In Consiglio comunale vanno in scena le supercazzole della Giunta: i consiglieri che osano fare domande diventano scolari da bacchettare e le piscine, per magia, si trasformano in semplici vasche
Che la Giunta comunale non stia attraversando un periodo particolarmente felice è ormai un dato di fatto. Lo si percepisce soprattutto nell’aula del Consiglio comunale, dove il fisiologico confronto democratico tra opposizioni che chiedono conto in nome dei cittadini e una Giunta chiamata a rispondere si risolve quasi sempre in un esercizio di capriole, giri della morte e carpiati dialettici, utili solo a evitare risposte che evidentemente risultano imbarazzanti.
Una Giunta in difficoltà su molti fronti, spesso in affanno sul tema della sicurezza e della gestione dei cantieri, che sul delicatissimo terreno dell’edilizia urbana – dove si è ritrovata con il classico cerino acceso in mano – mostra tutta la sua crisi di nervi.
La seduta di lunedì 22 dicembre del Consiglio comunale ha raggiunto momenti al limite dell’epico e del surreale.
L’assessora Caterina Biti ha più volte dato prova di nervi ormai tesi allo stremo, mostrando di non sopportare più il ruolo di punching ball della maggioranza Pd.
Dopo aver trasformato la costruenda piscina di palazzo Ruspoli in una banale vasca ha bacchettato il consigliere Massimo Sabatini, reo di fare troppe domande ed è sbottata pur di non rispondere a un quesito sul famigerato “cubo nero”, una vicenda che sembra imbarazzare sempre di più Palazzo Vecchio.
“Ancora una volta Palazzo Vecchio si conferma il luogo dove è sempre più difficile ottenere risposte”, afferma il consigliere comunale Massimo Sabatini della Lista Schmidt, che ha avuto l’ardire di pizzicare nuovamente la Giunta nel punto dolente.
“Da agosto conduco un’accurata ricerca di atti all’interno degli uffici dell’Urbanistica – spiega Sabatini – per sentirmi rispondere, a voce e per iscritto, che tutto seguirebbe una certa “prassi” nei casi di autorizzazione paesaggistica legata a condizioni e prescrizioni. Una prassi che non è prevista da norme né ordinamenti. Ho quindi chiesto quali siano stati gli ultimi dieci casi analoghi a quello del “cubo nero”, ovvero casi con prescrizioni per piani di recupero o di attuazione”.
“Per rispettare i tempi – le regole che devo seguire io – ho presentato il quesito mercoledì scorso. Ebbene, oggi, lunedì 22 dicembre, dopo cinque giorni non ho ricevuto alcuna risposta al mio question time. Anzi, mi è stato suggerito di presentare una nuova richiesta di accesso agli atti perché “il lavoro per rispondere è complesso”.
Ma com’è possibile? Se la prassi esiste ed è consolidata, quei casi dovrebbero essere noti, se non addirittura conosciuti a memoria.
L’assessora ha poi ulteriormente perso tempo confondendo il senso stesso dei question time, che sono strumenti di sindacato ispettivo dei consiglieri sull’attività amministrativa guidata dalla Giunta. “Sono io che interrogo lei, non il contrario”, ribadisce Sabatini.
“E come ho già detto a voce, non mi fermerò finché atti, verbali, firme e paternità delle scelte urbanistiche a Firenze non emergeranno con chiarezza e nel rispetto delle regole. Il cubo nero non può restare così com’è, per “prassi”!, conclude il consigliere.
Massimo Sabatini non ci sta a passare per lo scolaretto somaro che non conosce le regole, con tanto di bacchettate verbali ricevute anche da parte della vicesindaca Paola Galgani, apparsa anch’essa palesemente in difficoltà. Ormai lo sappiamo: quando inizia a grattarsi compulsivamente le mani, colta da improvvisa dermatosi, il nervosismo ha raggiunto livelli di guardia…
La colpa di Sabatini?
Fare semplicemente il suo mestiere di rappresentante dei cittadini: chiedere, studiare, frugare tra carte e scartoffie spesso ben nascoste nei cassetti di Palazzo Vecchio. E per la terza volta coglie la Giunta in fallo.
Dopo l’asfaltatura degli alberi in Lungarno Ferrucci, che ha costretto l’assessora ad ammettere l’errore e a far sistemare le radici, e dopo l’ostinazione con cui Sabatini ha chiesto il cronoprogramma fantasma dei lavori dell’Artemio Frankestein arrivando a costringere la sindaca a cospargersi il capo di cenere per i plateali ritardi, ecco ora le acrobazie dialettiche sul cubo nero.
Una vicenda che potrebbe trasformarsi in una vera spada di Damocle per la Giunta, visto che il caso è già approdato sui tavoli della Magistratura.
