La nutrizionista Valentina Guttadauro: “I ragazzi si ‘ammalano’ di cibo o perché ne mangiano troppo o perché ne mangiano troppo poco. In più, non parlano di cibo con i genitori. Lavoriamo sulla corretta alimentazione quando hanno l’età giusta, così da impostare un percorso giusto e un rapporto con il cibo sano“.
La chiave di tutto è nell’alimentazione, che va calibrata sulle esigenze specifiche del corpo. Dopo un primo appuntamento nel quale abbiamo approfondito il rapporto tra sport e salute grazie al Presidente della Rondinella Marzocco Lorenzo Bosi, che ha lanciato la proposta di rigenerare gli impianti sportivi toscani attraverso Fidi Toscana, oggi ci dedichiamo a conoscere meglio le correlazioni tra una corretta alimentazione e la salute grazie alla nutrizionista Valentina Guttadauro, farmacista specializzata ospedaliera.
È un problema sempre più rilevante in Toscana, quello dei disordini alimentari. Soffre di obesità circa l’8% della popolazione adulta e, sempre tra gli adulti, è sovrappeso il 28%, ma il dato più preoccupante riguarda i più giovani: fra bambini e adolescenti si sfiora il 30% fra sovrappeso e obesi. In generale, secondo i dati disponibili, i disordini alimentari in Toscana colpiscono 54mila persone: un terzo ha meno di 14 anni. È allora proprio quella la fascia d’età su cui agire in anticipo.
“Possiamo introdurre – è la proposta dell dottoressa Guttadauro – nelle scuole e nelle società sportive, i luoghi nei quali i bambini e i ragazzi trascorrono più tempo, l’educazione alimentare. In questo modo possiamo far sì che i nostri giovani siano consapevoli di quanto il cibo influisca sulla salute fisica e mentale. Non solo, lavorare con bambini e ragazzi ci permette di ridurre sensibilmente ‐ ancor prima che si manifestino – patologie quali obesità e anoressia, con le loro complicanze. La Toscana potrebbe essere la Regione all’avanguardia”.
Guttadauro, nutrizionista con studio professionale a Scandicci e attiva su tutto il territorio di Firenze, ha alle spalle una significativa esperienza anche nel settore pubblico. Si definisce un “allenatore alla dieta” ed è specializzata nel costruire l’alimentazione più corretta a seconda delle esigenze della persona. Per esempio, la nutrizione durante la gravidanza e l’allattamento o la nutrizione in caso di intolleranze o allergie o, ancora, la nutrizione per gli sportivi. Da sempre impegnata nella diffusione, con i nuovi media e con quelli tradizionali, di una cultura della salute attraverso l’alimentazione. Ospite spesso di Lady Radio, dove ha curato anche una sua rubrica dal titolo “A tavola con la nutrizionista”, ha partecipato a varie trasmissioni nelle tv locali e nazionali, tra le quali Uno Mattina su Rai Uno e L’Ora Solare su Tv2000. Realizza, inoltre, un progetto proprio sulla corretta alimentazione con la società sportiva Rondinella Marzocco, nel qual bambini e genitori – finalmente – parlano di cibo.
“Possiamo migliorare la nostra alimentazione facendola diventare funzionale alle esigenze del corpo e sono convinta che, con una capillare campagna di sensibilizzazione nelle scuole e nei campi sportivi, possiamo ottenere grandi risultati, riducendo l’impatto dei disordini alimentari in termini di costi sul sistema sanitario”, aggiunge.
Nella sovrabbondanza dell’informazione è pieno di soluzioni fai da te che rischiano di produrre effetti negativi sul corpo. “L’unico professionista che è in grado di elaborare diete e piani nutrizionali, di dare consigli alimentari e ideare strategie di sorveglianza nutrizionale e di valutazione delle abitudini alimentari è – ribadisce – il nutrizionista, al pari del dietista o del dietologo. Queste sono le uniche professioni sanitarie tutte le altre sono abusive. Tutto ciò che concerne la scienza della nutrizione deve essere gestito e elaborato da queste tre professioni sanitarie. Chi è escluso da queste professioni sanitarie e parla di nutrizione commette un abuso”.
“Migliorare la nostra alimentazione – riflette – vuol dire migliorare la qualità della nostra vita, la qualità del sonno, la performance scolastica e quella sportiva”.
“Prima di tutto – rimarca – dobbiamo fornire gli strumenti ai nostri ragazzi, portarli a conoscenza di quanto è importante non mangiare casualmente, ma nutrire il corpo e la mente attraverso tutto quello che portiamo a tavola tutti i giorni”.
Proprio per questo, ha scelto di lanciare la sua proposta dell’educazione alimentare nelle scuole e nelle società sportive della Toscana attraverso il nostro giornale. “Servono progetti di educazione alimentare ma anche di sorveglianza alimentare”, sottolinea.
“La salute – conclude la dottoressa Valentina Guttadauro – non è una taglia ma uno stile di vita”.