora un cantiere. La promessa di finire le gradinate entro il 29 giugno è evaporata. Le ruspe nella curva Ferrovia, la Maratona bassa e la Tribuna d’onore – cioè la fase 2 del cantiere – dovevano partire il 31 maggio 2025. E le operazioni di rimozione del terreno di gioco? Il 2026 è vicino, troppo vicino. Che scusa ci verrà raccontata a marzo 2026 per giustificare il mancato restauro della facciata monumentale? Per la mancata apertura della nuova area VIP? Per gli skybox non riqualificati, le gradinate da ricostruire e la torre di Maratona ancora impacchettata? Non chiediamo di costruire un intero stadio da zero, come si faceva nel Novecento. Ma almeno – dopo 15 anni di parole – di completare il maquillage del Franchi.
Con la notizia di oggi dell’arrivo da Roma dei 55 milioni mancanti – un assist clamoroso da parte di un governo che la giunta Funaro non ha mai mancato di criticare – il quadro potrebbe cambiare. Per la prima volta dopo anni, ci sarebbero le condizioni per chiudere davvero il cantiere. A patto, però, che l’amministrazione dimostri di esserne all’altezza.
Ora che i fondi ci sono, voglio vedere a chi daranno la colpa per i ritardi che si stanno accumulando. Perché una cosa è certa: se anche questa volta si fallirà, non sarà colpa delle rocce, della pioggia o del caldo. Sarà colpa di chi ha avuto 15 anni per decidere, e ha preferito restare immobile.
Foto: Copyright Fotocronache Germogli