La chiusura del Consolato Usa di Firenze al centro delle scaramucce politiche, ma c’è un problema più profondo per la città e il suo tessuto produttivo.
Evidentemente non basta avere il governo più trumpista dell’Occidente per essere risparmiati, né basta porsi come “mediatori” – più o meno richiesti – tra Europa e Usa. Nel grande processo di snellimento imperiale degli Usa, mentre i dazi restano – è bene ricordarlo – per tutti già al 10% (qualora entrassero in vigore quelli al 20% l’Italia perderebbe circa mezzo punto di PIL secondo un report di Intesa San Paolo), la mannaia dei tagli si abbatte anche sull’Italia. E su Firenze in particolare. Del resto, si tratta di una guerra economica e commerciale, che passa anche dal rendere più difficile la vita alle aziende italiane che operano, o vorrebbero operare, negli Usa. Sicuramente, anche il territorio non ha dimostrato grande attenzione al Consolato negli anni; anzi, non è mai stato valorizzato il legame culturale, dunque economico, tra la città gigliata e gli States. A sollevare la polemica è stato il partito il cui leader è sempre stato considerato vicino Michael Ledeen.
“La decisione degli Stati Uniti di chiudere il Consolato a Firenze, insieme ad altre sedi consolari in Italia, è un fatto gravissimo, che penalizza cittadini, imprese e istituzioni del nostro territorio. Sono centinaia le aziende americane attive in Toscana, molte delle quali con sede a Firenze: è fondamentale imporre la massima attenzione per evitare che decidano di spostarsi altrove, magari in città dove la presenza consolare statunitense sarà mantenuta”, hanno dichiarato ieri Francesco Casini e Francesco Grazzini, consiglieri comunali di Italia Viva.
“Oltre al danno economico – proseguono – si somma la perdita di un presidio fondamentale anche per i tanti cittadini e studenti americani che vivono, studiano e lavorano nella nostra città e nella nostra regione. Il Consolato rappresenta un punto di riferimento strategico per le relazioni culturali, istituzionali e imprenditoriali tra Firenze e gli Stati Uniti”. “Ancora più preoccupante – aggiungono – è l’ennesimo fallimento del Governo italiano: la Premier Meloni si è recata in visita ufficiale dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ma non è riuscita né a ottenere risultati concreti su temi fondamentali come i dazi, né tantomeno a impedire la chiusura di presidi consolari vitali per i rapporti bilaterali”.
“Quella della Meloni non è diplomazia, ma semplice propaganda. È inaccettabile che un governo che si definisce atlantista non sia in grado di difendere neppure la presenza consolare americana in città simbolo come Firenze, cuore della cultura, della ricerca e dell’economia italiana. Un altro segnale dell’isolamento internazionale in cui sta trascinando l’Italia”.
Casini e Grazzini chiedono infine alla Sindaca e a tutte le istituzioni locali di farsi sentire con forza: “Il Comune di Firenze e Palazzo Vecchio devono attivarsi immediatamente per tenere alta l’attenzione su questo tema. Noi saremo al fianco dei cittadini americani che, anche nei giorni scorsi, hanno manifestato contro questa chiusura. È in gioco il prestigio internazionale della nostra città e la tenuta del suo tessuto economico e sociale”.
Non si fa attendere la replica di Fratelli d’Italia. “Coinvolgere la Presidente del Consiglio – hanno detto i consiglieri consiglieri di Fratelli d’Italia Angela Sirello (capogruppo), Matteo Chelli, Alessandro Draghi e Giovanni Gandolfo – in una questione che riguarda l’organizzazione interna degli Stati Uniti è qualcosa che supera il patetico attacco politico: siamo in piena auto-satira involontaria. Non ci stupisce, del resto, l’ennesimo attacco sul nulla cosmico, proveniente da chi – con voce sempre più flebile – tenta disperatamente di esistere nello scenario politico. È l’ennesima dimostrazione di chi guarda il dito e non la luna, anzi, in certi casi nemmeno il dito. Dispiace per la scelta del Governo americano, e faremo la nostra parte per tutelare la presenza del consolato a Firenze, sempre nel rispetto delle decisioni sovrane degli Stati Uniti. A Italia Viva rispondiamo con un sorriso: preoccupatevi meno dei consoli e un po’ di più dei consensi”.
In copertina: copyright Fotocronache Germogli