Un’altra “grande opera” si aggiunge all’elenco dei lavori lasciati a mezzo che snocciolavamo ieri: lo svincolo dell’A1 per il raddoppio dell’uscita Firenze-Scandicci. Magnificandone l’“importanza” per attaccare il governo, la sindachessa scandiccese ne chiede l’«accelerazione», riporta La Nazione Firenze. Modello fiorentino che evidentemente fa scuola, ed estendendosi pure ben oltre la città metropolitana, se l’overtourism che continua a far discutere gestori di B&B ed esperti, entrambi allarmati chi per le limitazioni (Corriere Fiorentino), chi per il «rischio fuga dai quartieri» (La Nazione Firenze), è risultato in un dicembre di caos persino per Arezzo: il milione e 300mila persone riversatosi nella città in questo mese, di cui 200.000 solo tra Natale e oggi e 400.000 per il ponte dell’Immacolata, ha dato vita a un «traffico impazzito» nel fine settimana, con «code che si allungano fino al casello dell’Autosole» e un’immancabile «marea di turisti più interessati al mangificio che alle bellezze artistiche». Sono, queste, le parole testuali del resoconto del Corriere Fiorentino. Una situazione simile, seppur su scala minore, a quella nostrana al Ponte al Pino: qui, informa La Repubblica Firenze, le code sono state immediate fin dal primo giorno di semi-chiusura della strada ed estesesi fino a viale dei Mille, complice anche il divieto di circolazione verso via Masaccio, con piazza Alberti e le Cure quali uniche alternative. Il trasporto aereo non risulta più conveniente: La Nazione Firenze parla di «voli di un’ora a 500 euro», citando l’esempio di un Firenze-Barcellona a 450 che però, includendo anche il ritorno, arriva a sfiorare i mille. Completamente ignorata, invece, la tranvia da Google Maps, sognando probabilmente anch’esso la Firenze che vorrebbe. Al centro della cronaca finisce tuttavia la comunità palestinese: Raed al-Salahat, molto vicino all’imam Ezzedin Elzir (intervistato dal Corriere Fiorentino, che ha dato conto della notizia insieme a La Repubblica Firenze e Il Tirreno), che tuttavia si dice convinto che tutto «finirà in una bolla di sapone», è stato arrestato con l’accusa di finanziare Hamas tramite opere e iniziative di beneficenza. Accuse rispedite al mittente dall’Imam, che difende l’integrità del suo vice, nega ogni finanziamento a quella che «qui da noi in Europa è un’organizzazione illegale» e punta il dito contro un tentativo di strumentalizzazione e persecuzione politiche per le «piazze piene» che «evidentemente spaventano qualcuno». Non è stato tuttavia, Al-Salahat, l’unico arrestato: altri otto sono finiti in manette con la stessa imputazione, riguardante una cifra da sette milioni di euro. (JCM)
In copertina: Copyright Fotocronache Germogli
